Quando mamma e papà litigano per le foto dei figli sui social

Il fenomeno è talmente noto che in inglese ha già da tempo un nome, peraltro usato anche in italiano: «sharenting», un portmanteau di «sharing» e «parenting», condividere e comportarsi da genitori. Vale a dire: rischi, opportunità e regole del postare sui social media foto e informazioni che riguardano i propri figli minorenni. Alle nostre latitudini vi è un esempio fresco, quello dei «Ferragnez». Potenzialmente chiunque per anni ha potuto veder crescere i due figli di Chiara Ferragni e Fedez, almeno fino alla separazione della coppia, quando la stessa ha deciso di non più pubblicare quantomeno i volti dei due bambini.
Il caso ticinese
Di «sharenting» si è occupato lo scorso autunno – ma la decisione è stata pubblicata solo negli scorsi giorni – anche il presidente della Camera di protezione (CDP) del Tribunale d’appello Damiano Bozzini, che ha ammonito una madre residente in Ticino «dal pubblicare foto riconoscibili dei figli sui propri social media o accout media», di fatto confermando una precedente decisione dell’Autorità regionale di protezione (ARP). Alla donna è anche stato ordinato di cancellare tali foto già caricate sui suoi profili.
La vicenda nasce in una situazione conflittuale. I genitori sono divorziati ed esercitano autorità parentale congiunta, dunque le loro voci hanno pari forza nelle decisioni concernenti i propri figli. Per quanto riguarda le foto sui social, non hanno però saputo mettersi d’accordo (il padre era contrario) e si è dunque reso necessario l’intervento dell’autorità. Precisato che l’agire della madre non può definirsi «grave e sconsiderato» e che semmai rimarca una «manifestazione di affetto e orgoglio per i due bambini e il tentativo di dare un’immagine di apparente normalità della situazione» in cui la donna si è trovata, sia l’ARP che la CDP hanno concluso che «l’interesse prioritario del bene dei minori è superiore a quello della madre». Più nel dettaglio: non essendo capaci di discernimento i minori ed essendo difficile valutare con precisione come e in che misura il loro bene sia minacciato pubblicando le loro foto sui sociali (il pericolo è infatti considerato piuttosto astratto) «è opportuno mettere l’interesse dei minori dinanzi a quelli dei genitori e garantire l’integrità nella vita privata a scapito della libertà di espressione dei genitori». In questo caso della madre, appunto.
Meglio essere prudenti
Allargando lo sguardo dal caso specifico, in Svizzera il diritto alla propria immagine è tutelato nel Codice civile, e di principio qualsiasi tipo di raffigurazione su qualsiasi supporto senza il consenso della persona interessata può costituire una violazione della personalità. I bambini, però, non sono capaci di discernimento al riguardo e il consenso ricade sui detentori dell’autorità parentale. Dunque di comune accordo i genitori possono pubblicare foto dei loro bambini. Studi relativamente recenti suggeriscono però che sarebbe meglio esercitare questo diritto con prudenza, e coinvolgendo il più possibile i figli stessi: a precisa domanda, ad esempio, su mille adolescenti britannici fra i 12 e i 16 anni oltre il 70% riteneva che i genitori non avessero avuto abbastanza rispetto della loro identità digitale e quasi il 40% si è detto imbarazzato per le sue foto messe online da mamma e papà.