Edilizia sacra

Riecco il Santuario della Madonna d'Ongero di Carona

Chiuso da sei anni per restauri, l'edificio religioso tutelato a livello cantonale è tornato a splendere e domenica riaprirà le sue porte con una festa: «È un luogo fondamentale per il barocco ticinese»
©CdT/Chiara Zocchetti
Federico Storni
04.09.2024 20:15
©Luciano Bignotti/Parrocchia Carona
©Luciano Bignotti/Parrocchia Carona

Per Herman Hesse era il più bel posto del Ticino, e dopo sei anni di chiusura domenica riaprirà ufficialmente i battenti alla popolazione. E lo farà con uno smalto che nemmeno Hesse, probabilmente, ha mai potuto ammirare. Parliamo del Santuario della Madonna d’Ongero, nei boschi di Carona, di cui è finita la tappa principale delle importanti opere di restauro promosse dalla Parrocchia diCarona. Gli stucchi che da qualche anno cadevano letteralmente in testa ora risplendono a nuova vita e ieri, all’appuntamento riservato alla stampa, era forte l’impressione di meraviglia di chi entrava per la prima volta nel Santuario rinnovato nel vedere la ricchezza (ri)svelata al suo interno. Helena Bernal, dell’Ufficio dei beni culturali, l’ha d’altronde definito «un luogo rappresentativo e fondamentale per il barocco ticinese», anche perché le decorazioni sono state realizzate in un periodo relativamente ristretto - la prima pietra è stata posata esattamente quattrocento anni fa - e si conservano inalterate da allora. È una cosa relativamente rara e anche per questo l’edificio è tutelato quale bene cantonale. Ciò ha peraltro permesso l’invio di fondi cantonali, comunali e persino federali a mo’ di contributo al restauro. Lo sforzo finanziario è stato importante: all’incirca 1,5 milioni di euro. In questo senso, ha sottolineato più volte la presidente del Consiglio parrocchiale Cornelia Deubner-Marty, è stato molto importante il ruolo di Riccardo Braglia, che ha funto da coordinatore dei benefattori, tanto che vi sono già i fondi per una nuova e ultima tappa di restauri che impegnerà la Parrocchia nel prossimo biennio (vi è fra l’altro da mettere mano alla sagrestia e consolidare a livello strutturale le edicole della via crucis.

L’origine affonda nel mito

©CdT/Chiara Zocchetti
©CdT/Chiara Zocchetti

L’origine del Santuario affonda nel mito. Tradizione vuole che sia stato eretto dopo che una ragazza sordomuta rinvenne un dipinto della Madonna e guarì. Dipinto che oggi si trova sopra l’altare. Sin da subito fu dunque luogo di pellegrinaggio e probabilmente la sua fama si rafforzò nei secoli successivi quando i paesi della collina furono risparmiati da un’epidemia che invece colpì fortemente Lugano. Ancora oggi, è stato sottolineato ieri, sono arrivate centinaia di «piccole» offerte da numerose persone della regione; un indizio dell’importanza del Santuario in tempi recenti. In questo senso, se oggi è nascosto dal bosco, per diversi secoli ha invece con tutta probabilità dominato la collina, essendo i terreni attorno usati come pascolo. Era dunque molto più visibile.

La sua edificazione coincide con un momento - il Seicento - di forte devozione. Stucchi e dipinti sono poi opere di artisti caronesi capaci di imporsi anche al di fuori dei confini ticinesi, soprattutto in Nord Italia. I principali stucchi sono opera di Alessandro Casella e Daniele Antonio Solari, e vi sono anche due dipinti settecenteschi di Giuseppe Antonio Petrini. Fra un anno è prevista una pubblicazione che ripercorrerà la storia artistica e dei restauri.

Verso una maggiore apertura

©CdT/Chiara Zocchetti
©CdT/Chiara Zocchetti

Il restauro, tutto considerato, è stato pressoché totale, come riassunto ieri dai diversi professionisti che hanno messo mano all’edificio, su progetto dell’architetto Luca Giordano. Il Santuario era infatti piuttosto malconcio e l’umidità in particolare stava facendo parecchi danni. Gli stucchi, come accennato, si stavano letteralmente disgregando. Vi erano crepe e fessure. Oltre alle decorazioni, si è ad esempio messo pesantemente mano all’eremo presente nella struttura, ricavando dieci posti letto per ritiri spirituali. Si è anche reso più accessibile l’accesso al monumento per le persona con disabilità, con l’aggiunta ad esempio di un bagno attrezzato. Le edicole della via crucis oggi ospitano alcune foto delle tele originali, che sono state restaurate e verranno esposte in occasioni speciali, come l’inaugurazione domenica.

L’intenzione, in generale, è di aprire più spesso la struttura. Sono state organizzate alcune messe e il posto è già richiesto per battesimi e matrimoni: «Sarebbe stato un peccato investire per poi chiuderlo» ha spiegato il parroco di Carona e Carabbia don Fabrice N’Semi. «È un sogno che si avvera - ha da parte sua detto l’ex storico parroco don André Jerumanis, tra i principali promotori del restauro. - IlSantuario è un luogo che appartiene a tutta la società, e non solo alla Chiesa».

Lo pensava anche Hesse (qui in una traduzione a spanne): «Tante cose mi legano alla chiesetta sulla montagna, e ciò che amo di più sono la sua natura intima e il suo magico silenzio, il suo nascondersi, il suo tendere all’invisibilità, il suo difendersi timidamente dal rumore e dalla folla, tutti tratti in cui credo di capirla fino in fondo».

Un momento della presentazione alla stampa. ©CdT/Chiara Zocchetti
Un momento della presentazione alla stampa. ©CdT/Chiara Zocchetti