Questa è Molino Nuovo, prendere o lasciare

È probabilmente il luogo di Lugano in cui i cambiamenti si susseguono più rapidamente. In cui ieri c’era un bar e oggi non più. In cui oggi c’è una casetta e domani un immenso cantiere. Ed è un luogo di contrasti. Il bello e il brutto, il pop e il posh, le case del ‘48 e un nuovo palazzo che promette «una vista imperdibile» su chissà cosa. È città in pieno, a volte quasi troppo, ma c’è anche un grotto. Polenta, sushi e poke. Ed è multietnica: lo sono i suoi abitanti, lo sono i suoi ristorantini e i take-away da ogni angolo del mondo. E forse non è un caso se proprio in via Zurigo sopravvive Wong Ho, il più longevo ristorante cinese di Lugano. E a ben pensare, con i suoi cimiteri, è anche il luogo in cui i luganesi vanno a trascorrere l’eterno riposo. Molino nuovo è così. Prendere o lasciare. Con i suoi 9.630 abitanti, se non fosse un «semplice» quartiere, sarebbe il quinto Comune più grande del Ticino. Più popoloso di Chiasso, per intenderci. C’è chi l’ha definito un laboratorio urbano, chi un non luogo. Un tempo era la porta Nord di Lugano. Lo è ancora, ma in futuro sarà il Nuovo Quartiere di Cornaredo ad assumere questo ruolo e – con la città che si allargherà verso la galleria Vedeggio-Cassarate – Molino Nuovo diverrà più centrale. E poi c’è quella nuova piazza che gli abitanti attendono da tempo e che, almeno a livello di progettazione, sta pian piano prendendo forma. Sarà un cambiamento importante, come importante sarà il cambiamento dell’area se il Polo sportivo e degli eventi supererà il voto popolare. Perché quel progetto è pensato anche per «cucire» urbanisticamente Molino Nuovo al Nuovo Quartiere di Cornaredo, appunto. Ci siamo presi una giornata per entrare nei suoi bar e nei suoi negozi, parlando con gli esercenti e con i loro clienti. Con chi a Molino Nuovo vive da 60 anni e con chi ci è appena arrivato. Opinioni contrastanti, e non poteva essere altrimenti. «Non vedo l’ora di andare in pensione e andarmene», ci confida la proprietaria di uno storico locale. «Molino Nuovo non è più come una volta. Si percepiva la vita di quartiere e c’era tutto. Oggi cosa è rimasto a parte il traffico?». Nostalgia dunque, senza bisogno di andare a scomodare l’epoca in cui in piazza arrivava il tram (fino al ‘59). Ma c’è chi la pensa diversamente. Chi ci crede. «È un quartiere con grande potenziale e che in futuro, con qualche accorgimento, crescerà». E la vicina università ha portato qualcosa? Ha cambiato il quartiere? «Sì», risponde convinto un negoziante. «Chi apre un’attività a Molino Nuovo pensa automaticamente agli studenti». «No», risponde un altro. «Credevamo tutti che avrebbe avuto un impatto sul quartiere, ma non è cambiato molto. Forse dovreste chiederlo a quelli di Viganello».
C’è fermento
È un luogo, dicevamo, di grandi cambiamenti. Non lontano dalla piazza, negli ultimi anni, hanno aperto diverse attività interessanti. A luglio è stato inaugurato un grande negozio di prodotti siciliani. Poi ci sono Panelento (prodotti artigianali e a chilometro zero), Feta, Delaf, HKyoto e ai bar storici (dal Piccolo Principe al Dante, dal Chimera all’Americano) si sono aggiunti nel tempo l’Urban e il Pinard. Senza dimenticare l’Hotel City. C’è fermento. «È una zona della città – osserva un imprenditore – in cui è un po’ più facile rischiare». I prezzi sono un po’ più bassi e l’idea di iniziare un’attività diventa più abbordabile. «È vero – conferma un suo collega – ma tanti arrivano, aprono e poi chiudono. Questo è il motivo di tanti cambiamenti. Ma è davvero un bene?». E la nuova piazza? «Se ne parla da 35 anni. Finché non la vedo non ci credo».
