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Rettorato e Consiglio dell’USI: «Ruoli chiari e definiti per legge»

Dopo la sollecitazione della rettrice per una divisione dei compiti più netta arriva la risposta della presidente dell’organismo di controllo e vigilanza - Nel Dies academicus sollevato anche il problema della possibile carenza di risorse
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Dario Campione
06.05.2024 06:00

«Non è semplice essere un’università pubblica al giorno d’oggi: i tagli alle risorse destinate alle università e ai politecnici decisi a livello federale e cantonale, anche qui nel Canton Ticino, fanno temere che si perda l’opportunità di restare leader nell’applicazione di tecnologie innovative, come quelle dell’intelligenza artificiale (IA), in tante altre aree rilevanti e strategiche per l’economia». Il XXVIII Dies academicus dell’Università della Svizzera Italiana (USI) si è aperto, sabato scorso, con le parole molto preoccupate della rettrice, Luisa Lambertini, che nel suo intervento ha sottolineato con forza quanto possa essere dannosa, per un’istituzione votata alla ricerca e alla sperimentazione, una politica di ridimensionamento delle risorse.

Un grido d’allarme ripreso anche da Monica Duca Widmer, presidente del Consiglio dell’università. «Purtroppo, la situazione verso la quale andremo nei prossimi quattro anni è caratterizzata da finanziamenti pubblici - federali e cantonali - stagnati - dice Duca Widmer al Corriere del Ticino, che non permetteranno una crescita.

«Questo lo sentiremo poichè, com’è noto, le università nel nostro Paese sono quasi totalmente finanziate con soldi pubblici, così come anche la ricerca tramite, ad esempio , il fondo nazionale. C’è da dire che all’USI spesso abbiamo potuto contare anche sull’aiuto da parte di fondazioni e di privati, che ci hanno dato fiducia e che speriamo continuino a farlo . Disponiamo anche di riserve, previste proprio per fare fronte a questi momenti, che di sicuro ci aiuteranno a superare questo periodo»

La parole d’ordine sono però chiare, insiste Monica Duca Widmer: «Coordinazione e maggiore efficienza: USI e SUPSI per legge sono chiamate a collaborare, anche nella gestione amministrativa, a evitare doppioni, a proseguire in quella capacità di interagire dimostrata ad esempio nella realizzazione del campus in comune e di altre infrastrutture. La commissione permanente di coordinamento, composta dalla direttrice del DECS Marina Carobbio, dal presidente della SUPSI Giovanni Merlini e dalla sottoscritta, ha già previsto un elenco di compiti in questo senso».

Se i soldi però davvero non dovessero bastare a garantire l’esistente, spiega ancora la presidente del Consiglio dell’università, «si dovranno stabilire le priorità sulla base della strategia dell’ateneo ed evitare tagli lineari». Duca Widmer nega tuttavia la logica dei figli e dei figliastri. «Tutte le nostre facoltà e istituti hanno punte di eccellenza, si pensi ad esempio alla facoltà di scienze biomediche, all’IDSIA, un istituto USI-SUPSI che si occupa con successo del settore dell’intelligenza artificiale, ad Economia, che ha ricevuto grandi riconoscimenti e potrei continuare: non possiamo però essere bravissimi dappertutto e dove lo siamo di meno questa sarà l’occasione per valutare criticamente quali misure adottare, ricordando comunque che l’eccellenza viene raggiunta tramite le persone eccellenti e che non sono solo i soldi a fare la differenza».

Intervistata dal CdT sabato scorso, la rettrice dell’USI ha chiesto anche di accelerare il processo di riorganizzazione della governance dell’ateneo, rivendicando per il rettorato tutta la parte gestionale e amministrativa, auspicando nel contempo che il Consiglio svolga unicamente il ruolo di controllo e sorveglianza. «Le regole del gioco - risponde la presidente Duca Widmer - sono state definite nella legge cantonale con la modifica del 2019 e con l’introduzione del sistema duale, che prevede un Consiglio quale organo strategico e di controllo, il rettorato che porta la responsabilità della gestione operativa, e il Senato accademico che garantisce l’inclusione. Il processo di riorganizzazione é iniziato con l’adattamento dello statuto dell’USI alla modifica di legge del 2019 e, a cascata. di tutti i regolamenti, anche per garantire l’allineamento alle direttive per l’accreditamento istituzionale, ed è tuttora in corso. La pandemia e le dimissioni di Boas Erez lo hanno rallentato, ma siamo a un buon punto. La gestione democratica e trasparente, la definizione delle responsabilità degli organi e delle persone hanno comportato adattamenti anche a livello gestionale, quali la revisione dell’organigramma con, ad esempio, la nomina del direttore operativo un anno fa, e alcune posizioni ancora vacanti: il bilancio sino a oggi é comunque alquanto positivo».

Un ultimo punto di cui in Ticino si discute molto, e da molto tempo, è la possibile (e potenzialmente dannosa) sovrapposizione di USI e SUPSI, ad esempio nella formazione degli architetti o degli informatici. Tema sul quale Duca Widmer torna nuovamente a sottolineare l’importanza della collaborazione. «USI e SUPSI sono complementari - dice la presidente del Consiglio dell’università - la SUPSI ha quale compito istituzionale di rispondere alle esigenze del territorio e forma studenti che provengono da una formazione pratica, con maturità professionale».