Quattro gioiellerie rapinate in due mesi

La fedina penale non ha giocato di certo a loro favore, viste le numerose condanne che hanno collezionato negli anni per furti commessi singolarmente e in banda in vari Paesi europei. Fare i conti con la giustizia non li ha però scoraggiati dal compiere altri reati simili, come rapinare quattro gioiellerie (in un caso non ci sono riusciti) tra Lugano, Ascona, Montreux e Crans-Montana sull’arco di soli due mesi e per una refurtiva di oltre 310.000 franchi. Un agire e, soprattutto, una predisposizione a delinquere che ha portato la Corte delle assise criminali a condannare due cittadini rumeni di 51 e 35 anni a ventiquattro mesi interamente da scontare per furto aggravato e ad espellerli dalla Svizzera per sette anni. «È manifesta la predisposizione degli imputati ad agire di concerto tra di loro oppure con terzi per commettere azioni criminose che hanno avuto fine solo con il loro arresto».
«Non avendo trovato lavoro...»
I due imputati, patrocinati dall’avvocato Stefano Camponovo, hanno ammesso integralmente i fatti. Ovvero aver sottratto dodici orologi Oris a una gioielleria di Lugano a fine giugno dell’anno scorso per un valore di 32.000 franchi e cinque orologi Breguet, un paio di orecchini, due collane, due chiusure pavé e un bracciale a una gioielleria di Ascona per ben 217.000 franchi un mese dopo. Ad agosto hanno preso di mira un’altra gioielleria, ma questa volta a Montreux il colpo non è andato a segno. Non si sono fatti però scoraggiare, e a settembre a Crans-Montana hanno rubato ventiquattro orologi Tag Heuer, tre anelli e un paio di orecchini per un totale di quasi 62.000 franchi. Individualmente, ma sempre facendo parte di una banda, hanno rapinato anche un negozio a Coira nel 2017 e un bar a Saint-Maurice nel 2015. Il modus operandi dei quattro colpi? Identico per tutti: individuavano i luoghi su internet, facevano un sopralluogo preventivo delle gioiellerie che esponevano gli oggetti di valore in vetrina e armati di trapano foravano il vetro per poi infilarci la mano e sottrarre la merce. «L’intenzione era venire in Svizzera per trovare un posto di lavoro», hanno detto in aula interrogati dalla giudice Monica Sartori-Lombardi, aggiungendo però che «non avendo trovato nulla abbiamo deciso di rubare». Sia Camponovo sia il procuratore generale sostituto Moreno Capella hanno riconosciuto la collaborazione dei due imputati che ha permesso di chiudere rapidamente l’inchiesta.