Ticino

Restano molte domande a cui il Governo dovrà rispondere

Sfilza di quesiti all'Esecutivo da parte del PLR e dell'UDC che, tramite due interpellanze, chiedono delucidazioni sui motivi che hanno portato al «mini-arrocco» avallato all'unanimità - Il Centro presenterà invece degli atti parlamentari per evitare il ripetersi di situazioni simili
©Gabriele Putzu
Red. Online
12.07.2025 06:00

Tante, tantissime domande, giunte dal PLR e dall’UDC, e pure qualche (imminente) proposta, che giungerà invece dal Centro, per cercare di rimettere un po’ d’ordine alla situazione. Il «mini-arrocco» deciso dal Consiglio di Stato nella tanto discussa seduta «extra muros» di mercoledì in Val Bedretto continua, inevitabilmente, a far discutere la politica cantonale. E la pioggia di critiche, come vedremo, non si è certo fermata. Anzi, pare destinata ad essere alimentata ancora a lungo.

Un senso da comprendere

Partiamo dalla sfilza di domande inoltrate al Governo tramite due interpellanze, una dei liberali radicali e una dei democentristi.

Nell’atto parlamentare firmato dal capogruppo del PLR Matteo Quadranti, ad esempio, si chiedono chiarimenti su più fronti per «comprendere il senso di alcune affermazioni e parole», anche alla luce di un comunicato stampa, quello del Governo, ritenuto «scarno e non accompagnato da una conferenza stampa». Quadranti domanda in primis all’Esecutivo cantonale: «Quali sono state più compiutamente le valutazioni a favore, rispettivamente a sfavore di un arrocco?». Oppure, chiede al Consiglio di Stato se è disposto a rendere pubblici gli approfondimenti giuridici fatti prima di prendere la decisione e, più nel dettaglio, se l’utilizzo dell’avverbio «temporaneamente» che accompagna ogni riassetto decisivo abbia avuto un ruolo «fondamentale per rendere l’operazione giuridicamente praticabile».

In merito alla rinuncia della conduzione politica della Polizia da parte di Norman Gobbi, Quadranti chiede all’Esecutivo se ci siano nuovi elementi - nel contesto del processo verso due poliziotti a cui si imputa di averlo favorito - a giustificazione di questa nuova rinuncia. Diverse domande, poi, riguardano il Regolamento sull’organizzazione del Consiglio di Stato e sulla sua applicazione alla luce del «mini-arrocco». L’UDC, dal canto suo, con un atto parlamentare firmato dal capogruppo Sergio Morisoli chiede delucidazioni al Consiglio di Stato per ottenere una «giustificazione razionale della pessima decisione del Governo». Come dire: anche in questo caso sono molti gli aspetti della decisione governativa che non sono chiari e andrebbero chiariti. Ad esempio, viene chiesto: «Quali sono le lacune, le manchevolezze o altre difficoltà rilevate, dopo oltre un decennio di attività con gli stessi titolari dei Dipartimenti, che hanno spinto il Governo all’unanimità a trasferire da un consigliere all’altro la Magistratura e la Polizia e quindi la Divisione delle costruzioni?».

Altre domande riguardano poi il futuro e le conseguenze di questa decisione: «Quali sono gli obiettivi misurabili e concreti di miglioramento - chiede l’UDC - che il Consiglio di Stato si è fissato e ha imposto ai due capi Dipartimento? E in che termini di tempo?». Molto concretamente, riguardo alle conseguenze per l’amministrazione cantonale, viene chiesto al Consiglio di Stato se «sono previsti licenziamenti, trasferimenti o ricollocamenti di dirigenti o funzionari». Va poi ricordato che le risposte del Governo potrebbero (ma il condizionale è d’obbligo) arrivare già durante l’estate e non a settembre, quando è agendata la prossima sessione ordinaria del Parlamento. L’MpS ha infatti chiesto una seduta straordinaria del Gran Consiglio per discutere la questione: servono 30 deputati per convocarla e, per il momento, hanno sottoscritto la richiesta 25 granconsiglieri.

Da tragedia a farsa

Veniamo ora alle proposte annunciate dal Centro, contenute in un comunicato stampa firmato dal presidente, Fiorenzo Dadò. Comunicato nel quale, senza sorprese, a non mancare in prima battuta sono le critiche riguardanti il «mini-arrocco». Scetticismo riassunto in una citazione di un pensatore ben lontano dai riferimenti ideologici del partito. «Il Consiglio di Stato - è la premessa del comunicato -, in questi giorni, ha dato involontaria conferma al pensiero di Karl Marx secondo cui “la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”». La decisione di riattribuzione di alcuni dossier viene quindi definita «imbarazzante» dal Centro. Che poi, come fatto dal PLR e dall’UDC, biasima le modalità comunicative dell’Esecutivo.

Ora, al netto della «delusione» e «dell’imbarazzo per il fatto che Consiglio di Stato, chiamato ad affrontare le numerose urgenze che riguardano la popolazione, abbia invece offerto uno spettacolo indecoroso», il Centro annuncia che nelle prossime settimane avanzerà alcune proposte. «Quanto accaduto in queste settimane dimostra che l’attuale assetto organizzativo del Consiglio di Stato richiede una profonda riflessione, sia per quanto riguarda la durata della carica dei membri dell’Esecutivo, sia per quanto riguarda una regolare e regolata rotazione dei dipartimenti». Ecco perché, appunto, il partito «presenterà degli atti parlamentari in questo senso, per limitare il rischio che il funzionamento e l’organizzazione del potere esecutivo siano nuovamente piegati al puro soddisfacimento di esigenze partitiche di bassissima lega».