Lugano

Retata al ChocoLate: grande intervento, piccola multa

L’operazione di polizia del 2017 ha portato al gestore del locale notturno una multa di soli 300 franchi invece dei 2.000 prospettati - Il suo legale: «Intervento sproporzionato e iter giudiziario troppo lungo»
©CDT/CHIARA ZOCCHETTI
Federico Storni
11.01.2020 06:00

Torniamo a due anni fa: in una notte di inizio settembre del 2017 le forze dell’ordine con un massiccio controllo durato tre ore intervennero alla discoteca Chocolate di Lugano con lo scopo di verificare il rispetto da parte del locale delle normative della Legge sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione (Lear). Ne risultò che nel locale erano presenti 270 persone, 70 in più del consentito, nonché cinque minorenni. Sei persone (ma questo non può essere imputato alla discoteca) furono inoltre trattate per reati alla Legge federale sugli stupefacenti. Tutti i presenti furono fatti uscire, identificati e perquisiti. Del blitz si parlò parecchio nei giorni successivi, chiedendosi in particolare se l’intervento non fosse stato sproporzionato alla luce dei risultati – una sessantina gli agenti che vi parteciparono e che presidiarono tutta piazza Dante. Era di questo avviso l’allora proprietario del locale (venduto lo scorso aprile) Roberto Rusca, da noi intervistato: «È stato senza dubbio spropositato e ci ha penalizzato».

«Prevenzione? Punizione»

Quest’opinione sembra essersi ulteriormente rafforzata giovedì scorso, quando si è tenuto in Pretura penale il processo per quei fatti. Formalmente si è trattato di un procedimento contravvenzionale: il Servizio autorizzazioni, commercio e giochi del Cantone, tramite decreto d’accusa, chiedeva la condanna di Rusca, allora gerente e gestore del ChocoLate, al pagamento di una multa da 2.000 franchi per infrazioni alla Lear (la più grave era il superamento del limite consentito d’ingressi). Il decreto è però stato impugnato dal gestore: «Non abbiamo contestato gli addebiti - ci ha riferito l’avvocato Rupen Nacaroglu, che rappresenta l’accusato, - ma abbiamo voluto fare diverse precisazioni sull’andamento dei fatti. In particolare su come l’intervento sia stato sproporzionato e l’iter giudiziario troppo lungo, con conseguenti danni d’immagine ed economici per la discoteca». Il legale ha anche sottolineato «l’ingente danno economico» subito in seguito alla retata, tenendo conto sia del calo del fatturato sia della diminuzione del prezzo di vendita del locale: «Non si poteva pensare che i clienti sarebbero tornati al ChocoLate dopo aver aspettato ore di essere perquisiti e con il rischio che potesse ricapitare, e in tanti ne sono poi effettivamente stati lontani - ha detto Nacaroglu in arringa. - Difatti, a guardare i conti, il fatturato della discoteca è precipitato già dal giorno seguente».

Quanto alla tempestività, il legale ha argomentato che è «inaccettabile» che fra il rapporto di polizia (5 ottobre 2017) e l’intimazione del decreto d’accusa (5 aprile 2019) siano passati «ben 19 mesi durante i quali si sono alimentati i dubbi che nella discoteca fosse successo chissà cosa, aggravando ulteriormente le conseguenze dell’intervento delle forte dell’ordine».

Su questo punto il giudice della Pretura Marco Kraushaar ha dato ragione alla difesa, parlando di «una crassa violazione del principio della tempestività che ha lasciato l’accusato in una situazione d’incertezza in modo ingiustificato». Quanto alla proporzionalità o meno dell’intervento, Kraushaar si è limitato ad affermare che «se ne può discutere». Il giudice ha quindi ridotto la multa, portandola da 2.000 a 300 franchi, confermando per il resto il decreto d’accusa.

La sentenza è stata accolta con soddisfazione dalla difesa: «La riduzione di pena è stata massiccia, e ora la multa è quasi simbolica. E, visto l’esito, ora ci sono ancora più dubbi sulla proporzionalità di quell’intervento. Si è parlato di prevenzione, ma di fatto il mio assistito è stato punito. Ha subito un danno enorme». A meno di ricorsi la sentenza fra un mese sarà definitiva.

Altri due casi controversi

Quello al ChocoLate non è stato l’unico intervento importante nei locali del Luganese negli ultimi anni a dare adito a discussioni. Nell’estate del 2018 aveva fatto molto discutere un controllo al bar Tra a Molino Nuovo. Lo scorso ottobre, invece, vi era stato un intervento alla discoteca Blue Martini molto simile per modalità e forze in campo a quello al Chocolate. Anche qui il locale era risultato essere troppo affollato.

©CDT/CHIARA ZOCCHETTI
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