Società

Povertà in Ticino, fenomeno silenzioso

Preoccupa l’aumento di persone in serie difficoltà economiche: un tema dalle mille sfaccettature affrontato in un convegno organizzato dal Soccorso d’inverno – Sul corto e medio periodo si prevede una crescita di anziani indigenti – Oltre all’aspetto monetario, inquieta quello della solitudine
©Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
04.10.2023 21:00

Parlare di povertà, in Ticino come nel resto del mondo, significa affrontare un tema complesso, composto da mille sfaccettature. Un fenomeno sovente invisibile, quasi silenzioso, multidisciplinare e trasversale, che non può essere ‘ridotto’ alla sua sola dimensione economica, ma va compreso anche nei suoi aspetti più sociali. Come la solitudine e l’isolamento dal resto della comunità. Un fenomeno tanto complesso da poter essere trattato con competenza e serietà in un convengo lungo oltre 2 ore e mezza senza mai cadere nella ripetizione o nella banalità. Evidenziando, passo per passo, tutte le sue «mille sfaccettature». Elementi, questi, scaturiti dall’incontro organizzato questa mattina a Lugano dalla sezione ticinese del Soccorso d’inverno, durante il quale diversi professionisti del settore sono intervenuti per portare spunti di riflessione sulla povertà. «Perché in Ticino – per usare lo slogan scelto dal Soccorso d’inverno – la povertà spesso non si vede». O perché, come affermato dalla direttrice dell’associazione Paola Eicher Pellegrini, «il nostro cantone, territorio di grandi bellezze, spesso nasconde anche storie di sofferenza». E anche perché, come fatto notare da più relatori, questo fenomeno è in crescita anche in Ticino, un cantone che già spesso rappresenta il fanalino di coda del Paese.

Quasi uno su tre

Tra le «mille sfaccettature» emerse dall’incontro, certo una colpisce in particolar modo, specie alle nostre latitudini: la crescente povertà tra gli anziani. Un’evoluzione che, come fatto notare dal direttore di Pro Senectute Paolo Nodari, non è destinata a fermarsi. Già, perché sebbene la povertà tra gli anziani sia stabile in termini percentuali, in termini assoluti per una semplice questione demografica la popolazione di questa fascia d’età sarà numericamente sempre più importante. E in Svizzera, ci avviciniamo alle 2 milioni di persone in età di pensionamento. Le cifre sugli anziani in difficoltà, di conseguenza, purtroppo parlano chiaro. Secondo lo studio (riferito al 2022) proiettato durante la presentazione, il 13,9% degli over 65 ha un reddito mensile che lo colloca al di sotto della povertà assoluta (2.279 franchi); il 13,6% non può permettersi una spesa imprevista di 2.000 franchi; il 20% dei pensionati è povero o a rischio povertà. Tradotto in persone: si stima che 295 mila persone siano a rischio povertà in età avanzata e 46.000 di esse siano già «irrimediabilmente povere». Cifre che, appunto, danno da pensare. Soprattutto in Ticino, dove in linea generale questi dati sono ancora più importanti. Se il tasso di povertà assoluta tra gli over 65 in Svizzera è del 14,6%, nel nostro cantone sale fino al 29,5%. Quasi un anziano su tre. Senza dimenticare che, come ricordato dal direttore di Pro Senectute, si tratta di «una povertà poco visibile». E non tutti, per svariati motivi, richiedono gli aiuti a cui avrebbero diritto. La maggior parte degli anziani in condizione di povertà, infatti, riceve unicamente il primo pilastro (AVS). Ma, si stima che la metà delle persone che potrebbero ricevere le prestazioni complementari (che «completano» un AVS insufficiente) non lo fanno. Ecco perché, in sintesi, si parla di fenomeno «silenzioso».

Non solo soldi

Un altro aspetto «molto importante» messo in evidenza da Nodari riguarda la multidimensionalità del fenomeno. Ossia il fatto che «la povertà non ha un effetto legato solo ai soldi». E questo perché gli anziani che vivono in difficoltà economiche «soffrono più spesso di solitudine, sono meno soddisfatti della loro vita e hanno uno stato di salute peggiore».

Le prospettive al riguardo, come dicevamo, non sono rosee. Anzi. Come affermato dal direttore di Pro Senectute, «a causa dei cambiamenti demografici, dell’inflazione, della riduzione delle possibilità di risparmio e di vari altri fattori, si può prevedere un aumento della povertà degli anziani nel breve e medio termine». Per Nodari, dunque, guardando al futuro «il sistema di sicurezza sociale dovrebbe tenere conto delle mutate condizioni del mercato del lavoro (ndr. si pensi al lavoro a tempo parziale, che forzatamente porta a risparmiare meno in vista della pensione)», ma si dovrebbe pure lavorare «sulle difficoltà ad accedere alle prestazioni sociali». Un aspetto, quest’ultimo, sottolineato da più parti durante il convengo. Un altro fronte sul quale sarà importante insistere, ha poi chiosato Nodari, riguarda «la sensibilizzazione sull’importanza di risparmiare presto» in vista del pensionamento. Molte persone, infatti, si sono rivolte a Pro Senectute con questo rimpianto. Meglio prevenire che curare.

