Pompe funebri italiane in Ticino

CHIASSO - La vicenda risale a lunedì, quando l?impresa di onoranze funebri Lachi & Menefoglio di Cuasso al Monte, nei pressi di Porto Ceresio, è stata chiamata per la gestione di un funerale in Svizzera, infrangendo le norme sanitarie in vigore che impongono che la sede sociale e commerciale dell?azienda sia situata in Ticino. La ditta italiana, in seguito ad un decesso all?Ospedale Beata Vergine di Mendrisio, si è presentata per il ritiro della salma, ricevendo il certificato di morte. Il giorno seguente, attestato alla mano, un collaboratore dell?impresa si sarebbe poi recato agli sportelli dell?Ufficio di stato civile di Mendrisio per validare il documento. Il corpo del defunto è in seguito stato condotto nella camera ardente della Casa San Rocco a Morbio Inferiore e, a funerali avvenuti, portato al Tempio Crematorio di Lugano. Durante il tragitto verso Lugano, sul lungolago, la polizia, allertata da un?impresa di onoranze locale, ha fermato il carro funebre. "Gli agenti hanno agito con discrezione e nel rispetto del lutto dei familiari del defunto lasciando che il funerale si celebrasse senza interventi – spiega Emiliano Delmenico, vicepresidente dell?Associazione Svizzera Italiana Impresari Onoranze Funebri –. I responsabili della ditta sono stati interrogati dopo la conclusione della cerimonia. Le aziende che esercitano in suolo ticinese per legge devono essere situate nel Cantone e essere in possesso di un?autorizzazione dell?Ufficio della sanità. L?impresa in questione dunque non aveva i permessi necessari per lo svolgimento di un funerale". Diverso il procedimento se si fosse trattato di espatriare la salma, ma così non è stato: "L?impresa ha ritirato la salma, vestito e preparato il defunto, allestito la camera ardente, organizzato il funerale in una chiesa ticinese e condotto il corpo al Tempio Crematorio di Lugano: il paragone con i padroncini sorge spontaneo" afferma Delmenico.