Più di nove camion su dieci transitano dai valichi momò

Per chi vive – o frequenta assiduamente – il Mendrisiotto, vedere un numero considerevoli di veicoli pesanti lungo l’autostrada o lungo la superstrada è consuetudine. Lo si nota in maniera ancora più evidente a metà settimana quando, sulla A2 in direzione sud, i TIR vengono fermati, per questioni di dosaggio, anche sulla corsia di emergenza che porta al valico di Chiasso-Brogeda. A colpire, però, sono i numeri; quelli che restituiscono il quadro generale – a livello di trasporto delle merci – del Distretto. Cifre e considerazioni che sono contenute in «Merci in movimento – Un quadro statistico del trasporto di merci in Ticino», analisi per quel che riguarda il 2024 effettuata dall’Ufficio di statistica e dalla Sezione della mobilità del Cantone. Al capitolo «Il traffico generato dai veicoli pesanti in Ticino» si comprende a chiare lettere quanto il Mendrisiotto sia sollecitato: «Complessivamente – si legge facendo riferimento al 2023 – il 95,1% dei VP (veicoli merci pesanti, ndr) è passato dai valichi commerciali del Mendrisiotto». Il 3,4% dei camion in transito passa da valichi del Luganese e l’1,5% dal Locarnese. Detto in parole povere: 9,5 camion su dieci, da e per l’estero, transitano dal Mendrisiotto. Entrando ancor più nel dettaglio, anche in considerazione del fatto che a farla da padrone è l’asse di transito sud-nord, è facile comprendere che il valico più sollecitato sia quello di Brogeda. A Chiasso transitano in media circa 3.300 veicoli merci pesanti per giorno feriale, comprendo così una fetta dell’80,1% del totale. Segue Stabio Gaggiolo con circa 520 camion al giorno e una percentuale del 12,6%. Al terzo posto c’è Ponte Tresa (nel Luganese) con 120 veicoli pesanti per giorno feriale e una percentuale del 2,9%. Vista con gli occhi di chi vive il Distretto, la novità positiva consiste nel fatto che «rispetto al 2014 i veicoli merci pesanti sono diminuiti del 12,1%».
Dall’est Europa
Per chi utilizza l’autostrada non sarà certamente sfuggito che molti TIR sono immatricolati nelle nazioni dell’Europa dell’est. Un fenomeno monitorato anche alle nostre latitudini. Adriano Alessio Sala, presidente della sezione ticinese dell’Associazione Svizzera dei Trasportatori stradali (ASTAG), nell’analisi «Merci in movimento» spiega che «sono soprattutto i nostri membri a osservare e riferirci di questo fenomeno, poiché sperimentano in prima persona la concorrenza dei camion stranieri». Affrontando l’argomento, Sala aggiunge che «da un lato, ci sono le aziende dell’Europa orientale con costi di lavoro e operativi più bassi» nonché «l’espansione dell’Unione europea con l’adesione di nuovi paesi dell’Europa orientale e la liberalizzazione del mercato dei trasporti (che ha consentito una maggiore concorrenza internazionale)». Dall’altro – sottolinea il presidente – ci sono «i membri di ASTAG che sono soggetti a un contratto collettivo di lavoro con salari minimi obbligatori e di conseguenza tariffe più alte». Per Sala è dunque «legittimo aspettarsi una maggiore pressione competitiva sulle aziende e una possibile riduzione della loro quota di mercato, in particolare nel trasporto internazionale».
Orizzonte 2050
E le prospettive di traffico per il 2050? Stando all’analisi cantonale e secondo lo scenario base (su quattro ipotizzati) fra il 2018 e il 2050 la merce su strada aumenterà del 21%, soprattutto per effetto del traffico interno. Ma aumenteranno anche le merci importate ed esportate nella misura del 29,6 e del 32,1% (+9 e +6 milioni di tonnellate). Quelle in transito, invece, si stabilizzeranno attorno a 7 milioni di tonnellate. Gli studi segnalano altresì che anche la merce su ferrovia aumenterà (del 33,1%). E bisognerà sempre più fare i conti con la merce trasportata da furgoncini da consegna (evoluzione da imputare principalmente all’ipotesi di crescita del commercio online). Numeri che rischiano di farsi sentire, evidentemente, anche nel Mendrisiotto.