La decisione

Pompieri, Tresa guarda in casa: ma c’è chi ha qualche dubbio

Il giovane Comune vuole affidare al Corpo di Monteggio anche i quartieri di Croglio, Ponte Tresa e Sessa Chiesta la revoca della convenzione con Caslano, che vede però un problema di sicurezza – Deciderà il Consiglio di Stato
Le preoccupazioni di Caslano vertono sulla rapidità d’intervento. © Shutterstock
Federico Storni
13.04.2022 06:00

Il Consiglio comunale di Tresa, all’unanimità, ha approvato la disdetta della convenzione con i pompieri di Caslano per i quartieri di Croglio, Ponte Tresa e Sessa: dal 2023 - ma l’ultima parola spetterà al Consiglio di Stato - saranno serviti dal Corpo di Monteggio, in collaborazione con i Civici Pompieri di Lugano. Una soluzione che però non convince Caslano, che vi vede dei problemi di sicurezza.

I motivi del cambiamento

Innanzitutto, perché il giovane Comune di Tresa ha deciso la revoca della convenzione? «Lo scopo del progetto aggregativo - si legge nel messaggio municipale accolto lunedì - era nato dalla necessità di meglio gestire le accresciute esigenze della popolazione e dar seguito ai maggiori compiti comunali definiti dal Cantone. Coerenti con questa impostazione, si ritiene che anche l’organizzazione dell’attività pompieristica debba seguire il concetto». Tanto che già nel 2018 - quando l’aggregazione era ancora in divenire - era stato chiesto un parere al riguardo al Consiglio di Stato, il quale «seppur con alcune riserve, riteneva coerente con il progetto aggregativo la richiesta». In particolare, si chiedeva che Tresa «garantisse la necessaria prontezza d’intervento dei Pompieri di Monteggio nell’eventuale nuovo territorio, in un’ottica di complementarità con gli altri Corpi».

«È un anno che ci stiamo lavorando», ci dice il comandante del Corpo di Monteggio Claudio Bühler, ricordando al contempo che manca ancora l’ok da parte del Cantone (ci torniamo): «In quest’ottica abbiamo fatto, per così dire, una campagna di reclutamento e ora abbiamo in formazione una decina di nuovi militi». Numeri per nulla scontati: altri Corpi sono in genere confrontati con una crisi delle vocazione. Ancor meno scontati se si considera che a Monteggio, con le parole del comandante Bühler, si tratta di «volontariato allo stato puro». Vale a dire che alla trentina di militi - ufficiali compresi - è riconosciuto un rimborso solo in caso di intervento. Non sono quindi previste indennità per picchetti o esercizi: «I nostri militi sono qui per vera motivazione e non per soldi».

A proposito di soldi, con l’operazione Tresa prevede di risparmiare quasi trentamila franchi annui.

Il parere dei vicini

In tutto questo i pompieri di Monteggio sono un Corpo di categoria C, e Tresa non intende apporre modifiche in quest’ambito: «La sussidiarietà nei confronti dei Corpi di categoria B e A non è in ogni caso messa in discussione». Una logica che si è tradotta nel citato accordo di collaborazione con i Pompieri di Lugano (categoria A). Una scelta che a Caslano (categoria B) sta però suscitando interrogativi. «Premesso che Tresa può certamente esprimersi in merito - ci dice il capodicastero Istituzioni di Caslano Marco Mariatti - la loro è una decisione che ci convince poco e che non ci trova favorevoli. Per ragioni di sicurezza crediamo sia più sensata una collaborazione con i nostri Pompieri che con quelli di Lugano, per una questione di rapidità d’intervento». Interventi che, sottolinea il municipale, «Caslano ha finora sempre garantito e mi sembra con piena soddisfazione dei Comuni convenzionati». Da parte di Caslano, conclude Mariatti, la porta per dialogare resta comunque aperta. Da noi interpellati, i pompieri di Caslano preferiscono al momento non commentare la notizia.

Chi decide

In tutto questo Caslano ha in ogni caso segnalato le sue perplessità alla Federazione Pompieri Ticino. Starà ad essa - e veniamo all’iter procedurale - stilare un rapporto all’Ufficio della difesa contro gli incendi, il quale farà a sua volta le proprie considerazioni e girerà il tutto al Consiglio di Stato. È quest’ultimo infatti ad avere l’ultima parola in materia. Come visto, Tresa cita un preavviso sostanzialmente positivo del 2018. Ma un preavviso non è una decisione. E per prendere quest’ultima, dal lato tecnico ci saranno da considerare le possibili criticità legate alla sicurezza, ma dal lato politico non potrà essere scartata a cuor leggero l’unanime volontà espressa dal Legislativo di Tresa.