Un cambiamento epocale

A sottolineare un altro elemento cruciale riguardante il fenomeno ci ha pensato l’economista Christian Marazzi, il quale all’inizio degli anni Ottanta partecipò al primo studio sulla povertà in Ticino. «Allora, le reazioni furono piuttosto tiepide. E qualcuno mi aveva addirittura additato di aver inventato la povertà in Ticino...». Ma oggi, ha assicurato, «c’è maggiore consapevolezza nel capire e accettare una realtà come quella della povertà. Una consapevolezza che quarant’anni fa non c’era affatto». Passi avanti, dunque, anche se come confermatoci dalla direttrice di Soccorso d’inverno, «il lavoro da fare è ancora tanto»: «Sicuramente 40 anni fa non se ne parlava troppo. E oggi le persone hanno cominciato a uscire allo scoperto. Ma dal nostro osservatorio riscontriamo che comunque ci sono ancora molte persone che si vergognano. Secondo noi, dunque, non se ne parla abbastanza. L’opinione pubblica dovrebbe essere maggiormente informata. Anche perché purtroppo questo fenomeno è in crescita». Basti pensare, per dare un’altra cifra, che essenzialmente dalla pandemia in poi gli aiuti forniti dal Soccorso d’inverno sono triplicati, passando da 300mila franchi a quasi un milione.

Cifre, burocrazia e storie di vita

La popolazione anziana, come visto, è tra le più toccate dal fenomeno. Ovviamente, però, esso va ben oltre la questione anagrafica. E durante il convengo, non a caso, gli invitati hanno affrontato il fenomeno da più prospettive. Come quella delle persone disabili, raccontata dal direttore di Pro Infirmis Danilo Forini, il quale ha insistito sul fatto che «vivere in povertà, di fatto, implica l’esclusione» dal resto della società. Motivo per cui, appunto, l’associazione lavora da tempo sull’approccio all’inclusione. Un tema per ovvi motivi già molto caro a chi si occupa di disabilità. Ma non solo. Per Forini un altro fronte su cui è necessaria un’accelerata è quello della burocrazia. Già, perché spesso per accedere alle prestazioni complementari all’assicurazione invalidità (AI) «occorre attendere anche sei o sette mesi. Un grosso problema». Prestazioni che sono essenziali per queste persone. Senza dimenticare, anche in questo caso, il fenomeno del «non ricorso» alle prestazioni sociali, dettato da quattro fattori: «La mancanza d’informazione, il muro burocratico, la stigmatizzazione e la vergogna a rivolgersi allo Stato per un aiuto, il pericolo (per gli stranieri) di perdere il diritto di soggiorno».

Il punto di vista delle istituzioni è stato invece portato da Michela Piffaretti, della Sezione del sostegno sociale del DSS. Anch’essa ha evidenziato la necessità di considerare le prestazioni assistenziali non solo dal punto di vista monetario, ma anche dal punto di vista dell’accompagnamento all’inserimento sociale. In questo senso ha pure evidenziato come il DSS si sia orientato a «percorsi d’inserimento individualizzati», in modo da garantire a ognuno un percorso adatto alla sua situazione.

Una visione d’insieme sul fenomeno è invece stata fornita dall’economista Amalia Mirante, che ha snocciolato tutta una serie di statistiche abbastanza preoccupanti, come il fatto che in Ticino il tasso di persone a rischio povertà sia ben al di sopra (23,3%) della media nazionale (14,6%). Mirante si è poi soffermata sulle varie categorie più vulnerabili a questo fenomeno, come i già citati anziani, ma anche gli stranieri, le persone con una formazione bassa e i genitori soli con figli.

A testimoniare un altro dato preoccupante è stata poi la portavoce di Tavolino Magico, Simonetta Caratti. L’associazione, infatti, da inizio anno ha assistito a un vero e proprio boom di richieste, vedendo i beneficiari dell’aiuto fornito da Tavolino Magico crescere di 200 unità, arrivando a quasi tremila persone.

Di fronte a tutti questi dati, il direttore di Caritas Ticino, Stefano Frisoli, ha insistito sulla necessità di cambiare approccio, riorientando il nostro sistema di Welfare e rimettendo al centro il valore e la dignità delle persone: «L’intervento non dovrebbe rispondere solo a un bisogno, ma dovrebbe prevedere anche la promozione e la valorizzazione delle persone». Occorre, in altre parole, «un sistema di Welfare di prossimità, orientato al bene comune».

Tutto ciò, senza dimenticare l’aspetto più centrale del fenomeno della povertà: dietro alle cifre presentate ci sono sempre delle persone. Delle «storie di sofferenze», come quelle citate all’inizio dalla direttrice di Soccorso d’inverno. Oppure storie di speranza, come quella raccontata in prima persona al convengo dal deputato e sindacalista Giorgio Fonio, cresciuto sin da piccolo in un contesto in cui mancava la spensieratezza che dovrebbe contraddistinguere la gioventù, ma che ad anni di distanza vuole mandare un messaggio di speranza: «Molti pensano che dietro una persona come me ci sia dell’agio, o della fortuna. Non è così. Ma questo dimostra che ognuno di noi può realizzarsi. Tutto sta nella capacità di trasformare le difficoltà in opportunità». Un qualcosa che, ha chiosato, nel suo caso è avvenuto «anche grazie alla rete di associazioni (ndr. come quelle presenti al convegno) che si mettono a disposizione del prossimo».