Quando Losone si affacciava sull’oceano

Difficile da credere oggi, con il profilo di montagne e fiumi che lo circondano, ma un tempo molto lontano Losone era lambito dall’oceano. Si parla di 200 milioni d’anni fa, quando il pianeta Terra era una massa informe di continenti immersi nell’acqua. È una delle tante curiosità che emergono dalla pubblicazione del «foglio 159 Locarno» dell’Atlante geologico della Svizzera, in scala 1:25.000, con relativo commentario, da parte del Servizio geologico nazionale dell’Ufficio federale di topografia (in acronimo Swisstopo) presentata ufficialmente ieri al Centro La Torre di Losone. Un lavoro di ricerca, analisi, sopralluoghi e «disegno» della mappa geologica della regione portato avanti da un gruppo di collaboratori per una trentina d’anni e sfociato appunto in una cartina superdettagliata che traccia la storia del territorio della regione Locarnese. Una regione contraddistinta dalla presenza di una ragguardevole varietà di rocce di tipo cristallino al limite tra le Alpi Centrali e le Alpi Meridionali. Si tratta di rocce di origini antiche, formatesi a notevoli profondità partendo da sedimenti e rocce magmatiche, che sono stati trasformati una prima volta a partire da circa 320 milioni di anni fa durante l’orogenesi varisica per diventare gneiss, scisti, anfiboliti, marmi e altre cosiddette rocce metamorfiche. Il continente unico che formavano in quell’epoca si è frammentato dando origine ad una placca eurasiatica e ad una africana con tratti diversi rispetto ai due continenti odierni.
Successivamente tra i due continenti si è aperto un oceano, appunto, con le sue acque che bagnavano il Locarnese (il Verbano era ben lungi dall’essersi formato), uno dei punti nodali di quella che, circa 90 milioni di anni fa, fu la collisione continentale e la formazione della catena alpina. Le rocce di questo antico oceano, dette ofioliti, formano oggi un’esile fascia a ovest di Losone, la quale separa le rocce dell’antica Europa, a nord, nuovamente deformatesi e trasformatesi durante l’orogenesi alpina, da quelle dell’antica Africa, situate lungo le pendici che si affacciano sul Lago Maggiore e che hanno poco o nulla sofferto della deformazione alpina. Il paesaggio è segnato da colline e versanti arrotondati e dalla presenza di massi erratici, testimoni del passaggio di ghiacciai circa 22.000 anni fa. Ancora oggi, le loro morene ricoprono il substrato roccioso in molte località della regione.
Un lavoro lungo trent’anni
È toccato ad Hans-Rudolf Pfeifer, veterano dei ricercatori del Servizio geologico nazionale – che insieme allo scomparso Huldryck Kobe, ad Albrecht Steck, Yves Gouffon e ai ticinesi Alberto Colombi e Diego Pozzorini ha lavorato per più di trent’anni al completamento del «foglio 159 Locarno» – ricordare l’impegno e la passione che ha accompagnato dapprima i rilievi e poi la stesura delle note esplicative dell’opera. Ne è uscito un compendio, dotato di cartina in scala 1:25.000 particolarmente dettagliata, di altre due mappe che illustrano i profili geologici dell’area Intragna-Calascio (la linea di falda delle Centovalli) e della carta tettonica del territorio di Locarno e dintorni (la linea di falda Insubrica che spazia dalla Valle d’Aosta fino all’Ungheria), completato appunto dalle note esplicative, che getta le basi per la moderna concezione della ricerca storica, scientifica e morfologia della regione. Uno strumento indispensabile per architetti e ingegneri, ma anche per i pianificatori del territorio e, perché no, i politici che dovranno cimentarsi su varianti e piani regolatori. I fogli dell’Atlante geologico della Svizzera sono sovrapposti ai fogli topografici della carta nazionale e forniscono informazioni dettagliate delle formazioni superficiali e del sottosuolo. Permettono inoltre una rappresentazione e una visualizzazione in profondità nei modelli geologici 3D. L’Atlante geologico della Svizzera costituisce dunque un importante strumento decisionale nell’ambito tecnico e scientifico in settori come la costruzione di gallerie, lo studio del sottosuolo e dei pericoli naturali, ma è anche una fonte di informazioni per la popolazione interessata a capire il paesaggio e la sua storia.
Escursioni tra le ere secolari
Dal canto suo Diego Pozzorini, geologo che tra l’altro partecipò agli scavi della galleria di base della Siberia-Cantonaccio, nella sua relazione ha spiegato come il«foglio 159 Locarno» possa servire da base per escursioni tematiche alla scoperta dell’evoluzione del territorio attraverso le formazioni di rocce emerse. In particolare dal Monte Verità al Balladrün fino alla Collina di Barbescio si trovano formazioni rocciose formatesi milioni d’anni fa e che sfuggono all’attenzione dei più, ma che con una preziosa guida come l’Atlante geologico assumono nuovi significati. E a proposito di «reperti» geologici degni d’attenzione, anche il vicesindaco di Losone, Ivan Catarin, ha richiamato l’attenzione dei presenti sul ruolo del Parco Maia, unica riserva forestale a due passi da un centro urbano a Sud delle Alpi, che proprio in questi giorni sta celebrando il suo ventesimo anniversario (sabato 4 maggio la festa). La collina e il bosco che sovrastano Losone, hanno infatti spiegato i geologi di Swisstopo, è una delle morene del nodo tettonico della falda Insubrica, dunque un punto d’osservazione privilegiato della storia morfologica della regione. E probabilmente proprio da lì, 200 milioni d’anni fa, si poteva godere di un’imperdibile vista sull’oceano.