Purtroppo non è un film: licenziamenti al Cinestar

Brutte notizie dal Cinestar di Lugano. Secondo informazioni ricevute nella serata di ieri e confermate, anche se non ufficialmente, da più fonti, alcuni dipendenti della struttura gestita dal gruppo Arena hanno ricevuto una lettera di licenziamento. Le persone toccate sono circa un terzo su una quindicina d’impiegati. Il caso è stato segnalato nei giorni scorsi al sindacato OCST, che si è attivato scrivendo una lettera alla direzione. La comunicazione è appena stata inviata, quindi le parti non si sono ancora incontrate. L’obiettivo della Cristiano sociale è capire se l’azienda, facendo capo ai contributi cantonali per l’orario ridotto, può annullare il provvedimento o perlomeno posticiparlo, sperando che nel frattempo il settore si riprenda. Da noi contattato, il responsabile del cinema luganese ha preferito non commentare la situazione, rimandandoci alla direzione generale del gruppo Arena a Zurigo, che purtroppo ieri, vista l’ora tarda, non siamo riusciti a sentire.
Manca la materia prima
Accennavamo alle difficoltà del settore. I cinema sono in crisi in tutto il mondo a causa della pandemia. Al momento nel nostro cantone sono quasi tutti chiusi, a parte quelli più piccoli. Il Cinestar è stato chiuso tutto il mese di novembre, mentre in ottobre era aperto solo nei weekend. Il problema non è il limite massimo di trenta spettatori per ogni proiezione, o almeno non solo quello. Il fatto è che non ci sono pellicole da proiettare, a parte quelle svizzere o altre che avevano iniziato a circolare prima del coronavirus. In Italia l’industria è ferma e i film (o i doppiaggi) non arrivano in Ticino. Stesso discorso tra la Francia e la Romandia. In questo settore dipendiamo quasi totalmente dalle produzioni estere: non si scappa. Una situazione comune a tante sale, come detto. Un brutto film che sta facendo il giro del mondo.
Ripiombati nelle difficoltà
Tornando al Cinestar, sempre secondo nostre informazioni, la situazione è delicata da tempo. La prima ondata pandemica aveva creato non poche difficoltà all’azienda e la seconda, giunta dopo un periodo di ripresa, di speranza, l’ha fatta ovviamente ripiombare nella crisi. Fino al mese di agosto i dipendenti avevano potuto beneficiare dell’orario ridotto, ma in settembre, da Zurigo, era giunta una raccomandata ai collaboratori assunti su chiamata (cioè praticamente tutti tranne il direttore e un altro manager) nella quale si comunicava che chi era al servizio del Cinestar da meno tempo sarebbe stato lasciato a casa.