Quella rete che unisce le vette fa sorridere anche il turismo

I segni bianchi e blu sono quelli della traccia alpina. Le corde agganciate saldamente alla parete di roccia per riuscire a superare i passaggi sulle creste più esposte. E, tra le 13 vette toccate (di cui 10 sopra i 3.000 metri), al Piano della Parete, il primo bivacco in Ticino per trascorrere la notte a un passo dalle stelle a 2.725 metri di altitudine. Sono solo alcune delle caratteristiche che rendono la Via Alta Crio (100 chilometri suddivisi in 10 tappe dalla capanna Brogoldone fino al Passo del Lucomagno) unica nel suo genere. Un luogo fondamentale sia come attrattore turistico, che per la valorizzazione del territorio. Ne sono convinti Massimo Gabuzzi, responsabile marketing dell’Associazione Via Alta Crio, e Juri Clericetti, direttore dell’Organizzazione turistica regionale Bellinzonese e Alto Ticino. Da poco è stata introdotta una novità: una tessera “fedeltà” da timbrare a ogni tappa del percorso di montagna per ottenere alla fine un attestato che certifica l’impresa compiuta.
Piace davvero ovunque
Sì, perché per affrontare la Via Alta Crio servono indubbiamente preparazione, allenamento, esperienza in alta montagna, oltre ad un perfetto equipaggiamento, premette Juri Clericetti. «Il concetto strategico che sta dietro la Crio è molto importante per noi perché, oltre a valorizzare le montagne del nostro territorio, va a toccare le cime più alte, facendole conoscere a un pubblico magari un po’ di nicchia ma che arriva anche dall’estero. Ci sono stati ad esempio degli olandesi che l’hanno percorsa tutta, vediamo quindi un’apertura al mercato internazionale». Se il concetto della Via Alta non è forse accessibile a tutti, è anche vero che esiste un’offerta complementare per gli escursionisti meno esperti o per le famiglie. «Si tratta della Via Francisca del Lucomagno», spiega Clericetti, che segue praticamente lo stesso percorso della Crio, ma lungo il fondovalle, «una passeggiata tra storia e cultura della nostra regione». Ed è stata proprio la Via Francisca ad ispirare la novità che sta già raccogliendo favori: la tessera con il suo attestato. Novità introdotta a giugno, quando inizia la stagione della Crio. «Questa idea piace agli escursionisti», rileva Massimo Gabuzzi, «è un modo per avere un ricordo speciale dell’esperienza fatta». Sulla tessera (disponibile nelle capanne e nei punti di partenza della via) vanno raccolti tutti i timbri dei punti di sosta lungo il percorso, prosegue Gabuzzi. «Ognuno ha il proprio per certificare il passaggio. Le date in cui si fa la timbratura non devono necessariamente essere continue, la via può anche essere percorsa in più momenti». E, una volta completato il tutto, «si manda una foto della tessera a [email protected] indicando i propri dati. Ed ecco che sarà spedito il diploma personalizzato firmato dall’Associazione dove si attesta di aver percorso tutta la Via Alta Crio».
Connessione e prospettive
E, in questi due mesi, tenendo conto anche delle giornate di maltempo, c’è già chi è riuscito a completare tutto il percorso e ha ottenuto l’attestato, racconta Clericetti. «Stiamo raccogliendo impressioni positive, anche perché è un incentivo per gli escursionisti a raggiungere l’obiettivo e scoprire il territorio». Ma non solo. L’introduzione della tessera ha portato alla creazione di una vera e propria rete di connessione tra le capanne e i rifugi lungo la Crio. «Hanno adottato un nuovo sistema per le prenotazioni online che viene promosso anche tramite il mercato digitale della Südostbahn». «Oltre ad aver, naturalmente, portato più persone a fermarsi per mangiare o pernottare nei vari punti di ristoro della Via Alta, sostenendo così anche chi ci lavora», gli fa eco Gabuzzi, «senza contare l’aumento dell’indotto che già l’apertura della Via Alta Crio aveva portato. Basti pensare che ci sono stati dei momenti in cui le capanne erano al completo e non potevano più accettare prenotazioni».
Panorama sublime
Il fiore all’occhiello resta il bivacco, una piccola gemma alpina realizzata dalla Società alpinistica ticinese (SAT) Lucomagno. «È un luogo speciale, che riflette il concetto di Via Alta, non da intendersi come ‘‘più difficile’’ ma come il fatto di ‘‘camminare in alto’’ e godere di un panorama sublime», spiega Gabuzzi. «Il bivacco è il secondo punto più alto in Ticino in cui è possibile dormire (il primo è la baracca militare al rifugio Camosci, sulla vetta del Pizzo Cristallina, n.d.r.). Un’esperienza unica a un passo da cielo». Ogni dettaglio poi è stato studiato, «come la grande parete di vetro che permette nelle giornate di sole di immagazzinare calore all’interno della struttura per la notte».
I prossimi passi
Lo sguardo di Gabuzzi è già rivolto al futuro, con la creazione della prossima Via Alta, la quinta e ultima che sarà realizzata in Ticino e la seconda completamente nel nostro territorio, dopo quelle di Vallemaggia, Verzasca, Idra e, appunto, Crio. «Si tratta di un percorso che andrà a collegare la zona Matro (Biasca)-Nara con il San Gottardo». «Il progetto fa parte del filone del delle attività all’aperto contenute nel masterplan condotto dall’Ente regionale per lo sviluppo Bellinzonese e Valli e andrà a completare anche geograficamente il disegno delle Vie Alte» aggiunge Clericetti, che annuncia anche un’altra novità. «Stiamo lavorando attualmente all’organizzazione di gite accompagnate da guide alpine professioniste per la Crio, promosse e vendute tramite una piattaforma».