Lugano

Pro e contro dei congressi virtuali, Cavalli: «Ci manca vedere le persone»

Si chiude oggi il Convegno sui linfomi, organizzato per la prima volta in 40 anni completamente online - «La prossima edizione sarà in presenza» – Questa formula, imposta dalla pandemia, ha permesso di aumentare il numero di partecipanti e creare una piattaforma informatica che servirà in futuro
John Robbiani
22.06.2021 06:00

Nel corso di quattro decenni l’ICML - il Congresso internazionale sui linfomi maligni ideato dal dottor Franco Cavalli - è cresciuto diventando un punto di riferimento per la comunità scientifica di tutto il mondo. È cresciuto così tanto da - è stato detto più volte - rendere Lugano e le sue infrastrutture congressuali e alberghiere quasi troppo piccola per riuscire ad ospitarlo. Poi però è arrivato il 2020, la pandemia e la maledetta COVID-19, che ha causato milioni di morti in tutto il mondo e cambiato un po’ tutto, anche il modo ci organizzare congressi e convegni. L’edizione 2021 dell’ICML - che, lo ricordiamo, viene organizzato ogni due anni - è stata a lungo a rischio. «Non nego - ci ha spiegato Cavalli - che abbiamo pensato di gettare la spugna. Altri congressi simili al nostro, penso per esempio a quello di Colonia, hanno rinunciato». Ma poi il patron ha deciso di non mollare ed è così che stasera, alle 20, si chiude la prima (e si spera anche ultima) edizione organizzata completamente in remoto, in modalità virtuale e senza contatti umani diretti. «Contatti - conferma Cavalli - che ci mancano moltissimo e che speriamo di poter garantire alla prossima edizione».

Il Pala è diventato uno studio TV

Del resto il bello dei convegni è proprio questo: ci sono esperti che parlano ad altri esperti. Poi ci si incontra in corridoio e, magari bevendo assieme un caffé, ci si scambia esperienze e informazioni. Ci si scambia i biglietti da visita e i numeri di cellulare. Si creano collaborazioni. Quest’anno tutto questo all’ICML è mancato, ma non significa affatto che non ne sia valsa la pena. Anzi. Il congresso («Ed è stato difficilissimo», sottolinea Cavalli) si è dovuto reinventare. Il cuore di ICML è sempre Palazzo dei Congressi, che però per l’occasione è stato trasformato in una sorta di gigantesco studio televisivo. Quattro sale permettono la trasmissione, in contemporanea, di altrettante conferenze (preregistrate negli scorsi mesi), mentre gli appuntamenti principali vengono mandati in streaming «a reti unificate» alle due del pomeriggio, che è l’orario migliore per mettere d’accordo i partecipanti e i loro fusi orari. Mettere in piedi tutta questa struttura (regia, sito internet in grado di garantire che lo streaming venga distribuito al meglio e a così tante persone in giro per il mondo) è stata una vera impresa. Che però non sarà vana visto che potrà sicuramente tornare utile la prossima edizione. Perché sì, quella del 2023 sarà probabilmente un’edizione in presenza, ma l’insegnamento di questo 2021 è che in remoto un congresso può perfino attirare più pubblico. «Certo è - spiega Cavalli - che nelle scorse edizioni il periodo di grande stress lo vivevamo nei giorni in cui il congresso aveva luogo. Questa volta le difficoltà sono avvenute nei mesi precedenti».

Cinquemila partecipanti

In remoto, come visto, si possono raggiungere più persone. Non a caso l’ICML 2021 potrà vantare ben 4.700/4.800 partecipanti, mentre di solito «in presenza», erano circa 3.000. «E in più quest’anno - spiega il patron della manifestazione - abbiamo applicato delle tariffe più basse e dunque anche dai paesi più poveri abbiamo avuto maggior partecipazione».

Meno ore, più scrematura

La formula scelta per il 2021 ha comportato una diminuzione delle ore di svolgimento del Congresso. Di solito iniziava alle 8 di mattina e si concludeva alle 8 di sera. Quest’anno è stato compresso tra le 14 e le 20. Significa «diminuire anche interventi e presentazioni, rendendo ancora più rigida la nostra selezione». Ogni anno sono circa 600 gli studiosi che si fanno avanti per presentare le loro ricerche. Candidature che poi vengono vagliate e scremate da un team di esperti. Per la cronaca la maggior parte degli interventi proviene dagli Stati Uniti, seguiti dalla Cina e dall’Italia.

Alberghi e AlpTransit

Oggi si chiude come detto l’edizione 2021, e a partire da settembre Cavalli e il suo team saranno già al lavoro per l’edizione 2023. «Si inizia un anno e mezzo prima e questa è una cosa che, a causa della pandemia, ci ha creato problemi. Basti pensare che già prima dell’arrivo del virus i partecipanti di questa edizione avevano prenotato le camere in albergo a Lugano per poter assistere. Abbiamo dovuto trovare il modo per riuscire a far sì che potessero annullare la prenotazione». Alberghi che - visto il numero di partecipanti - fino ad oggi andavano trovati anche in Italia, perché a Lugano non c’è abbastanza disponibilità. «Ma AlpTransit cambia le cose e siamo certi che nel 2023 riusciremo a far alloggiare i nostri ospiti anche a Locarno e a Bellinzona».