Quando a Lugano si entrava in casa con la barca

Ci siamo quasi. Lago e lungolago sono sempre più vicini e nei prossimi giorni, meteo permettendo, potrebbero sembrare l’uno il prolungamento dell’altro. Nessun allarme: a Lugano si è visto di peggio, anche se il Ceresio, come scrisse Ely Riva, è «un lago che non fa paura». Forse paura no, ma impressione sì, a guardare le immagini delle sue storiche esondazioni. La più antica di cui abbiamo notizia risale al 1530, come ricorda lo stesso Riva nel suo libro Esondazione del Ceresio riportando il racconto del professor Virgilio Chiesa. Leggiamo che il lago «aveva invaso le case rivierasche fino a lambirne il soffitto del pianterreno» e che «a Lugano le contrade di Nassa e Canova erano trasformate in canali e i portici avevano l’acqua alle travature sorreggenti il primo piano». Erano quasi coperti, in pratica. «L’accesso alle case avveniva dai balconi e dalle finestre, per mezzo di barche». Non sappiamo a che livello di preciso fosse l’acqua allora, ma sappiamo a quanto arrivò nel 1896: duecentosettantatre metri. Sulla facciata di Palazzo civico, vicino al Burger King, una placca testimonia il punto esatto.


Quell’anno sembrava non smettesse mai di piovere e gli abitanti dovevano guardarsi anche le spalle, perché il Cassarate era uscito dagli argini e si era diretto verso il centro, come riportavano allora i colleghi della Gazzetta Ticinese: «Scendeva per il viale Cattaneo, allagava completamente piazza Castello ed entrava rumoreggiando in via Canova, inondando cantine e negozi, finché confondendosi coll’acqua del lago vicino alla piazzetta di San Rocco l’intorbidiva spingendo la corrente fino in piazza della Riforma». Dominati dagli elementi. Come nel 1951: un anno in cui il Ticino è stato devastato sia dalla neve, sia dalla forza prorompente dell’acqua. La costruzione dell’impianto di regolazione dei flussi sul fiume Tresa ha migliorato le cose, ma di esondazioni del Ceresio ce ne sono state altre: memorabili quelle del 2002 e del 2014. Sul lungolago nuotavano i cigni come se niente fosse, ma almeno in casa si poteva entrare dalla porta.
PREVEDERE È MEGLIO CHE CURARE
Premesso che a Lugano si è visto di peggio, ci chiediamo cosa porteranno in futuro i tanto discussi cambiamenti climatici: il Ceresio si alzerà o si abbasserà? Negli ultimi vent’anni è leggermente calato, come dimostrano i dati che ci ha fornito l’Ufficio federale dell’ambiente: dai 270,53 metri sopra il livello del mare del 1999 siamo arrivati ai 270,42 del 2018, passando per i 270,40 del 2003 e i 270,66 del 2014, quando il lago fece suonare le sirene dei pompieri. In futuro, con tutti i condizionali del caso, potrebbe succedere più spesso o più intensamente. L’indizio viene da Meteosvizzera, come spiega il responsabile del Centro regionale sud Marco Gaia: «I nostri modelli iniziano a dare delle indicazioni, ma bisogna prenderle con le pinze. Tendenzialmente, i quantitativi di precipitazioni sui lassi di tempo tra due e sette giorni dovrebbero crescere, in particolare in inverno, primavera e autunno, mentre in estate tenderanno a diminuire». In pratica le piogge in grado di far traboccare il Ceresio potrebbero aumentare, ma dedurre che le esondazioni saranno più frequenti, secondo Gaia, sarebbe affrettato. Il livello dell’acqua dipende anche da altri fattori: la regolazione gestita con lo sbarramento sul fiume Tresa, la morfologia del bacino e le sue caratteristiche idrologiche.


Qui Gaia cede la parola. «Una volta che la goccia d’acqua tocca il terreno - si congeda simpaticamente - è meglio che siano gli idrologi ad esprimersi e non i meteorologi». Il nostro idrologo è Andrea Salvetti, ingegnere all’Ufficio cantonale dei corsi d’acqua. Dato che la capacità di ritenzione del Ceresio è limitata (c’è poca differenza tra livelli minimi e massimi, ndr) e ragionando nell’ottica di un cambiamento climatico, diventerà ancora più importante poter prevedere con un qualche giorno d’anticipo e con precisione il volume d’acqua che entrerà nel lago, in modo da rendere ottimale la regolazione». Il Cantone ci sta lavorando insieme a Meteosvizzera. Ma non è tutto. Secondo Salvetti «le norme storiche di regolazione dei laghi prealpini svizzeri richiederanno verosimilmente dei correttivi per essere più dinamiche e al passo con i tempi». E con il tempo.