Quella grappa nostrana che di ticinese ha perfino la botte

Utilizzare il legno di robinia, che da noi anche se in molti non lo sanno è ancora considerata una neofita invasiva visto che il suo arrivo in Europa risale al 1601, per creare botti. E non botti qualsiasi: botti per invecchiare la grappa ticinese e dar vita a un prodotto di origine controllata. È questo l’ambizioso – e interessante visto che intende valorizzare un legno che in Svizzera è presente soprattutto nel Sottoceneri e un distillato che è parte della tradizione ticinese – progetto presentato oggi a Mezzana e a cui stanno lavorando la Federlegno, EcoEng e Istituto WSL di Cadenazzo e Agriscope.
Proprio in queste settimane, in uno dei pochi bottai rimasti in Svizzera, si stanno realizzando tre piccole botti (da 50 litri) prodotte con robinia ticinese. Nel contempo a Mezzana circa 3,5 tonnellate di vinaccia sono state distillate (dando vita a circa 300 litri di grappa grezza). La grappa verrà ora trasportata in un laboratorio specializzato e inserite, per l’invecchiamento, nelle tre botti di robinia. Per «confronto» verrà fatto lo stesso in tre botti di rovere provenienti dal Giura. Alla fine dell’invecchiamento, dopo una lunga serie di analisi, si valuteranno le qualità del prodotto e – soprattutto – si potranno trarre preziosi insegnamenti su come eventualmente migliorarlo. Capire per esempio quale tipo di legname utilizzare pere valorizzare al meglio la grappa ticinese.
«È un modo – ha spiegato Danilo Piccioli di Federlegno» – per creare un mercato di nicchia e puntare sul legno di robinia».