Quella carta di credito nascosta in ascensore

È iniziato stamattina alle Criminali il processo nei confronti del 32.enne tedesco accusato di aver assassinato la sua partner, una 22.enne inglese, il 9 aprile 2019 nella camera 501 dell’Hotel La Palma Au Lac di Muralto. Già in calendario a luglio, ma poi rinviato per un supplemento tecnico richiesto dal giudice Mauro Ermani, il procedimento ha rischiato ancora di subire uno spostamento. L’avvocato difensore del 32.enne, Yasar Ravi, durante la discussione sulle questioni preliminari, ha infatti richiesto un ulteriore rinvio per permettere al suo consulente di esaminare il rapporto sulla perizia medica commissionata dalla procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis ad un esperto dell’Università di Losanna. Dopo una breve riunione, la Corte ha deciso di soprassedere sulla richiesta di Ravi «poiché un ulteriore valutazione del professionista incaricato dalla difesa non avrebbe spostato più di tanto l’esito della perizia».
Aperta la fase dibattimentale, il giudice ha cercato di tratteggiare a sua volta un «profilo psicologico» dell’imputato, incalzandolo di domande sulla sua condotta di vita, attingendo dagli atti e dalle testimonianze raccolte durante l’inchiesta. Più volta Ermani ha chiesto conto al 32.enne della sua situazione economica, dei debiti accumulati, di una vita vissuta sopra le righe – alcol e cocaina a fiumi - nonostante avesse due figli piccoli ai quali da tempo non versava gli alimenti. «Ero uno stupido, egoista, mettevo davanti a tutto e tutti il mio benessere, la mia immagine, anziché le esigenze della mia ex compagna e dei nostri figli», ha ammesso ad un certo punto l’imputato.
In tarda mattinata, poi, il processo è entrato nel vivo. E il presidente della Corte ha cercato di farsi spiegare il motivo di un gesto, quello di aver nascosto la carta di credito della vittima in un’intercapedine dell’ascensore dell’albergo, che secondo la procura sarebbe alla base dell’omicidio: un mero interesse economico, svuotare il conto corrente della 22.enne inglese, benestante, che il 32.enne aveva conosciuto un paio di mesi prima in vacanza. «È stato uno scherzo, quella sera abbiamo discusso e raggiungendo in ascensore la camera ho preso la sua carta di credito che mi è maldestramente caduta nell’intercapedine. L’avrei recuperata il giorno dopo», ha detto l’imputato.
Nel pomeriggio il processo continua con la ricostruzione di ciò che è avvenuto tra i due nella camera d’albergo. Lui ha sempre sostenuto che la morte della sua partner è stata causata da un gioco erotico finito tragicamente, la Corte vorrà soprattutto approfondire se effettivamente alla base del delitto ci sia stata una pratica sessuale portata all’estremo o la volontà del 32.enne di «liberarsi» della giovane donna per appropriarsi dei suoi soldi, recuperando in un secondo momento – superata la «buriana» - della carta di credito dall’intercapedine dell’ascensore dell’albergo.