Società

Professione: detective privato

Anche Lugano ha i suoi Magnum P.I. e, nonostante sia una città relativamente piccola, è possibile costruirci una carriera come investigatore - Abbiamo incontrato uno di loro: «Una parte sostanziosa del lavoro riguarda ancora i tradimenti, ma ultimamente tanti genitori ci chiedono di pedinare i figli»
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John Robbiani
14.04.2022 06:00

Alzi la mano chi da piccolo, guardando in TV le gesta di Magnum P.I., Josef Matula, Philip Marlowe o Kalinda Sharma (la detective di The Good Wife) non ha mai pensato di voler fare da grande l’investigatore privato. Un mestiere affascinante su cui anche nel piccolo Ticino e nella piccola Lugano si può costruire una carriera. E proprio per farci raccontare la «vita da detective» abbiamo incontrato uno di loro. Si chiama Mario Arnaboldi e con la sua A.M. Investigazioni è attivo da una ventina d’anni tra Italia e Svizzera. «Sì, è un mestiere affascinante - ci spiega -, anche se si passa buona parte della vita in automobile. Niente sabati e niente domeniche. Niente Natale e niente Pasqua». Un mestiere, ci conferma, a cui si avvicinano sempre più donne. «Spesso riescono a dare meno nell’occhio».

Dentro i segreti della coppia

Ma quanto è cambiato nel tempo il lavoro del detective? Da diversi anni ormai, quando devono pronunciarsi su un divorzio, i giudici non vanno più ad analizzare le «colpe» di uno o dell’altro coniuge. Immaginiamo dunque che oggi gli investigatori siano meno richiesti per scoprire tradimenti e scappatelle. «In realtà - spiega Arnaboldi - indagini di questo tipo rappresentano ancora almeno il 50% del lavoro.  È vero che in caso di divorzio non occorre dimostrare il tradimento da parte del partner, ma sapere di essere stati traditi (magari per anni) può di certo cambiare l’atteggiamento con cui si affronta una separazione. E poi c’è la curiosità. Se c’è un sospetto si vogliono anche delle risposte».

Il sesto senso delle donne

Sono più gli uomini a chiedere di indagare su eventuali tradimenti? «Direi il contrario. Sono più le donne a chiedere di controllare il marito o il compagno. Direi un 60/40. Le donne hanno un sesto senso. Se ne accorgono facilmente,  mentre gli uomini ci mettono di più». E come si procede in questi casi? Si raccolgono dati, foto, numeri di targa, modello dell’auto e si iniziano i pedinamenti. Tra l’altro, per farlo, gli investigatori devono seguire dei corsi e ottenere un tesserino ufficiale rilasciato dal Cantone.

«La prego, scopra se si droga»

Ogni caso, spiega Arnaboldi, è una storia a sé. «Mi ricordo di una volta che un’amante mi chiese di controllare l’altra amante». In che senso? «La mia cliente era l’amante di un uomo sposato e mi incaricò di scoprire se lui avesse un’altra amante. Se cioè, oltre alla moglie, avesse relazioni con altre due donne». È così infatti era: un ménage à quatre, anche se quasi tutte le parti coinvolte non sapevano di esserci finite dentro... «Ultimamente - spiega Arnaboldi - c’è un altro trend. Genitori che chiedono di controllare i figli minorenni per scoprire le loro frequentazioni, se assumono stupefacenti o fanno parte di baby-gang».

Aziende, malattie e dirigenti

E a volte gli investigatori privati sono richiesti dalle aziende. «Ci viene chiesto di scoprire se un dipendente, che magari si è appena licenziato, sta compiendo atti di concorrenza sleale». Se sta svelando al futuro datore di lavoro segreti societari o industriali. «Ma ci viene anche chiesto di passare al setaccio la vita e i comportamenti di futuri manager». E capita di indagare su «finte malattie» da parte di dipendenti? «Sì,  in collaborazione con le assicurazioni».

I processi e le difese

«Una parte sempre importante del lavoro - spiega l’investigatore - è l’indagine difensiva.  Una persona è accusata di aver commesso un reato e a noi viene chiesto di dimostrare che non è così». Un lavoro dunque anche transfrontaliero? «In realtà no. Siamo autorizzati a operare solo in Svizzera. All’estero dobbiamo affidarci a dei partner».

Non tutto è come nei film

Ma, chiediamo, quanto si discosta il «lavoro vero» da quello che vediamo nei film? «Tante cose sono realistiche. Altre no. Penso soprattutto alla tecnologia (in Ticino, vedasi box a lato, le limitazioni sono parecchie) e alle tempistiche. In televisione si ottengono i risultati del DNA in 15 minuti. Noi dobbiamo attendere 15 giorni. E il problema è che molti clienti credono davvero che tutto funzioni come in una puntata di CSI».

Le regole ticinesi: alcune restrizioni fanno discutere

In Ticino agli investigatori privati l’autorità pone chiaramente dei limiti anche tecnologici. «Non ci è per esempio permesso - spiega Arnaboldi - di utilizzare dei localizzatori GPS. Nel resto del mondo e in alcuni cantoni svizzeri si può, in Ticino no. Questo renderebbe più facile il nostro lavoro e abbasserebbe anche la tariffa per il cliente».