Ticino

Rette per le case anziani, a quando un cambiamento?

Tramite un'interrogazione al Consiglio di Stato, Agustoni e Dadò (Centro) chiedono lumi sulla possibilità di modificare il sistema di calcolo, che attualmente penalizza gli anziani del ceto medio che possiedono un'abitazione
©Gabriele Putzu
Paolo Gianinazzi
21.10.2025 23:24

L’attuale sistema di calcolo per le rette delle case di riposo penalizza in particolare gli anziani del ceto medio che possiedono un’abitazione. Per questo motivo il Centro ha rivolto al Consiglio di Stato una serie di domande per capire se, in futuro, vi sarà la possibilità (e la volontà) di correggere il tiro. Con un’interrogazione firmata dal capogruppo Maurizio Agustoni e dal presidente Fiorenzo Dadò, il partito ricorda infatti che il già citato calcolo per le rette «è da tempo immemore al centro di riflessioni, valutazioni e proposte di modifica per rendere il sistema più equo». E, soprattutto, i due deputati evidenziano che «uno degli aspetti più discussi, e ritenuti più iniqui, è il fatto che per definire il reddito della persona anziana viene attualmente computato, oltre al reddito effettivo (AVS, pensione, reddito da capitale, ecc.), anche  1/10 della sostanza (tolta una franchigia di 25 mila franchi)». Ciò, concretamente, «ha per conseguenza che le persone anziane che hanno risparmiato tutta la vita per acquistare la loro abitazione – che spesso non può essere venduta o affittata a terzi senza interventi importanti – si trovano confrontati con delle rette particolarmente importanti, superiori al loro reddito effettivo». Una situazione che, come detto, «colpisce soprattutto gli anziani del ceto medio, che non dispongono di redditi elevati per pagare senza preoccupazione la retta (...) e neppure dispongono di redditi sufficienti a pagare l’elevata retta alla quale si arriva abbastanza facilmente computando la sostanza».

Le domande al Governo

Agustoni e Dadò ricordano inoltre che nel rapporto sulla pianificazione cantonale per le case anziani e le cure a domicilio (tecnicamente chiamata «Pianificazione integrata LAnz–LACD 2021-2030», approvata dal Gran Consiglio nel 2023), veniva già affrontato il tema «in un’ottica di prospettiva futura». E che in tale rapporto «venivano  (...) evidenziati i limiti emersi negli ultimi anni e segnalato l’avvio di una riflessione volta a individuare i cambiamenti necessari per migliorare il sistema». Ecco, il Centro chiede un aggiornamento su quella «riflessione». E lo fa indicando già, evidentemente, la direzione auspicata. «È certamente comprensibile che il patrimonio di una persona, soprattutto se molto ingente, sia considerato nella quantificazione della retta», scrivono i due deputati. Ma, «anche per considerazioni di politica sociale e promozione della proprietà abitativa, sarebbe preferibile che l’abitazione primaria sia esclusa dal calcolo della retta, o quantomeno che il suo impatto sia considerevolmente limitato». Nel dettaglio, dunque, con l’interrogazione il Centro chiede al Governo: se intende modificare il sistema; se sì, entro quali tempistiche e secondo quali principi; se vi è stata una condivisione con gli organi rappresentativi dei Comuni; e, infine, se intende eliminare/ridurre il peso dell’abitazione primaria nella fissazione della retta.