Il caso

Re Sbroja mette al bando il kebab dal suo regno

Editto del sovrano del carnevale luganese contro le pietanze mediorentiali - Il suo discorso fa discutere
Re Sbroja con la regina e il Municipio di Lugano: da sinistra, Michele Bertini, Lorenzo Quadri, Marco Borradori, Angelo Jelmini, Roberto Badaracco e Cristina Zanini. Assente Michele Foletti. (Foto Zocchetti)
Chiara Nacaroglu
04.03.2019 06:00

LUGANO - Il suo nome è Peter Artho, classe 1949, è nato nella regione dell’Emmental da padre sangallese e madre bernese e si è trasferito in Ticino quando aveva cinque anni. Tutti però lo conoscono come Sbroja, re del carnevale luganese. Lo abbiamo incontrato per parlare del suo regno, della città e del giornalino satirico «Ul Sbroja», dove ripropone alcuni temi che tengono banco tutto l’anno.

Riveste la carica di re Sbroja a Lugano da ventidue anni. Che bilancio può fare del suo regno?

«Positivo, anche se c’è qualche problema di organizzazione perché è difficile reperire i volontari. Ogni anno il momento più emozionante è la sfilata dei bambini il giovedì».

Cosa fa re Sbroja quando non è occupato a governare la Città?

«Vivo a Gandria con la mia compagna e lavoro in un ristorante del quartiere. Il tempo libero a mia disposizione è poco, una volta mi piaceva andare in barca».

Qualche anno fa abbiamo fatto un giornalino troppo satirico e ce l’hanno fatta pagare

E la regina ?

L’ultima regina è durata dieci anni poi due anni fa è andata in pensione. Dopo essere stato un re single per un anno, ho trovato una nuova regnante che però purtroppo in questi giorni non sta bene. Allora è tornata una vecchia conoscenza del carnevale, che era già stata regina quindici anni fa».

In che rapporti siete?

«Buonissimi: è mia nipote (ride, ndr.)».

Dopo la crisi del 2013 Lugano si sta riprendendo, cosa ne pensa il re delle ultime vicissitudini sul Ceresio tra cittadini che si lamentano delle tasse, il debito e la crisi dei negozi?

«Lugano è una grande città e ha le sue spese. Personalmente sono più preoccupato di ciò che accade nel mio settore, quello del turismo, che purtroppo non sta andando bene. Però sono ottimista: secondo me bisogna trovare delle idee per riuscire a riportare gente sulle rive del Ceresio. Abbiamo Piazza Riforma che è bella ma a volte deserta, poi ci sono i problemi dei negozi in via Nassa...».

Razziste le mie parole? Loro, quelli del kebab, sono più razzisti di noi

Cosa pensa della mancata partecipazione degli alberghi luganesi al programma televisivo di Sky Italia «4 Hotel»?

«Andare in televisione è sempre una cosa positiva. Come si dice in questi casi? Che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli».

Se con il suo scettro potesse cambiare immediatamente qualcosa nel settore del turismo cosa farebbe?

«Farei vivere meglio la città pensando non solo ai giovani, ma anche agli anziani per i quali secondo me l’offerta è carente».

Storicamente il carnevale nasce come momento di festa e di sovversione dell’ordine sociale in cui le persone con più potere vengono sbeffeggiate. Nel tradizionale discorso della corona di re Sbroja sul giornale satirico-umoristico del carnevale, invece lei propone una serie di argomentazioni care agli attuali «regnanti» di Lugano, seppur con una maggioranza relativa: «no all’UE», «no agli stranieri», «no ai frontalieri» e «la RSI è faziosa». Al posto di ribaltare lo stato delle cose, lei sembra legittimarlo.

«Durante il carnevale si possono scrivere delle "frasette" in senso satirico, ma sempre gioiosamente. Qualche anno fa abbiamo fatto un giornalino troppo satirico e ce l’hanno fatta pagare: ora si cerca di fare un articolo per prendere, carnacialescamente parlando, in giro alcuni temi. Sono i soliti argomenti perché ogni anno è sempre tutto uguale. Poi sa, bisogna dare a tutti qualcosa e non farsi nemici...».

Siamo anche in campagna elettorale.

«Eh, sì. Anche se devo dire che finora ho visto pochi onorevoli in giro. Vediamo chi si farà vivo oggi, in occasione della risottata in piazza».

Dopo aver descritto il consigliere federale Ignazio Cassis «pronto a farselo mettere in quel posto dall’UE» lei scrive: «Non vorremmo che in nome del politicamente corretto la tradizionale risottata e le caratteristiche luganighe Sbroja fossero sostituite da pietanze esotiche: couscous e kebab e che in fatto di travestimenti carnascialeschi, ci obbligasse a vestire burka, niqab, abaya e affini». Non pensa di essere andato un po’ lungo? In fondo il carnevale è una festa e nessuno dovrebbe sentirsi escluso.

«Non penso sia una frase razzista, anche perché loro sono più razzisti di noi».

Loro chi? L’Unione europea o i musulmani?

«Quelli del kebab: penso arrivino qui senza la volontà di adattarsi a noi e ai nostri usi e costumi. Comunque, intendevo dire che, durante il carnevale, bisogna mangiare i nostri prodotti classici e invece adesso la festa è diventata un po’ di tutti e ci sono diverse pietanze non nostrane».

Qualche tempo fa abbiamo pubblicato un articolo proprio sull’origine del piatto nostrano per eccellenza: il risotto allo zafferano con la luganighetta. Lo sa che la parola zafferano deriva dall’arabo zafarân, che significa «giallo»?

«Sì qualcosa sapevo, ma il piatto non arriva da Milano?».

Il piatto sì, ma i suoi ingredienti principali (riso, zafferano e luganighetta) vengono da lontano. Cambiando tema, nel suo editoriale parla anche di quote rosa, facendo un’associazione un po’ ambigua fra l’operato delle donne in politica e il loro quoziente intellettivo.

«Sono solo opinioni personali, volevo fare una battuta. Prendo in giro le donne perché non fanno quello che pensiamo noi uomini. Chiaramente sono cose che non potrei mai scrivere su un giornale "normale"».

L’appuntamento clou del carnevale luganese è per oggi, dalle 11.30, con la tradizionale risottata in Piazza Riforma offerta al Corriere del Ticino (in caso di maltempo al Centro Esposizioni).

Vi aspetto. Cercherò come sempre di strappare un sorriso a tutti, farò qualche battuta e, se non ci sarà il sole, lo porterò io!