Innamorarsi in via Monte Boglia
In via Brentani, dove un tempo c’era il mitico Tilia, incontriamo dei giovani impegnati a trasportare dei mobili in uno stabile. «Avete bisogno?», ci chiedono vedendo che stiamo osservando la scena incuriositi. E ci spiegano che stanno per aprire un nuovo locale. «Si chiamerà MintShake. Vogliamo offrire qualcosa al quartiere e rivolgerci anche agli studenti della scuola». Hanno lo sguardo rivolto verso la CSIA e, in effetti, la zona sembra interessante per investire. Soprattutto se si pensa che proprio dall’altra parte della strada s’intravedono le forme di quello che sarà il Parco Brentani: due torri e 153 appartamenti. Tutto questo dove un tempo c’era un posteggio. Girato l’angolo, in via Monte Boglia, incontriamo altri giovani che da poco hanno aperto un bar. È ben arredato e molto diverso da come era un tempo, quando si chiamava Fonzi. «A dire il vero – racconta una delle proprietarie – ho scoperto questo locale accompagnando una mia amica, che voleva comprarlo. Poi lei ha rinunciato. Ma io me ne sono innamorata, e ho deciso di lanciarmi in questa avventura». Innamorarsi a Molino Nuovo, o almeno di un angolo di esso. Ma non tutto è rosa e fiori, anzi. «Altroché... Abbiamo aperto a novembre e lo Stato non ci ha aiutato. Non rientravamo nei casi di rigore, essendo la nostra un’attività nuova. Ne avremmo avuto bisogno. Ma restiamo a soffrire».
Il maxi cantiere di via Brentani e la tombola che non c’è più
È abbastanza impressionante fare un giro per Molino Nuovo e notare come in poco tempo, in pochi anni, tantissime cose non ci siano più. E come tante altre siano comparse quasi dal nulla. Non c’è più il Metrò, ma in compenso c’è ancora un murales (probabilmente una delle loro primissime opere) della Nevercrew, che nel frattempo è diventata famosa in tutta Europa. Non c’è più il Living Room (ora si chiama Bunker), dove tante band ticinesi hanno mosso i loro passi. Chiuso il Morandi (in tutte le sue successive declinazioni). Chiuso il sexy shop e pure il NonSoloVideo, che era l’ultima videoteca di Lugano. E la più grande. Non c’è più neppure la gigantesca tombola di via Brentani, capace di attirare centinaia di persone ogni sera. C’è chi veniva apposta dall’Italia, da posti come Novara o Cremona, per sperare di portare a casa qualche premio o solo per l’ebbrezza di fare quintina. Proprio in questi giorni gli operai stanno smembrando il pianoterra del palazzo che la ospitava e prossimamente gli spazi – così ci è stato detto – diventeranno degli uffici. Proprio via Brentani, dall’inizio alla fine e su entrambi i lati, è un cantiere unico. Tra qualche mese si potrà probabilmente vedere il risultato finale. Lo stesso era accaduto tempo prima in via Monte Boglia.
I cavallucci di legno scomparsi
«E se davvero scrive un articolo su cosa non c’è più a Molino Nuovo – chiede una storica ristoratrice – si ricordi di menzionare i cavallucci di legno che c’erano in piazza e che offrivano qualcosa da fare ai bambini e alle famiglie. Che fine hanno fatto? Li hanno portati via 25 anni fa dicendo che li avrebbero restaurati. Ma da allora non si sono più visti. In compenso hanno realizzato un posteggio per le moto e di famiglie, sulla piazza, non se ne vedono più da un pezzo».
Quattro team sono al lavoro per la nuova piazza
A Molino Nuovo c’è solamente una piazza, che però una vera piazza non è. Da anni si parla di un progetto per rivalorizzare l’area e possibilmente anche salvaguardare la fontana (soprannominata il Sombrero, o l’UFO) di Tita Carloni. La Città si è attivata e in maggio ha presentato a 4 team interdisciplinari le tempistiche che dovranno seguire per presentare i progetti. I risultati del mandato di studio in parallelo verranno presentati nei prossimi mesi (probabilmente in novembre) e poi, l’anno prossimo, i progetti verranno esposti al pubblico. Si tratta di un primo passo importantissimo per arrivare a una progettazione definitiva della nuova piazzache, si spera, sarà in grado di valorizzare l’intero quartiere. Si vuole conferire alla zona una forte valenza di spazio pubblico e di aggregazione, tutelando gli elementi di valore storico e culturale. E si cercano anche soluzioni urbanistiche per il comparto visto che dal profilo pianificatorio il Piano particolareggiato risale al 1991, e nel frattempo molte cose sono cambiate.