Processo

Prima i «pacchi» allo spacciatore, adesso vogliono cambiare vita

Condannati a pene sospese due giovani che, appena maggiorenni, avevano partecipato a un’aggressione ai danni di un minorenne che vendeva marijuana – Con loro anche un ragazzo russo, processato in contumacia
© CdT/Archivio
Nico Nonella
17.11.2023 18:18

Soldi, violenza e droga. Una storia come tante altre approdate davanti a una Corte penale, ma questa volta, a processo, non sono finiti dei criminali incalliti o una banda di spacciatori legata alla malavita, bensì tre giovani, due di loro appena maggiorenni all’epoca dei fatti mentre altri cinque ragazzini coinvolti in questa vicenda sono già stati condannati dalla Magistratura dei minorenni. Per dirla con le parole della procuratrice pubblica Chiara Buzzi, abbiamo a che fare con «un sottobosco di piccola delinquenza giovanile», con vendette incrociate, spedizioni punitive e spacciatori – minorenni – a cui tirare il “pacco” e sottrarre la droga.

Tre episodi contestati

Alla sbarra davanti alla Corte delle assise criminali presieduta dal giudice Siro Quadri ci sono, come detto, i tre protagonisti maggiorenni di questa storia: un 20.enne del Luganese – accusato di aggressione, rapina, coazione e una serie di reati legati alla circolazione stradale –, un 26.enne cittadino russo – pure lui accusato di aggressione, rapina e coazione oltre che di infrazione e contravvenzione alla legge federale sugli stupefacenti – e un 20.enne del Mendrisiotto, nei cui confronti sono contestati i reati di aggressione e rapina.

Gli episodi che li hanno portati in aula sono tre. Il primo risale a fine gennaio e inizio febbraio 2021: il 26.enne (oggi tornato in Russia non avendo ottenuto l’asilo e rappresentato dall’avvocato Fabrizio Colucci) e il 20.enne luganese (difeso dall’avvocato Simone Creazzo) incontrano uno spacciatore minorenne a Pregassona con la scusa di voler acquistare della marijuana. Il 26.enne, fingendo di volerlo pagare, gli sottrae invece lo stupefacente per poi allontanarsi. Di qui le accuse di coazione.

Il secondo episodio risale invece al 6 febbraio del 2021. Stando a quanto emerso in aula, lo spacciatore derubato minaccia un amico minorenne del 26.enne proprio in relazione al fatto sopra descritto. Quest’ultimo organizza una spedizione punitiva alla quale partecipano anche i due ventenni e un altro minore. Anche in questo caso viene organizzato un appuntamento al parco della clinica Viarnetto, ma la situazione degenera: lo spacciatore, accompagnato da altri due ragazzini, viene spintonato e riceve un pugno dai due minorenni e, stando all’atto d’accusa, anche dal 20.enne luganese. Il 26.enne russo e il 20.enne del Mendrisiotto (patrocinato dall’avvocato Jasmine Altin) strattonano e colpiscono i due ragazzini amici dello spacciatore. Per questi fatti, il terzetto è accusato di aggressione. Al 20.enne del Mendrisiotto è contestata anche la rapina per aver rubato uno zaino a uno dei due ragazzini.

Il terzo e ultimo episodio avviene invece pochi giorni dopo, la sera del 9 febbraio a Paradiso. I protagonisti sono il 26.enne e il 20.enne luganese, insieme a uno dei due minorenni coinvolti nella spedizione punitiva. Quest’ultimo contatta una persona fingendo di voler acquistare 2 chilogrammi di marijuana CBD. Al momento dello scambio, il ragazzino afferra la borsa e i due amici escono da un nascondiglio per dargli manforte. In inferiorità numerica, l’uomo lascia la borsa con la canapa light e fugge.

Chieste riduzioni di pena

Secondo l’accusa non ci sono dubbi: «La colpa è grave, hanno agito per vendetta e futili motivi», ha argomentato Buzzi, la quale ha proposto una pena di 24 mesi sospesi per 3 anni per il 20.enne luganese, 20 mesi sospesi per 3 anni per il 26.enne russo (oltre all’espulsione per 5 anni) e 6 mesi sospesi sempre per 3 anni per l'altro 20.enne. Dal canto loro, gli avvocati difensori si sono battuti per massicce riduzioni di pena, ritenendo che i reati di rapina e aggressione dovessero essere derubricati a furto semplice e rissa.

Cade un capo d’accusa

Nel pronunciare la sentenza, il presidente della Corte ha apprezzato l’atteggiamento dei due imputati alla sbarra, i quali stanno cambiando vita, ma ha ricordato che la Giustizia deve comunque lasciare il segno. L’atto d’accusa è stato confermato quasi integralmente: al 20.enne del Luganese (prosciolto dall’accusa di coazione poiché era distante al momento dei fatti) sono stati inflitti 20 mesi sospesi per 3 anni, al 26.enne russo 13 mesi sospesi per 3 anni (oltre all’espulsione per 5 anni) e all’altro 20.enne 10 mesi sospesi per 3 anni.

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