Mendrisiotto

Quando una lite tra vicini fa murare porte e finestre

Il singolare caso di un contrasto tra i proprietari di due abitazioni nel nucleo, giunto fino al Tribunale federale - Una donna anni fa ha ordinato al vicino di murare tre finestre, ma la Corte ha deciso che sarà lei a dover tappare due porte-finestre, demolire un balcone ed estirpare un agrifoglio
Vivere a stretto contatto con i propri vicini, come succede nei nuclei tradizionali, non è sempre facile. © Shutterstock
Lidia Travaini
06.08.2021 06:00

Questa è la storia di due vicini di casa, ma anche l’esempio di come i rapporti di vicinato possano essere difficili e logoranti. Sono proprietari di due edifici confinanti nel nucleo di un paese del Mendrisiotto. Una è una casa d’abitazione, l’altro è un fabbricato agricolo in disuso. Nella facciata ovest della casa, che si apre su un giardino in cui si trova anche una agrifoglio piantato nel 1988, ci sono due porte-finestre. Nella facciata sud del fabbricato agricolo, quella che confina con il giardino della vicina, ci sono invece tre finestre.

Vi parliamo di questa vicenda perché da anni dà da fare ad avvocati e tribunali, ma anche perché - ce ne scuseranno i diretti interessati - può strappare un sorriso a chi ne viene a conoscenza.

La controversia tra le parti è iniziata 7 anni fa, quando la proprietaria della casa d’abitazione ha chiesto al Pretore della giurisdizione di Mendrisio Sud di ordinare al vicino di murare le tre finestre del suo stabile. La controparte, siamo nell’aprile 2014, ha però risposto con la stessa moneta e «rilanciato»: ordinando alla vicina di chiudere le sue due porte-finestre, di demolire il balcone e di rimuovere l’agrifoglio.

Doppio ricorso

Una pretesa assurda e fatta per ripicca? Non per il pretore - si rende noto in una recente sentenza del Tribunale federale - che ha parzialmente accolto le richieste del proprietario del fabbricato agricolo. Nell’estate del 2018, ha infatti ordinato alla proprietaria dell’abitazione di chiudere le due porte-finestre, di demolire il balcone e di estirpare l’agrifoglio. Il Pretore ha anche disposto l’iscrizione di una «servitù di vedute», (il diritto di affacciarsi su un fondo e godere della vista, ndr) a favore del fabbricato dietro versamento di un’indennità di 23.000 franchi alla donna.

Questa decisione non è però stata accolta di buon grado dalla donna che nel settembre del 2018 si è rivolta al Tribunale d’appello del Cantone Ticino «chiedendo in via principale l’accoglimento della sua petizione», quindi domandando nuovamente la chiusura delle tre finestre del vicino. Ma anche in questo caso la sua richiesta non è stata accolta e, anzi, è stata «sconfitta» da una pretesa del vicino. L’uomo ha infatti presentato un appello incidentale nel quale domandava di ridurre le indennità dovute e l’appello è stato «parzialmente accolto»: l’indennità è stata ridotta a 15.000 franchi.

Terzo tentativo

La proprietaria di casa a questo punto impugna anche quest’ultima sentenza e nel gennaio 2020 si rivolge al Tribunale federale. Al centro del suo reclamo ci sono le distanze delle aperture negli edifici (giudicate non regolamentari dalla Corte cantonale, e questo è un punto chiave) e la reputata «sproporzionalità» della richiesta del vicino di chiudere le porte-finestre e demolire il balcone, richiesta che sarebbe stata formulata «unicamente per causarle un danno e per pura ritorsione».

La ricorrente rimprovera anche alla Corte cantonale «di aver privilegiato a torto i bisogni di un fabbricato agricolo da anni in disuso, rispetto a quelli di un edificio abitabile». La donna - si sottolinea nella sentenza del Tribunale federale - avrebbe però la possibilità di chiedere a sua volta una servitù, in questo caso di sporgenza, per conservare porte-finestre e balcone. Fintanto che non promuove un’azione simile - lo aveva concluso anche la Corte cantonale - non può quindi «lamentarsi di una soluzione sproporzionata». Per quanto riguarda il ricorso, il TF non entra nel merito di molte delle rivendicazioni della ricorrente, il suo gravame è infatti reputato in parte inammissibile (e nella misura in cui è ammissibile, è respinto).

Anche l’ordine di estirpazione dell’agrifoglio è confermato: «il disturbo originato dall’agrifoglio è mediamente importante», lo aveva accertato la Corte cantonale - si spiega - «siccome priva dell’aria e della luce necessaria alla sua salubrità il locale al pianterreno del fabbricato agricolo ed espone la facciata dell’edificio al rischio di muffe e di dilavamenti».

I consigli degli esperti

Le liti tra vicini sono così frequenti che compagnie assicurative e agenzie immobiliari sui loro siti internet dispongono di pagine dedicate ricche di informazioni in merito e consigli. I passi consigliati sono tre: cercare la conciliazione, ricorrere a una mediazione e, se nulla di ciò ha esito positivo, rivolgersi a un tribunale. «Prima però occorre avere un quadro chiaro delle eventuali spese da sostenere. Infatti, la parte in torto deve sostenere non solo le proprie spese legali e giudiziarie bensì anche quelle della controparte», scrive ad esempio una compagnia assicurativa.