Quante ferite dopo il diluvio

È stato un rincorrersi di emozioni, ieri, nel Bellinzonese. Alla paura della nottata hanno fatto seguito sconcerto e incredulità di fronte alle ferite lasciate dietro di sé dal diluvio. Poi, però, la razionalità ha preso il sopravvento e ci si è rimboccati le maniche, analizzando palmo a palmo il territorio devastato, intervenendo là dov’era più urgente, pianificando le altre opere di pulizia e ripristino e dando avvio a una conta dei danni che sarà – purtroppo – molto pesante. Concordi, comunque, i testimoni dell’evento: una cosa così non si era mai vista. Soprattutto a Lumino e a Giubiasco, gli epicentri del poderoso temporale scatenatosi verso le 18.30 di sabato e proseguito fin verso le 23.
Oltre 150 chiamate
Sono state quelle le ore di fuoco anche per i Pompieri di Bellinzona, come conferma al CdT il comandante Samuele Barenco. «Nel complesso abbiamo avuto oltre 150 chiamate, con una quarantina di militi mobilitati». Si è trattato soprattutto di allagamenti di cantine, di parcheggi sotterranei e di locali al pianterreno. Causati sia dall’abbondantissima pioggia sia dall’esondazione di riali. Gli interventi si sono susseguiti senza interruzione e ancora ieri una ventina di uomini erano al lavoro per far fronte alle conseguenze del nubifragio.
Nubifragio su un terreno saturo
Ne sa qualcosa anche Henrik Bang, municipale bellinzonese responsabile del Dicastero opere pubbliche. Lo raggiungiamo al telefono mentre si trova al Torcett, nella zona dei torrenti Guasta e Dragonato. «Stiamo controllando una briglia realizzata dopo l’evento alluvionale del 2008 – spiega –. Per fortuna ha tenuto, sennò sarebbe andata molto peggio. Ma il manufatto è comunque al limite, colmo di sei o sette metri di materiale». Tanti, insomma, i lavori di pulizia e ripristino necessari. «Di conseguenze – prosegue il municipale – se ne vedono un po’ dappertutto. Anche per il fatto che l’evento si è verificato quando il terreno era già saturo d’acqua». Al lavoro in tanti nella notte e ancora ieri, fra Protezione civile, Azienda multiservizi e squadre comunali. E occhio attento alle situazioni più a rischio. «Stiamo monitorando anche il caso di Gudo – prosegue Bang – dove la frana precedente per ora sembra sotto controllo. C’è poi l’asilo del Palasio a Giubiasco, che – investito dal riale Fossato, la cui violenta piena ha rotto gli argini – ha subito danni ingentissimi e sarà inagibile per almeno 4-8 mesi. Nello scantinato abbiamo misurato un metro e mezzo d’acqua e detriti». Una patata bollente di cui deve occuparsi il responsabile del Dicastero educazione Renato Bison, a poche settimane dalla ripresa dell’anno scolastico. «Per fortuna almeno la parte delle elementari è stata risparmiata – afferma –, ma per quanto riguarda la Scuola dell’infanzia, c’è poco da fare». Ad essere toccate sono 8 sezioni, per un totale di 160 allievi, «per i quali – prosegue – troveremo una sede provvisoria nel giro di qualche giorno». Diverse le alternative discusse durante la riunione d’emergenza dell’Esecutivo svoltasi ieri pomeriggio. Fra queste, i prefabbricati allestiti nei pressi dello Stadio, pensati in vista della ristrutturazione delle Scuole Nord, poi rimandata a causa della pandemia. «Un’altra questione complessa di cui dovremo tener conto – conclude Bison – è quella del trasporto degli allievi del Palasio fino alla sede provvisoria». Nel comunicato diffuso nel tardo pomeriggio il Municipio ha poi aggiunto di non escludere che per questi allievi l’anno scolastico possa prendere il via «con una o due settimane di ritardo».
«Una cosa mai vista»
L’altro fronte caldo del diluvio, come detto, è stato quello di Lumino, dove il sindaco Nicolò Parente si è trovato di fronte «cose mai viste». I due riali che attraversano il paese «hanno abbattuto protezioni che parevano indistruttibili (stiamo parlando di veri muraglioni), sono esondati e hanno letteralmente devastato il paese, danneggiando fortemente sia strutture pubbliche sia case private. Gli abitanti di una di queste hanno dovuto fuggire in fretta e furia. Si sta valutando se e quando potranno rientrare». Stessa sorte per chi si trovava in una casa di vacanza sull’altro versante della valle, in zona Bassa, dove una frana ha messo in pericolo alcune residenze secondarie. Quanto alla valutazione dei danni, «è ancora troppo presto per fare previsioni – conclude–, ma si tratterà sicuramente di cifre ingentissime».
Il traffico ripristinato
Praticamente rientrate entro la tarda mattinata di ieri, poi, tutte le situazioni di emergenza legate al traffico. Sabato notte, ad esempio, il primo tratto della A13 in direzione della Mesolcina era stato chiuso per allagamenti all’altezza di Castione, così come la strada cantonale nel Locarnese fra Quartino e Riazzino. Problemi viari anche sulla strada della val Calanca, dove una frana si è caduta fra Buseno e Arvigo, costringendo a chiudere la cantonale al traffico. «L’Ufficio tecnico comunale – dichiara al CdT il sindaco di Rossa, Graziano Zanardi – ha lavorato in modo molto efficiente, cosa che ha permesso di riaprire la strada alle 11.30 (di ieri, ndr.)».
Tutto in pochissime ore: l'intensità crea danni
Il Ticino non fa eccezione. Come nel resto della Svizzera, il maltempo che sta segnando la nostra estate ha duramente colpito il nostro cantone. Ancora una volta. Il nubifragio che si è abbattuto sabato sera sul Bellinzonese è stato infatti solo l’ultimo di una lunga serie. Nella seconda metà di luglio, a essere stati investiti dalla pioggia e dalla grandine sono stati in particolare il Mendrisiotto e il Luganese.
Il violento episodio di sabato sera ha ricordato, per intensità, quelli avvenuti nelle scorse settimane. MeteoSvizzera, nell’analizzare l’evento, ha rilevato come un grande quantitativo di pioggia (si parla di 80-110 millimetri) si sia abbattuto nella zona compresa fra Locarnese, Bellinzona e Riviera. E tutto questo nel giro di pochissime ore. «I quantitativi di precipitazione sulle 18 ore sono localmente importanti, ma non eccezionali», scrive MeteoSvizzera. «109.8 mm a Locarno-Monti, 96.9 mm a Bellinzona, 93.8 mm a Cimetta, 83.2 mm a San Bernardino, 81.2 a Biasca e 73.4 a Cadenazzo. Come spesso accade, e come abbiamo più volte purtroppo osservato nelle ultime settimane, i danni maggiori vengono però causati dagli importanti accumuli sul breve periodo, causati dalle cellule temporalesche».
Guardando infatti agli accumuli sui 10 e sui 20 minuti, i dati assumono un significato diverso. «Per esempio, la stazione di Magadino-Cadenazzo ha fatto registrare ben 21.2 mm in 10 minuti e 34.7 mm in 20 minuti. Questi valori mostrano dei periodi di ritorno compresi tra 8 e 15 anni per il primo e ben 20-30 anni per il secondo. Con queste intensità di pioggia, allagamenti e straripamenti sono dietro l’angolo, anche in un Paese come la Svizzera dove negli ultimi decenni si è lavorato moltissimo in termini di prevenzione. Quantitativi del genere 20-40 anni fa avrebbero probabilmente causato danni in modo più esteso».