Presunti abusi sul figliastro, chieste pene sospese

In attesa della sentenza, che verrà pronunciata domani mattina, di certezze non ce ne sono ancora. Salvo una: quei toccamenti nei confronti di un 13.enne disabile, qualunque fosse la loro motivazione, non avrebbero dovuto esserci. Sia per la sua giovane età e la situazione particolarmente vulnerabile sia, soprattutto, perché a compiere questi atti è stato il patrigno, con la madre che, almeno inizialmente, non ha fatto nulla.
La coppia – 71 anni lui, 51 lei – è comparsa oggi di fronte alla Corte delle assise correzionali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta per rispondere del loro agire. Secondo l’atto d’accusa della procuratrice pubblica Anna Fumagalli, l’uomo, difeso dall’avvocato Niccolò Giovanettina, avrebbe abusato del figliastro – affetto da un grave deficit cognitivo e da problemi legati alla sessualità – per oltre un anno, tra il dicembre del 2017 e il febbraio del 2019. Si parla di almeno una decina di toccamenti e di altri atti due sessuali compiuti dopo avere guardato insieme filmati pornografici in un albergo del Luganese. Per questi fatti, il 71.enne è accusato di ripetuti atti sessuali con fanciulli, ripetuti atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere, pornografia e violazione del dovere di assistenza o educazione.
La donna, sua ex moglie e patrocinata dall’avvocato Maricia Dazzi, è principalmente imputata di favoreggiamento per non aver allertato le autorità dopo essere venuta a conoscenza degli abusi. L’inchiesta era partita nel 2020 su segnalazione del minore. Entrambi hanno trascorso un periodo in carcere, da fine febbraio 2020 fino a marzo (lei) e maggio (lui) dello stesso anno
«Per evitare situazioni spiacevoli»
Durante il dibattimento, svoltosi a porte chiuse, l’uomo ha ammessi gli atti ma negato di aver agito spinto da pulsioni sessuali. A suo dire, al giovane capitava di avere erezioni in presenza di ospiti a casa oppure quando andavano in piscina; i toccamenti nelle parti intime sopra i vestiti sarebbero avvenuti per fargli capire che ciò era sconveniente oppure per «verificare che tutto fosse a posto prima di uscire dall’acqua». Era infatti capitato che altri bagnanti «lo avevano guardato male».
Per quanto riguarda gli altri fatti imputatigli, ossia dei toccamenti più spinti (l’atto d’accusa cita due episodi di masturbazione) e l’aver fatto visionare al ragazzino dei filmati pornografici, invece, il 71.enne ha ammesso quanto accaduto, giustificandosi anche qui con l’intenzione di risolvere i problemi con la sessualità del figliastro. «Avevo perso la pazienza, mi dispiace», si è giustificato l’uomo. «L’atto è stato reciproco?», lo ha incalzato il presidente della Corte. «Volevo mostrargli come si fa e lui mi ha toccato. Mi dispiace che sia andata a finire così, volevo solo risolvere il suo problema e mostrargli come fare» quando aveva queste pulsioni, ha risposto l’imputato. I fatti si sono però ripetuti qualche mese dopo, ha insistito il giudice. Perché? «Ho commesso un errore, ma volevo aiutarlo. Ho capito che ho sbagliato, non è stato giusto ma a lui voglio bene».
Dal canto suo, la donna ha affermato di essere venuta a conoscenza solo della condivisione di video pornografici e non degli atti sessuali. Non ha denunciato il fatto poiché impaurita: «Temevo di perdere il mio permesso e la custodia dei miei figli. Da qual giorno non ho mai lasciato soli mio figlio e il mio ex marito».
«Ha agito con perversione»
Nella sua requisitoria, la procuratrice pubblica ha chiesto pene detentive sospese per entrambi gli imputati: si è trattato di puri e semplici abusi e sì, la madre ha taciuto per oltre un anno dopo essere venuta a conoscenza dei fatti. «In sede d’inchiesta l’imputato ha sempre minimizzato, sostenendo di aver agito a scopi pedagogici. È una menzogna che trasuda di perversione: ha abusato di un minore con un ritardo mentale, quindi particolarmente indifeso, per soddisfare il proprio interesse sessuale». Le sue spiegazioni? «Banalizzanti e riduttive». Egualmente perversi «sono i trascorsi dell’imputato stesso: nella sua cronologia Internet figuravano ricerche di filmati di rapporti intrafamigliari o tra uomini». L’ex moglie – che ha ascoltato in lacrime la requisitoria della magistrata, mentre l’ex compagno è rimasto impassibile – «sapeva sia del video che degli abusi e ha taciuto». Nei confronti dell’imputato, Fumagalli ha chiesto una pena detentiva di 24 mesi sospesa per tre anni oltre all’interdizione per dieci anni da qualsiasi attività con minorenni o persone vulnerabili. Per l’ex moglie, invece, 18 mesi sospesi per due anni.
«Non lo ha fatto per il suo piacere»
«Gli atti sono sostanzialmente ammessi, ma la loro motivazione non era sessuale», ha argomentato l’avvocato del 71.enne, il quale ha chiesto per il suo assistito una pena di 18 mesi sospesi. «I toccamenti ci sono stati ma per verificare se vi fosse un’erezione ed evitare situazioni spiacevoli. È stato un comportamento grave e inaccettabile ma non perverso come descritto dall’accusa». Anche i video e i toccamenti più spinti «sono da ricondurre all’intenzione del mio cliente di spiegare al ragazzo come ci si masturba. È stato inadeguato e ha sottovalutato la situazione, ma anche in questo caso non ha agito per sfogare i suoi impulsi sessuali. Questo, l’inchiesta non lo ha potuto stabilire». Insomma, «c’è stato un pessimo modo di aiutare suo figliastro». Parole, quelle di Giovanettina, che l’imputato ha ascoltato visibilmente commosso.
Le lacrime, per buona parte del dibattimento, hanno rigato anche il volto della madre, nei cui confronti l’avvocato Dazzi ha chiesto l’assoluzione, in particolare dall’accusa di favoreggiamento. «Solo con il tempo la mia cliente è riuscita a trovare le forze per fare quello che andava fatto e lanciare un grido di aiuto alla rete sociale che si occupava del figlio». L’ultima parola è spettata come da prassi agli imputati. Tra le lacrime il 71.enne si è detto dispiaciuto per quanto successo mentre la madre ha riconosciuto che sì, avrebbe dovuto agire prima.
