Ripari e piani di emergenza per difendersi delle piene del fiume Bavona

Ora il quadro è quasi completo. Dopo quella delle aree di pericolo sul versante sinistro della valle in corrispondenza dei torrenti Larechia, Magnasca, Ritorto e d’Ogliè - che funge da base per l’allestimento del progetto di ricucitura del territorio nel comparto di Fontana, Bosco e Mondada - Cevio dispone da qualche giorno anche di quella aggiornata per il fiume Bavona. All’appello manca ancora la mappa dei torrenti sulla sponda destra della valle, che sarà allestita nei prossimi mesi. Ad ogni buon conto, con i documenti oggi a disposizione, si può iniziare a pianificare gli interventi necessari per garantire la sicurezza dei residenti e di chi in Bavona possiede delle abitazioni di vacanza.
La pianificazione può partire
«La sicurezza delle persone è da sempre al primo posto nelle nostre preoccupazioni, a maggior ragione dopo quanto capitato l’estate di un anno fa», rileva la sindaca di Cevio Wanda Dadò che martedì sera, insieme ai suoi colleghi di Municipio e ai funzionari del Dipartimento del territorio, ha presentato alla popolazione la carta dei pericoli di alluvionamento e di erosione di sponda del fiume Bavona. Frutto dei rilievi eseguiti dopo la devastante alluvione della notte tra il 29 ed il 30 giugno 2024, costituisce il punto di partenza per progettare le opere di premunizione che si rendono necessarie affinché lungo i 12 chilometri tra San Carlo e Bignasco, fino alla confluenza con il fiume Lavizzara, il corso d’acqua non provochi danni in caso di piene.
Quindici edifici in zona rossa
Dai rilievi emerge che sono 88 gli edifici che si trovano in zone delicate, mentre sono 15 quelli classificati in zona rossa. Alcuni si trovano nella frazione di Bignasco. «Ciò non significa che non sono più abitabili», tiene a precisare la sindaca, aggiungendo che ora si dovrà valutare se e quali opere di premunizione sarà necessario realizzare affinché la sicurezza di chi vi abita sia garantita. Premunizioni che verranno realizzate solo a determinate condizioni, ovvero se serviranno a migliorare la situazione attuale e dunque a fare in modo che gli edifici non siano più soggetti al pericolo di alluvioni. Detto altrimenti, se nonostante le premunizioni le abitazioni dovessero ancora rimanere in una zona di pericolo classificata come rossa, allora la realizzazione di quei ripari non si giustificherebbe. In ogni caso, sempre per garantire l’incolumità di residenti e turisti, sulla scorta della carta di pericolo di alluvionamento si tratterà di allestire dei piani di emergenza. «Immediatamente dopo che ci è stata presentata la carta dei pericoli ci siamo attivati per approntare dei piani con delle indicazioni dettagliate sui comportamenti da tenere in caso di piene del fiume Bavona», spiega ancora Wanda Dadò. Il lavoro è appena iniziato, ma l’obiettivo è quello di approntare al più presto tutte le misure affinché in valle Bavona si possa tornare a vivere con la necessaria sicurezza, difendendosi nel miglior modo possibile dalla forza degli elementi.
