Pompiere da 43 anni, quante ne ha da raccontare

Essere pompiere è una di quelle cose che in molti sognano fin da quando sono bambini. Immaginate dunque quante può averne viste Fausto Faustinelli, che spegne incendi non da uno, non da cinque e neppure da 10 anni. Ma da 43. Per il vicecomandante dei pompieri di Melide è giunto il momento di lasciare, ma è una passione che gli resterà nel cuore.
In 43 anni Faustinelli ha partecipato a 1.244 interventi d’urgenza, 415 giornate d’istruzione e a 190 servizi di prevenzione. Un curriculum impressionante. E ha parecchio da raccontare. Ma quali sono stati gli interventi che maggiorente l’hanno segnato e che l’hanno colpito? Quelli di cui si ricorderà per tutta la vita? «I più complicati sono spesso gli incendi che si sviluppano negli appartamenti. Quello che forse più mi ha colpito è uno di questi. Venimmo allarmati e, una volta giunti sul posto, alcune persone all’esterno ci dissero che in un appartamento che stava andando a fuoco era ancora presente una persona. Che in cucina c’era una donna. Non ci abbiamo pensato due volte. Abbiamo indossato le maschere e siamo entrati. L’abbiamo trovata che era sdraiata sul divano. L’abbiamo dunque presa e portata all’esterno, dove è stata soccorsa dall’ambulanza e portata in ospedale. Poco dopo abbiamo saputo che se fosse rimasta anche solo pochi minuti in più nell’appartamento sarebbe quasi certamente morta. È stato toccante, ed è stato bello, sapere di aver salvato una vita». Ma poi c’è anche la storia recente. Il «maledetto» 23 novembre e il gigantesco incendio al mulino di Maroggia. «Certo», conferma Faustinelli. «Di incendi di quelle proporzioni, da noi, non se ne vedono spesso». Le fiamme hanno impegnato i pompieri di Melide (coordinati dal centro di soccorso di Lugano) per 9 giorni di fila. «Sotto il materiale - ci spiega il vicecomandante - continuava ad esserci la brace, che dovevamo continuamente raffreddare». Per evitare che l’incendio riprendesse forza. Le immagini di quel rogo del resto sono rimaste impresse nella memoria di un po’ tutti i ticinesi. E se un pezzo di Mulino si è salvato lo si deve anche a Faustinelli e ai suoi compagni.

«È cambiato quasi tutto»
Quarantatré anni sono tantissimi, e in questo periodo fare il pompiere ha avuto un’evoluzione - immaginiamo - incredibile. «Quando ho iniziato - ci spiega il vicecomandante - andavamo in giro con il carro a naspo. Avevamo un Land Rover e un Volkswagen per il trasporto dei pompieri. Quelli che a quel tempo erano gli “anziani” del Corpo avevano recuperato un vecchio Ford Transit e creato una piccola autopompa. Avevano montato un piccolo serbatoio così, quando arrivavamo sul luogo di un incendio, avevamo subito l’acqua. Ma andavamo in giro con un mezzo che (ride, ndr) lo utilizzassimo oggi ci metterebbero probabilmente tutti in galera. Ma ai tempi era così: il Corpo era formato anche da meccanici, carrozzieri, idraulici. Ci si ingegnava».
Datori di lavoro meno attenti
È cambiata la tecnica, sì, ma anche la società. Anzitutto, chiediamo, c’è ancora la passione di un tempo tra i giovani? C’è ancora la vocazione? «Forse non è più forte come quella di una volta, ma devo dire che ci sono ancora oggi diversi giovani bravi e volenterosi che si mettono a disposizione». Ed è un impegno. A Melide - come in buona parte del cantone - i pompieri sono volontari. Significa che durante il giorno lavorano - sempre pronti comunque a intervenire - e che magari la sera o di notte vengono chiamati d’urgenza per spegnere un incendio. Senza dimenticare la formazione, che resta fondamentale. «Rispetto al passato - ci spiega Faustinelli - forse la differenza più marcata riguarda i datori di lavoro, meno propensi a lasciar partire un loro dipendente quando viene chiamato in servizio. Io sono stato fortunato. Ho sempre lavorato per il Comune di Melide, che mi ha sempre appoggiato. E devo ringraziare anche mia moglie e la mia famiglia». Pompiere che oggi può anche diventare un mestiere. Faustinelli ci ha mai pensato? Ha mai voluto seguire l’esempio di Grisù, ma retribuito? «Ai miei tempi per fare il professionista era necessario trasferirsi in Svizzera interna. Nelle grandi città. Avevo famiglia e non volevo lasciare il Ticino». Chiudiamo con un piccolo scoop (rivelatoci dal comandante Marzio Riva). Faustinelli andrà in pensione, sì, ma non lascerà i pompieri completamente. Sarà lui a custodire la caserma, continuando a essere una presenza importante per il Corpo.