«Quei tagli mettono a rischio la sopravvivenza di Lugano Airport»

«L’aeroporto di Lugano non è una semplice infrastruttura regionale, ma un nodo strategico per la Svizzera». Per questo, la Confederazione deve riconoscerne «il ruolo nazionale», oltre ad escludere lo scalo ticinese dai tagli previsti nelle misure di risparmio del bilancio 2027 della Confederazione. Ne è convinta l’Associazione Passeggeri e Aeroporti della Svizzera Italiana (ASPASI) che, insieme ad AITI, Cc-Ti, Associazione Bancaria Ticinese (ABT), Associazione Svizzera dei Gestori Patrimoniali (ASG), Lugano Commodity Trading Association (LCTA), Hotelleriesuisse Ticino e Lugano Region, ha inviato una lettera alla Commissione delle finanze del Consiglio agli Stati per esprimere forte preoccupazione di fronte alla riduzione dei contributi agli aerodromi regionali. Una misura, come detto, prevista nel pacchetto di risparmi della Confederazione.
In soldoni,a rischio c’è il contributo federale annuo di circa 5 milioni di franchi, oggi destinato principalmente alla sicurezza garantita da Skyguide, che il Consiglio federale intende abolire (l’ultima parola spetterà al Parlamento). Un contributo che per i firmatari della missiva – il copresidente dell’ASPASI Michele Rossi, il responsabile luganese di ASG Filippo Recalcati, il direttore dell’ABT Franco Citterio, il direttore dell’AITI Stefano Modenini, il direttore della Cc-Ti Luca Albertoni, la presidente Hotelleriesuisse Ticino Sonja Frey, la segretaria generale di LCTA Monica Zurfluh e il direttore di Lugano Region Massimo Boni – è irrinunciabile. «La soppressione di questo sostegno comprometterebbe seriamente il funzionamento dell’aeroporto e avrebbe conseguenze drammatiche: le tasse di atterraggio aumenterebbero (fino a 1.000 franchi di costi aggiuntivi per atterraggio), gli orari di apertura sarebbero limitati e la sicurezza sarebbe compromessa», si legge nella missiva. Insomma, le misure di risparmio della Confederazione «metterebbero a rischio la sopravvivenza dell’infrastruttura stessa».
Per i firmatari, c’è un possibile margine di manovra. La revisione dell’ordinanza sul servizio di navigazione aerea (in vigore dal 2017) affida la responsabilità della sicurezza locale ai gestori degli aeroporti. «Poiché le entrate derivanti dai diritti di approccio (circa 5-6 milioni di franchi) non coprono i costi totali di circa 35 milioni di franchi all’anno, il deficit è stato finora compensato da aiuti finanziari provenienti dalla tassa sul carburante», il cui utilizzo «è vincolato dalla Costituzione». La parziale copertura dei costi della sicurezza sugli aeroporti regionali di categoria II (compreso dunque Lugano Airport) «corrisponde quindi al principio di solidarietà all’interno dell’aviazione svizzera e non può essere messa in discussione».
«A nostro avviso – dice Rossi al Corriere del Ticino –, ci potrebbe essere un margine per giustificare il mantenimento dell’aiuto federale».
L'impatto economico
Nella lettera alla Commissione delle finanze della Camera Alta, le associazioni ricordano che l’aeroporto di Lugano «è l’unico scalo a sud delle Alpi, nel 2024 ha registrato oltre 21 mila movimenti aerei (+12%), di cui circa 8 mila voli business, con un impatto economico stimato superiore ai 100 milioni di franchi. Lo scalo assicura 120-130 posti di lavoro diretti, sostiene la formazione di piloti, ospita eventi aeronautici e accoglie anche voli di Stato».
Le richieste
Alla luce di questi elementi, ASPASI e le associazioni firmatarie chiedono tre cose. La prima: di riconoscere il ruolo nazionale e strategico di Lugano Airport. La seconda: di escludere l’aeroporto ticinese dai tagli previsti. La terza: di garantire un sostegno continuo, adeguato e proporzionato, nel rispetto dei principi di equità e solidarietà all’interno del sistema aeronautico svizzero. «Siamo convinti che una decisione lungimirante a favore dell’aeroporto di Lugano-Agno non solo tuteli gli interessi della Svizzera italiana, ma rafforzi anche la competitività, l’attrattiva e la sicurezza del nostro Paese nel suo complesso», conclude la missiva.
