Il caso

Polizia Vedeggio, il vicecomandante fa ricorso

Coinvolto con altri tre agenti in un’inchiesta amministrativa e sospeso con paga, ha impugnato la decisione - Nessun risvolto penale, alla base vi sono tensioni interne al Corpo
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Federico Storni
24.05.2022 16:23

Alla base dell’inchiesta amministrativa a carico di quattro agenti della Polizia Vedeggio vi sarebbero tensioni interne al Corpo relative in particolare alla gestione di alcune procedure contravvenzionali. Inchiesta che, abbiamo appreso, è sfociata in altrettanti provvedimenti disciplinari, di cui uno contestato dal vicecomandante, che è stato sospeso con stipendio. A dare notizia dell’inchiesta era stata la Regione, senza poterne però confermare le ragioni, dato che il Comune polo - Lamone - e la Commissione intercomunale Polizia Vedeggio avevano deciso di non rilasciare dichiarazioni. Una linea confermata ancora oggi in un comunicato stampa che esprimeva rammarico per la «fuga di notizie» e che informava che «l’inchiesta puramente amministrativa e senza alcun risvolto penale si è nel frattempo conclusa», senza però specificare con che esito. Veniva in ogni caso rimarcata la fiducia riposta nel Corpo «e nel suo comandante».

Accettato per quieto vivere

L’inchiesta, ci ha riferito l’avvocata Maria Galliani, che rappresenta tre dei quattro agenti coinvolti (fra cui il vicecomandante) risale a febbraio ed è appunto sfociata in provvedimenti disciplinari. Rimarcando che in ogni caso non vi sono risvolti penali, Galliani ha detto che i due agenti hanno accettato la misura disciplinare dopo una «valutazione ponderata e professionale» della situazione, cioè per salvaguardare e non esasperare ulteriormente il clima lavorativo, considerando in particolare che il Corpo impiega solo una dozzina di agenti. Lo stesso avrebbe fatto, stando a nostre informazioni, il terzo agente. Il vicecomandante, per contro, ha impugnato il provvedimento, ricorrendo al Consiglio di Stato. Ritiene di non aver violato alcun dovere d’ufficio e che la sospensione sia in ogni caso una misura molto incisiva e sproporzionata rispetto ai rimproveri che gli sono stati mossi.