Il ricordo

«Quel nomignolo gli piaceva»

Fu Fulvio Pelli a coniare per Alex Pedrazzini il soprannome «monello»: «Riusciva a sdrammatizzare anche le decisioni più importanti» – Giorgio Giudici: «Diede un’accelerata alle aggregazioni» – Pietro Martinelli: «Una persona assolutamente autonoma nel suo modo di pensare»
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Fu Fulvio Pelli a coniare per Alex Pedrazzini, oggi scomparso, il soprannome “monello”. «Avevo parlato di lui come di un monello durante un congresso cantonale del PLR che all’epoca ricevette molta eco», ricorda Pelli. «“Monello” era un termine utilizzato con un’accezione positiva nei suoi confronti e non certo critico, per descrivere un personaggio che conoscevo molto bene perché con lui avevo fatto da giovane il servizio militare. Mi ero ritrovato con lui perché, essendomi presentato con grave ritardo alla visita di reclutamento, fui inserito con tutti i soldati del Mendrisiotto. Posso senz’altro dire di aver conosciuto bene Alex, tanto che tra di noi negli anni si è instaurato un rapporto di amicizia. L’ho poi frequentato nuovamente quando nel 1991 fu eletto consigliere di Stato. Tornando al “monello”, ricordo che pensai a quell’appellativo perché era una persona che amava particolarmente il divertimento e l’ironia: riusciva, anche nelle sue importanti decisioni, a sdrammatizzare, portando un modo un po’ bizzarro e nuovo di fare politica e di comunicare. Quello del “monello” era forse anche un simpatico rimprovero, ma devo ammettere di non ricordare esattamente la motivazione che mi portò a coniare quella definizione. Alex Pedrazzini, per me, era però soprattutto un’anima buona: pur avendo fatto il direttore del carcere e il consigliere di Stato, che sono ruoli che richiedono grande rigore e fermezza, aveva delle sensibilità apprezzabili. “Monello” gli piacque e gli è poi rimasto, come a me è restato l’appellativo di “Uomo del monte”. Mi fu affibbiato pensando probabilmente di danneggiarmi, ma in fin dei conti non è stato così, anzi». Fulvio Pelli è stato inoltre presidente cantonale del PLR negli otto anni in cui Pedrazzini sedeva in Governo: «Alex Pedrazzini non era un politico settario, al contrario aveva una mentalità aperta ed era pronto al confronto e al dialogo, come credo di esserlo io. È forse per questo motivo che abbiamo sempre avuto un rapporto basato sulla collaborazione reciproca e sulla cordialità, sebbene fossimo di due partiti diversi».

Giudici: «Accelerò le fusioni»
«Sono addolorato per la scomparsa di Alex Pedrazzini, un uomo e un politico con il quale ho sempre intrattenuto ottimi rapporti». A parlare è Giorgio Giudici, ex sindaco di Lugano, che ricorda così Pedrazzini: «Era un personaggio imprevedibile, fuori dagli schemi, con lui era un piacere dialogare e scoprire di volta in volta il suo raffinato sense of humour». Il tema fusioni stava particolarmente a cuore ad Alex Pedrazzini, considerato un antesignano in questo campo: «Come consigliere di Stato diede una significativa accelerata in questo senso: io personalmente non condividevo la visione delle fusioni, che tendeva a cancellare alcune realtà più piccole, mentre ero molto favorevole al discorso aggregativo, che infatti come Lugano portammo avanti con decisione negli anni a venire, per esempio puntando sulla concezione di “Nuova Lugano” piuttosto che di “Grande Lugano”. Questo proprio in virtù della volontà di guardare al futuro mantenendo le peculiarità di ogni singolo Comune interessato dal progetto aggregativo. Ma è evidente che fu Alex a dare la spinta a livello cantonale, a permetterci di proiettarci nel futuro su questo fronte. Sì, ha lasciato una traccia indelebile».

Martinelli: «Lezione utile»
«Un episodio? Quando lo conobbi. Io ero appena entrato in Consiglio di Stato, e lui era ancora direttore della Stampa. Mi invitò a visitare il carcere e mi fece una vera lezione, molto puntuale, in cui evidenziò vari problemi. Mi disse: “Faccia attenzione - ci davamo ancora del Lei -, un carcere non deve mai essere di assoluta sicurezza. Bisogna lasciare al carcerato la possibilità di sognare la fuga, altrimenti impazzisce”. Molto più in là, ci fu un’evasione cruenta, è vero, ma nulla a che vedere con quel concetto, che per me fu illuminante». Pietro Martinelli si unisce quindi al ricordo di Alex Pedrazzini, ritrovato in Consiglio di Stato quattro anni dopo quel primo episodio. «Una persona assolutamente autonoma nel suo modo di pensare. Si ritrovò in minoranza, con me, su due temi importanti: Thermoselect e il secondo pacchetto di sgravi fiscali di Marina Masoni». Martinelli ricorda una delusione: «Sì, certo, quando rifiutò di riprendere il DT, che veniva lasciato da Renzo Respini. Ma credo che lui avesse una predisposizione per il DI». E per le battute. «Effettivamente era un compagno molto piacevole. Nelle visite che facevamo in altri cantoni, teneva allegri tutti i consiglieri di Stato e le rispettive compagne o compagni con battute fulminanti. Ed era un piacere ritrovarlo di volta in volta, anche più in là, impegnato alle bancarelle della Fondazione Arcobaleno. Aveva anche uno spiccato senso sociale».

Lombardi: «Sorrisi per tutti»
«Alex Pedrazzini era il giurista che per primo si era occupato delle mie vicende legate alle patenti quando era al Dipartimento dell’interno del canton Ticino», ha detto con un sorriso Filippo Lombardi, intervenuto a TeleTicino. «Lo conoscevo bene, era una persona estremamente simpatica, che infondeva allegria in tutti quelli che incontrava. Ha fatto la sua esperienza da carceriere, e lo prendevamo un po’ in giro proprio per i suoi trascorsi da direttore di penitenziario, prima in Ticino e poi in Romandia. Il passaggio alla politica attiva è stata una conclusione logica del suo percorso, per cui non ci fu nessuna sorpresa. Era la logica del suo destino. I giovani magari non l’hanno conosciuto così bene, ma chi ha avuto occasione di sentire parlare di lui anche indirettamente ha l’impressione di una persona allegra e anticonvenzionale. Lo chiamavamo il monello - ricorda anche Lombardi -, talvolta si lasciava andare a espressioni anche colorite. Ma aveva sempre questo sorriso e questa allegria che infondevano cuore e buon umore».