“Più voce ai cittadini sui quartieri”

LUGANO - Lugano è cresciuta molto e in poco tempo con le ultime aggregazioni, tanto che per le autorità cittadine è sempre più difficile gestire tutte le problematiche del suo vasto territorio. La riforma dell'amministrazione è in corso, quella delle commissioni di quartiere pure, ma intanto anche i cittadini si organizzano, creando associazioni attente alle questioni più locali. Quali le sfide e il ruolo di queste realtà? Ne abbiamo parlato con Giorgio Zürcher, ex segretario comunale di Viganello e attuale presidente dell'associazione «Cittadini per il territorio» del quartiere, nonché pensionato attento alle problematiche degli anziani in città, dalla mobilità lenta all'inclusione sociale. Questa intervista è la terza della serie «Idee per la città» e segue quelle di Walter Marzini e Andrea Bellomo (vedi suggeriti).
Di seguito l'intervista a Giorgio Zürcher. Votate il sondaggio in fondo e fateci sapere come la pensate scrivendo a [email protected] (massimo 1.000 caratteri spazi inclusi). Le vostre impressioni verranno pubblicate sul sito.
Negli ultimi anni si è assistito alla nascita di varie associazioni di «cittadini per il territorio» in alcuni quartieri della città. Lei è presidente (e tra i fondatori) dell'ultima nata, quella di Viganello. Come si spiega questa tendenza e che ruolo hanno queste associazioni nelle dinamiche di gestione della città?«Quasi tutte queste associazioni sono nate da un problema preciso, un progetto contestato in ambito edilizio o, nel caso di Viganello, la chiusura dello sportello di quartiere. Il nostro impegno ha riscosso ampio consenso: in una settimana abbiamo raccolto oltre 500 firme, segno che il problema c'era ed era sentito. Alla fine lo sportello è stato chiuso comunque, perché ci siamo mossi in ritardo e ormai tutto era deciso. In altri casi le mobilitazioni di gruppi di cittadini hanno avuto successo. La nostra associazione comunque rimarrà, perché siamo convinti che ci siano e ci saranno altri punti su cui intervenire».
Crede che con le aggregazioni e la nascita della grande Lugano ci sia stato un peggioramento nella gestione dei quartieri da parte della Città?«Il peggioramento non deriva dalla mancanza di attenzione da parte del Municipio. Se certe cose vanno peggio, ciò è dovuto in primo luogo a quelle aggregazioni avvenute dopo il 2004 che hanno ingigantito il territorio. La ragione fondamentale deriva però dalla complessità sempre maggiore della società. Per garantire il funzionamento democratico il sistema attuale prevede l'elezione di un legislativo e un esecutivo ogni quattro anni, ritenendo che gli eletti possano rappresentare in modo sufficiente i cittadini nel governo della città. Ma questo basta? No, l'amministrazione pubblica diventa sempre più grande, i problemi più numerosi e di difficile soluzione. Così i municipali ad ogni seduta devono affrontare magari centinaia di dossier con le relative decisioni da prendere. Non hanno la possibilità di avere uno sguardo completo su quanto succede e men che meno di vedere come sono applicate le decisioni. Il processo democratico non può quindi fermarsi alle elezioni e a qualche raro referendum, bisogna poter entrare direttamente nella fase esecutiva del governare: i cittadini, tramite commissioni di quartiere e associazioni devono poter dire la loro prima delle decisioni».
Prima delle associazioni sono state create le commissioni di quartiere, ora oggetto di una profonda riflessione sulla loro composizione: da una ripartizione politica che riflette l'esito delle elezioni si vuole passare a una formula che dia spazio anche ai rappresentanti di associazioni ed enti attivi sul territorio, presentata nel messaggio licenziato dal Municipio negli scorsi giorni. Come vede questa soluzione? C'è il rischio di creare doppioni e competizioni fra associazioni e CQ?«Non sono assolutamente dei doppioni, proprio perché sono organizzate in modo diverso e hanno anzi un ruolo complementare. Le commissioni di quartiere sono formate sulla base del Regolamento comunale, mentre le associazioni dei cittadini sorgono spontaneamente nei singoli quartieri. È importante che quest'ultime risultino slegate dai partiti, il cui ruolo è diverso. Sono quindi molto favorevole alla riforma delle commissioni di quartiere proposta dal Municipio, perché coinvolge maggiormente i cittadini; anzi darei ancora più peso alla società civile, cioè alle associazioni dei cittadini. Trovo che comunque una realtà non sostituisce l'altra e andranno mantenute sia le associazioni che le commissioni».
Da uno sguardo più ampio e generale sul rapporto fra la Città e i suoi cittadini, emergono alcuni aspetti in parte controversi: si va verso una maggiore centralizzazione dei servizi (con la razionalizzazione degli sportelli comunali) compensata da uno spostamento su internet di molte operazioni (richieste, formulari, informazioni ecc.). È un adeguamento naturale a una società che cambia oppure una scelta che comporta dei rischi?«Internet è ormai parte inscindibile della nostra società. Per esempio, dei 150 soci della nostra associazione circa 110 hanno internet. Io comunico via email, ormai non è possibile andare porta a porta e parlare con tutti. Ma un conto è un'associazione privata, un conto è un servizio pubblico, che deve essere più comprensivo nei confronti di chi ha bisogno, come gli anziani ma anche gli immigrati che non padroneggiano la lingua e il funzionamento della nostra realtà. È possibile pretendere che tutti gli anziani o uno che arriva da un altro paese compilino facilmente moduli online? Io andrei piano con l'abolizione degli sportelli e la riduzione del contatto umano. Perché poi queste fasce di popolazione hanno spesso necessità di parlare direttamente con qualcuno dei loro problemi. Bisogna considerare che la popolazione invecchia, gli anziani stanno aumentando e gli immigrati probabilmente non diminuiranno, vista la situazione internazionale e il nostro trend demografico. Gli sportelli possono rappresentare un importante strumento di integrazione».
Vista con gli occhi di un pensionato, Lugano è una città vivibile?«La risposta è positiva, tuttavia vi è molto da fare ad esempio per quanto riguarda la mobilità lenta. Si dovrebbe ampliare la rete di corsie ciclabili, assolutamente carente. In generale nel centro città ci si muove bene, perché ci sono parecchie zone pedonali o a traffico limitato. Invece nei quartieri sono ancora scarsi i percorsi per i pedoni che permettono di muoversi in sicurezza accorciando le distanze. Questo incentiverebbe le persone a muoversi di più a piedi anche fuori dal centro».
A livello sociale si fa abbastanza per migliorare la qualità di vita degli anziani?«Ad occuparsi degli anziani sono soprattutto le associazioni private, sia quelle a livello cantonale come Pro Senectute e l'ATTE, sia altre a dimensione locale. A Viganello siamo fortunati per via dell'esistenza del PIA - Punto incontro anziani, un fiore all'occhiello del quartiere. Organizza attività conviviali ed escursioni, che migliorano l'integrazione e combattono la solitudine. Mi sembra giusto che siano le associazioni ad occuparsene, non si può pretendere che lo faccia l'ente pubblico, anche perché non ne ha nemmeno i mezzi. L'importante è che Lugano, che possiede tanti stabili, metta a disposizione gratuitamente gli spazi per le associazioni, che poi possano svolgere le loro attività in favore dei cittadini».