Locarno Film Festival

Raphaël Brunschwig: «Locarno76 un successo sotto ogni punto di vista»

Gli ottimi dati registrati dalla kermesse sembrerebbero poter portare a ridurre il deficit preventivato a inizio anno, comunque coperto dai fondi di cassa - «La nostra base finanziaria è garantita da un sistema fraglie ma che negli anni si è consolidato»
© KEYSTONE / JEAN-CHRISTOPHE BOTT
Mattia Sacchi
14.08.2023 00:16

La chiacchierata di fine Festival con il managing director di Locarno, Raphaël Brunschwig, comincia ovviamente dai numeri. Da quanto è costata questa edizione e dall’impatto che ha generato su tutto il territorio.

«Locarno 76 è costata poco più di 17 milioni di franchi - dice Brunschwig - Avevamo previsto un deficit di mezzo milione, a fronte di una riserva di 1,2 milioni, ma l’ottimo risultato in termini di pubblico verosimilmente contribuirà a diminuire questo passivo. Il modello di finanziamento del Festival, che è basato su un sostanziale equilibrio tra contributi pubblici e privati, cui si aggiungono gli incassi della biglietteria, ha dimostrato in questi anni tutta la sua solidità. Per quanto riguarda il ritorno sul territorio, si possono dire tre cose: la prima è che dei 17 milioni, quasi l’80% viene speso in Ticino. Poi che l’indotto generato dal Pardo è di circa 50 milioni: ovvero per ogni franco investito ne ritornano 3. Basti pensare che nei primi giorni non si trovava una camera di albergo neanche a Lugano. Infine, dobbiamo considerare l’enorme valore della rassegna stampa che, durante i giorni del Festival, contribuisce a una promozione positiva del territorio. Qualche anno fa era stata quantificata in 30 mila contributi editoriali dagli oltre 700 giornalisti accreditati, per un valore di circa 8 milioni di franchi. Siamo quindi anche un veicolo di comunicazione del Ticino in Svizzera e della Svizzera culturale nel mondo».

I numeri, in realtà parlano chiaro: +14,3% in più di pubblico rispetto al 2022. Un risultato che non può non soddisfare gli organizzatori, ma che  non può nemmeno essere l’unico parametro davvero rilevante per Locarno.

«Ci sono dei dati oggettivi, come l’aumento di pubblico o il pareggio del budget, da considerare - dice il managing director - o l’aumento del 31% dei professionisti che vengono a Locarno per lavorare, a dimostrazione della centralità del Pardo come riferimento per l’industria cinematografica. Ma un evento culturale non può essere ridotto ai meri numeri: idealmente, l’arte ci aiuta a capire chi siamo in relazione agli altri, ci permette di conoscerci meglio. Elementi soggettivi difficili da valutare: dobbiamo basarci quindi su come è stato recepito il programma. Direi che, quasi all’unanimità, i concorsi curati dal direttore artistico Giona A. Nazzaro sono stati elogiati con critiche positive in tutto il mondo. Questo non è un valore definitivo, ma certamente un indicatore importante per farci ritenere che questa edizione sia stata un successo su tutta la linea».

Un equivoco da sciogliere

Adesso si volta pagina. Il 20 settembre Maja Hoffmann prenderà il posto che per 23 anni è stato di Marco Solari. E c’è subito da sciogliere un equivoco, perché molti sembrano pensare che Hoffmann arrivi come benefattrice e non come presidente del Festival.

«Il Locarno Film Festival, per quanto fragile, ha una base finanziaria, data da un sistema che è stato creato in tutti questi anni. Non solo Hoffmann non è stata chiamata a mettere soldi, ma questo probabilmente sarebbe anche pericoloso per il futuro della manifestazione», dice Brunschwig. «Quello che semmai può succedere è che, grazie alla sua straordinaria rete di contatti, questo sistema pre-esistente possa essere rafforzato. Ma ciò sarà possibile soltanto se chi ci ha sostenuto fino a oggi continuerà a farlo. È grazie a loro che il Pardo continuerà a esistere per i prossimi anni, certamente non in base al patrimonio del presidente di turno».

Da quando, lo scorso 24 luglio, è stato annunciato l’arrivo di Maja Hoffmann, l’espressione più ricorrente è «cambio di paradigma». Davvero il modo di lavorare della struttura locarnese sarà completamente diverso dall’attuale?

«È presto per dirlo - risponde Brunschwig - aspettiamo il 20 settembre per capirlo, una volta che si comincerà a lavorare con il nuovo CdA. Sappiamo che finora c’è stato un presidente forte e molto presente con il lavoro che veniva fatto soprattutto dal Consiglio direttivo. La riduzione del CdA da 27 a 7 persone creerà un sistema che privilegerà una logica di squadra, in cui ognuno metterà a disposizione le proprie competenze e i propri contatti per raggiungere gli obiettivi comuni».

L’addio di Solari, particolarmente bravo a gestire le relazioni esterne, potrebbe ridare fiato a qualche vecchio critico del Festival. «Le critiche possono essere positive e un’occasione per migliorare. Solari ci ha fatto capire che siamo al servizio di qualcosa di più grande. Ora tocca alla nuova organizzazione fare ciò che ha fatto lui, mantenere il contatto con la Città e il Cantone, continuare a sviluppare quei progetti che hanno un valore e un impatto non solo culturale e sociale, ma anche economico e identitario del territorio. Ma siamo convinti che tutto questo possa essere rafforzato: sta a noi dimostrarlo, anche dialogando con chi ci critica».

L’ultimo pensiero di Brunschwig è ovviamente per Marco Solari e per gli ultimi giorni di lavoro insieme. «Marco è stato un presidente, un mentore ma soprattutto un amico e un riferimento. Vederlo mano nella mano con Michela mentre saluta e si allontana da piazza Grande è stato estremamente toccante. Credo di non essere stato l’unico con gli occhi lucidi. Mi ha fatto capire l’importanza, sul lavoro, del fuoco sacro e del rigore e che il mondo esteriore è tanto  ricco quanto lo è quello interiore».

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