Lugano

Progetto più «light» all’ex Bellerive

Avanza il piano edilizio sul terreno fra Riva Caccia, via Fontana e via Mazzini: cominciati i lavori di demolizione – Il futuro complesso sarà residenziale, ma senza spazi commerciali – Niente da fare per il vecchio hotel – FOTO
Ruspe già al lavoro.  (Foto Putzu)
Giuliano Gasperi
17.01.2022 20:30

Cantiere vista lago. È iniziata nei giorni scorsi, in Riva Caccia, la demolizione degli edifici che sorgono sul terreno a forma di trapezio compreso fra gli alberghi Bellevue au Lac e Splendide Royal: una delle ultime aree verdi affacciate sul quai di Lugano. Il progetto di costruire un complesso residenziale e in parte commerciale aveva subito una battuta d’arresto anche in seguito al ricorso di alcuni confinanti. Dopo essersi confrontati con loro, i promotori dell’opera hanno optato per la rinuncia ai contenuti commerciali: i nuovi stabili saranno solamente abitativi. In un compromesso sperava anche la Società ticinese per l’arte e la natura, ma per un altro scopo: salvare l’ex hotel Bellerive, l’edificio bianco che dà sul lungolago. Niente da fare.

L’asta
L’area del progetto era finita sotto i riflettori nel settembre del 2019, quando il terreno era stato messo all’asta con un’offerta base di 28,6 milioni di franchi. Sui suoi oltre quattromila metri quadrati compresi fra Riva Caccia e le vie Fontana e Mazzini, sotto il parco Florida, il Piano regolatore consente di costruire palazzi di sette piani, a patto di non superare un indice di occupazione del quaranta percento e di dedicare almeno il trenta percento della superfice al verde. Un paio d’anni prima dell’incanto pubblico, una proposta progettuale era già stata presentata e prevedeva la costruzione di un edificio con diciassette appartamenti, una piscina, un ristorante e una novantina di parcheggi interrati, ma la visione non si era mai tradotta in mattoni. Poi sono arrivati i nuovi proprietari con la loro società, la Skerty SA, che si è aggiudicata il terreno con l’offerta «minima» di ventotto milioni e mezzo.
Il loro progetto ha ottenuto la licenza edilizia, ma in seguito al già citato confronto con i ricorrenti verrà modificato tramite una variante, alleggerendolo, come detto, dei contenuti commerciali, mentre sono confermati quelli residenziali con abitazioni di alto standing, in linea con il luogo. Da notare che la variante, essendo riduttiva rispetto al progetto originario, non dovrebbe essere affrontare da capo la procedura di pubblicazione con nuove possibilità di ricorso eccetera. In altre parole, il piano edilizio non dovrebbe subire più delle battute d’arresto.

Appello vano
La STAN, Società ticinese per l’arte e la natura, non aveva fatto un ricorso, ma un appello. Con una lettera firmata dal presidente Tiziano Fontana, lo scorso marzo, l’ente aveva chiesto al Municipio di Lugano d’intervenire per evitare la demolizione dell’ex Bellerive, che non gode di alcuna protezione nel Piano regolatore. Per dare forza alla sua tesi, la STAN aveva citato quanto scritto nell’ISOS, l’inventario federale dei beni da tutelare, sull’insieme di stabili di cui fa parte il vecchio albergo: una «straordinaria rappresentanza dell’architettura alberghiera del diciannovesimo secolo e dell’inizio del ventesimo» e «dell’architettura della Belle Époque». «Non c’è dubbio - aggiungeva la Società - che l’ex Bellerive partecipi pienamente a questo contesto. È un elemento ancora integro di un perimetro ISOS con obiettivo di protezione A: il più alto». In più c’erano altri edifici d’epoca ritenuti degni di tutela e orma ormai demoliti. Questa la fotografia della STAN su quello che Lugano sta perdendo. Quello che arriverà, invece, non lo sappiamo ancora. Non avendo a disposizione, per il momento, una descrizione e le immagini del nuovo progetto, qualsiasi analisi sulle sue caratteristiche e l’impatto che avrà è prematura.

La posizione del Municipio
L’invito a salvare il Bellerive non aveva comunque trovato terreno fertile a Palazzo civico. «Il fondo in questione - scriveva il Municipio rispondendo alla STAN - è oggetto di una domanda di demolizione e di costruzione per la quale è stata rilasciata una licenza. Sebbene questa non sia ancora cresciuta in giudicato, i proprietari hanno avuto diversi contatti con la Divisione edilizia privata per illustrare il progetto e con i ricorrenti per una possibile conciliazione», come è poi avvenuto. «La procedura ormai è troppo avanti» aveva confermato, da noi contattato, il municipale responsabile della pianificazione Filippo Lombardi. «Intervenire sarebbe scorretto verso il privato, che ha investito molto: la certezza del diritto è pur sempre un principio fondamentale del nostro sistema». In generale, «dato che i soldi pubblici non sono infiniti», Lombardi invitava a concentrarsi «su alcuni edifici veramente di valore per riportarli allo splendore di un tempo e metterli a disposizione del pubblico, perché una protezione senza valorizzazione, lasciando gli edifici vuoti a prendere polvere, non ha senso».