«Questi ragazzi in realtà hanno fatto del male a se stessi»

«Cosa posso dire? Secondo me hanno fatto del male a se stessi». Così reagisce don Giampietro Ministrini, vicario foraneo del Mendrisiotto alla notizia dei tre giovani fermati. «La voce che li avessero individuati circolava da giorni ma tutti aspettavano una conferma: ora è arrivata».
«Impressiona», aggiunge il prete a caldo, «che siano ragazzi nostri». E ricorda che in alcuni paesi dove erano avvenuti i vandalismi erano stati organizzati momenti di preghiera riparatoria. «Ma dal mio punto di vista si tratta di iniziative che – sottolineando quello che è successo - rischiano di creare ancora più confusione, amarezza e pessimismo. C’era stata anche una mozione in Gran Consiglio e tutti erano d’accordo sul fatto che con gesti simili viene ferito qualcosa di sacro che ha a che fare con la sensibilità dei cittadini in generale e dei cattolici in particolare». Una vera e propria «ferita che si percepiva parlando con la gente. Un’amarezza derivante dal fatto che qualcuno si scaglia contro queste cose sacre. Sacre – ripeto – perché sono cose intime a cui si è legati al di là della pratica religiosa». Quando chiediamo a don Giampietro cosa si sentirebbe di dire ai giovani autori dei vandalismi, si prende un po’ di tempo prima di rispondere. «Direi loro, osserva, che hanno fatto del male a se stessi togliendo qualcosa che può fare solo del bene a tutti». Le statue distrutte, infatti, spiega il sacerdote «sono simboli che veicolano il bene e rinviano a valori e a una spiritualità. Non certo dei totem che incitano al male. Danneggiare oggetti del genere vuol dire spegnere anche dentro di te questi valori. È come schiacciare qualcosa che può solo generare del bene». «Penso», aggiunge, «ai vandalismi commessi al ponte di Castello. Anche solo il fatto di passare da lì ti richiama qualcosa di positivo. Peccato togliere e spegnere qualcosa che può solo aiutare anche loro stessi».
Ma i vandalismi, gli chiediamo infine, hanno modificato le misure di sicurezza attorno alle cappelle? «C’era chi voleva togliere le statue dalle cappelle e dalle edicole per proteggerle. Poi ha prevalso l’idea di non farlo». Il rischio era di darla vinta a loro, aggiunge don Ministrini, «ma, soprattutto, così facendo, si sarebbe impoverita la nostra sensibilità solo per qualche testa calda. Alcuni volontari giravano però da quelle parti più spesso del solito. E del resto, se la Polizia è arrivata a prendere i responsabili, lo si deve anche ai maggiori controlli».