Poche bocciature? La scuola ticinese è equa

Sono pochi, o meglio pochissimi, gli allievi di scuola elementare che in Svizzera si trovano nella spiacevole situazione di dover ripetere l’anno. Il tasso di bocciatura, secondo gli ultimi dati forniti dall’Ufficio federale di statistica (UST), sul piano nazionale si situa all’1,3%, ovvero circa uno studente su 75.
Le differenze sul piano regionale, seppur non enormi, sono comunque significative ed è proprio la Svizzera italiana (0,9%) a far registrare il tasso di bocciatura meno elevato di tutto il Paese. In Svizzera tedesca (e romancia) tale dato si situa all’1,3%, mentre Romandia sale addirittura all’1,8%.
A livello cantonale, sono i Grigioni a far registrare il tasso più basso (0,5%), mentre quello più alto si trova a Neuchâtel (2,6%).
Una visione globale
Delle differenze che, almeno per il «caso ticinese», si possono spiegare con l’approccio pedagogico scelto per formare gli studenti. Come ci spiega Rezio Sisini, capo della Sezione delle scuole comunali del DECS, «va innanzitutto premesso che in Ticino si punta ad avere una visione globale, e quindi a non prendere in considerazione solo l’anno scolastico, bensì tutto il ciclo formativo». Detto ciò, l’approccio ticinese «prevede una valutazione ‘‘per l’apprendimento’’ e non solo una valutazione ‘‘dell’apprendimento’’».
Potrebbe sembrare una finezza, ma così non è, assicura Sisini: «Significa che la valutazione è considerata un elemento importante della progettazione del percorso formativo pianificato dal docente il quale, assieme all’allievo, ha un controllo costante del grado di apprendimento riuscendo così ad adattare l’insegnamento in corso d’opera, sia dal punto di vista dei contenuti che delle modalità».
Insomma, le famose «note» più che a giudicare l’allievo, in questa fase del processo di apprendimento aiutano il docente ad avere una visione globale sulla classe e di conseguenza differenziare il proprio insegnamento rispondendo ai reali bisogni degli allievi.


Detto in soldoni, precisa il capo Sezione, «i dati dell’UST ci confermano ciò che già altre statistiche dicono sull’insegnamento nel nostro cantone, ovvero che in Ticino c’è la tendenza ad avere una scuola equa, che riesce ad aiutare sia il bambino più ‘‘forte’’ sia quello più debole».
Ad esempio, prosegue Sisini, «se andiamo a guardare i risultati dei test PISA (ndr, l’indagine internazionale che valuta le competenze degli allievi 15.enni) possiamo notare che in Ticino la differenza tra un allievo ‘‘forte’’ e uno ‘‘debole’’ è molto meno marcata rispetto, ad esempio, alla Svizzera tedesca o alla Romandia». Segno dunque, come detto, di una scuola più equa.
In ogni caso, rimarca poi il nostro interlocutore, nel nostro cantone «si vuole evitare di bocciare i bambini in difficoltà prediligendo interventi immediati che permettano di aiutarli durante l’anno scolastico e portarli ad acquisire le competenze necessarie». Anche se, conclude Sisini, «naturalmente è importante occuparsi anche delle “eccellenze”, degli allievi più bravi che devono essere stimolati a sviluppare ulteriormente le proprie competenze».
Genitori e provenienza
Detto delle differenze regionali e dei loro motivi, dalle cifre pubblicate dall’UST emergono anche altri fattori, magari spesso già noti, ma comunque interessanti.
Viene ad esempio confermato su scala nazionale che i maschi (1,5%) ripetono l’anno più spesso delle femmine (1,2%).
Inoltre, pure gli allievi stranieri (soprattutto quelli non nati in Svizzera e arrivati nel nostro Paese dopo l’età di sei anni) fanno più fatica dei loro coetanei rossocrociati. Il loro tasso di bocciatura si attesta infatti al 2,8%, a fronte dell’1,1% degli allievi nati e cresciuti in Svizzera.
Viene poi sottolineato che il rischio di ripetere l’anno è legato pure alla formazione dei genitori: gli allievi dei quali nessuno dei genitori ha concluso una formazione postobbligatoria ripetono l’anno più spesso (2,1%) rispetto a quelli che, al contrario, hanno almeno uno dei genitori che possiede un diploma universitario (0,7%).