Truffa alla Raiffeisen

Quella trentina di e-mail che ha salvato il rapper

Il cantante Swagg Man è stato assolto in Appello in Tunisia dall’accusa di riciclaggio – Abbiamo avuto accesso ai documenti che hanno convinto i giudici della sua innocenza: ecco cosa dicono
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Federico Storni
02.04.2022 06:00

Il rapper franco-tunisino Swagg Man non sapeva che i milioni versati sui suoi conti dal contatto svizzero fossero frutto di una truffa ai danni della banca Raiffeisen di Lugano, e pertanto non deve essere condannato per riciclaggio di denaro. I soldi, tuttavia, devono tornare al truffato. È questa la conclusione a cui è giunta la Corte d’Appello tunisina negli scorsi mesi, ribaltando una sentenza di primo grado che aveva condannato Swagg Man - nome d’arte di Iteb Zaibet - a cinque anni di carcere. Sentenza, quella di secondo grado, che il Corriere del Ticino ha potuto visionare, assieme ad alcuni documenti che hanno portato la Corte a discolpare lo showman.

Il contesto

Dell’esito di questa vertenza avevamo già scritto (vedi l’edizione del 21 febbraio), definendolo l’ennesimo colpo di scena in una vicenda già molto sorprendente fin dall’inizio. Anche perché l’estate scorsa il Ministero pubblico, da noi sollecitato, ci aveva detto di ritenere «manifesto» il coinvolgimento del rapper nel reato compiuto da un funzionario di banca ticinese, condannato a fine 2020 a cinque anni e mezzo di carcere per aver rubato oltre una decina di milioni di franchi dai conti di alcuni clienti della Raiffeisen di Lugano, per cui lavorava. Soldi che erano terminati sui conti americani (Swagg Man aveva una società immobiliare in Florida) e tunisini del cantante. I primi erano stati subito bloccati e restituiti, i secondi non ancora.

Dichiarazione d’innocenza

La versione raccontata in aula a Lugano era che il funzionario ticinese, peraltro reo confesso, per riciclare il denaro in Bitcoin e renderlo meno tracciabile si sia appoggiato a persone che non conosceva, contattate sul dark web, incappando casualmente proprio in Swagg Man. Il cantante, si apprende invece dal processo tunisino, ha a sua volta affermato di non conoscere il funzionario ticinese. Il suo contatto, ha riferito, era tale D.S., della Nimrod Advising, che diceva di agire a nome di facoltosi clienti svizzeri intenzionati a comperare una villa a Miami e dei macchinari per scaricare il grano di solito usati in operazioni portuali. Swagg Man - durante un carteggio di una trentina di e-mail - ha detto a D.S. di potersi occupare di entrambe le incombenze, anche grazie a suoi contatti in Europa. La conversazione è continuata per un paio di settimane, dal 12 al 27 dicembre 2018. I giorni in cui il funzionario ticinese stava compiendo la sua truffa. Particolarmente interessante notare, in questo senso, come D.S. durante tutta la conversazione abbia una gran fretta nel voler versare il denaro a Swagg Man. Il cantante, per contro, insiste affinché le cose vengano fatte a regola d’arte, ma finirà comunque per ritrovarsi i soldi dove affermava di non volerli.

Numerose incongruenze

Come detto, questo scambio di e-mail ha giocato un ruolo importante nello scagionare Swagg Man agli occhi della giustizia tunisina, che ha ritenuto la conversazione con D.S. genuina. A scorrerla, tuttavia, emergono numerose incongruenze, su cui peraltro la sentenza non si sofferma. Per citare le tre più evidenti: non vi è traccia in Svizzera o altrove dell’esistenza di una società chiamata Nimrod Advising (D.S. è quindi con buona probabilità uno pseudonimo usato dal funzionario ticinese); Swagg Man dà informazioni immobiliari false, continuando a insistere che negli Stati Uniti per comprare una casa bisogna a un certo punto bloccare i soldi presso una sorta di ufficio fondiario (cosa non vera); le due macchine per scaricare grano vengono «vendute» per 5,2 milioni quando il loro prezzo di mercato - stando a quanto abbiamo appurato - è di alcune centinaia di migliaia di franchi al massimo. Come acquirente dei macchinari, inoltre, viene indicata una società attiva in ambito edilizio nel Sottoceneri da ben oltre trent’anni: non è chiaro cosa se ne possa fare di macchinari da scarico portuale.

Un contratto certamente falso

Tutto in regola, però, per la Corte tunisina, che anzi sottolinea come in due occasioni Swagg Man si rifiuti esplicitamente di inviare Bitcoin a D.S. per il lavoro svolto: segno che non si è prestato, se non involontariamente, all’operazione di riciclaggio che gli era imputata. A discolpa del rapper, la Corte ha inoltre ritenuto che il vero complice del funzionario ticinese fosse il misterioso D.S.. La sentenza, a onor del vero, riconosce come falsa la documentazione prodotta per giustificare l’acquisto dei macchinari. In particolare un contratto fra la ditta di Swagg Man (in cui il nome della ditta viene regolarmente storpiato) e quella sottocenerina, con tanto di firma autografa sotto il logo della società ticinese (ma senza indicazione di chi possa aver firmato). Contratto che inoltre contiene diversi errori di battitura. Un falso, secondo la Corte, però sufficientemente elaborato da portare Swagg Man a non avere dei sospetti.

L’impressione è che la Corte abbia dato parecchio peso alla penultima e-mail scritta da Swagg Man a D.S. il 26 dicembre 2018: «Il mio banchiere in Tunisia mi ha detto che i soldi sono bloccati e che c’è un sospetto di frode malgrado gli abbia mandato tutti i documenti che mi hai dato. Lo trovo bizzarro, non lo capisco. Se fra qualche settimana non avrò tue nuove sarò obbligato ad andare in Tunisia per chiarire tutto là». Cosa che effettivamente il rapper farà. Ma vi è anche la possibilità che l’intero scambio di e-mail sia stato creato ad arte a posteriori per discolparsi: c’è in effetti chi ha sporto denuncia in questo senso. In ogni caso, malgrado Swagg Man sia stato assolto, i soldi non gli sono stati restituiti e sono tuttora bloccati.

Il Ministero pubblico, da noi contattato, riferisce di non aver ricevuto copia della sentenza, né di avere agli atti i documenti citati in queste righe. Abbiamo anche provato a contattare la ditta sottocenerina, ma senza risposta.

L’altra inchiesta

Mercoledì intanto è iniziato un nuovo processo a carico di Swagg Man, sempre in Tunisia: è accusato di aver truffato diversi suoi fan per 1,5 milioni di euro. Rischia fino a 5 anni. Il processo è però subito stato aggiornato perché il rapper ha presentato un certificato medico.