URC2022

Ripartenza ucraina sul tavolo a Lugano tra realtà e speranze

Cassis: «La piattaforma di partenza nasce sulle rive del Ceresio» - Zelensky: «Oltre a distruggere il nostro Paese, Mosca vuole annientare il nostro popolo» - Von der Leyen: «Riforme centrali» - Fiala: «Più armi» - Shmyhal: «Servono 750 miliardi»
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Andrea Colandrea
04.07.2022 20:02

Svizzera ancora una volta piattaforma di dialogo internazionale. A poco più di un anno dal faccia a faccia di Ginevra tra il presidente americano Joe Biden e il suo omologo russo Vladimir Putin, i riflettori del mondo sono tornati ad accendersi sul nostro Paese per focalizzare, questa volta nel piccolo Ticino, la gigantesca sfida della ricostruzione dell’Ucraina - oggi in guerra con la Russia - ancora tutta da definire e colma di incognite. A Lugano, quest'oggi, il presidente della Confederazione, Ignazio Cassis, ha gettato le basi per il rilancio dell’ex Repubblica sovietica. Tra Russia e Ucraina, sotto gli occhi del mondo intero, i combattimenti e i bombardamenti impazzano tutt’ora da sud a nord, con una lunga scia di sangue di cui si viene a conoscenza giorno per giorno nelle cronache (ancorché per sommi capi), con un livello di distruzione che ricorda quello conosciuto nelle due guerre mondiali.

Il primo a prendere la parola al Palazzo dei Congressi di Lugano, davanti a delegazioni provenienti da 40 Stati e 18 organizzazioni internazionali, è stato proprio Ignazio Cassis, affiancato dalla presidente della Commissione dell’UE Ursula von der Leyen, da Petr Fiala, primo ministro della Repubblica Ceca (Paese che ha appena assunto la presidenza semestrale europea) e dal premier ucraino Denys Shmyhal. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è intervenuto a distanza, in videocollegamento da Kiev.

«Quello che ci lega è la volontà di agire insieme, non è mai troppo presto per pianificare la ricostruzione dell’Ucraina, nonostante la guerra sia tuttora in corso», ha osservato il capo del Dipartimento federale affari esteri. Per poter dare una base concreta a questo progetto, le parti hanno preparato un documento programmatico che presuppone una visione comune e ben coordinata: la «Lugano declaration». «Questo documento - ha spiegato il consigliere federale ticinese - è la base di partenza, la piattaforma di lancio per procedere verso il nostro obiettivo». La sfida di cui la comunità internazionale intende farsi carico per ricostruire l’Ucraina è, ovviamente, «colossale». E presuppone il completamento di una lunga serie di tappe, anche perché «non ci sono risposte che possiamo fornire in due giorni». Si tratta di un «progetto politico» guidato da tutti i partner internazionali della Svizzera: «Dagli Stati Uniti all’UE con i suoi Stati membri, e che include i privati e la società civile».

«Distruzione sistematica»

Nel lungo e appassionato intervento di Zelensky, il presidente ucraino ha puntato il dito contro il Cremlino, «che vuole la distruzione sistematica» del suo Paese e del suo popolo. «Mosca ritiene che l’Europa sia troppo debole per poter reagire». «L’aggressione russa - ha continuato Zelensky - rispecchia l’obiettivo di voler annientare il sistema democratico occidentale. Oltre a voler distruggere il nostro Paese, i russi, con le loro bombe e missili sganciati ogni giorno su obiettivi civili - abitazioni, strutture scolastiche e sanitarie - vogliono cancellarci come popolo». «Dodici milioni di ucraini - ha insistito il presidente - sono già stati costretti a fuggire dalla guerra e la vita di migliaia di bambini è stata distrutta per sempre. Questa non è soltanto la nostra guerra, ma quella di noi tutti contro uno Stato terrorista».

Se è vero che «la sfida della ricostruzione è enorme - ha rilanciato Zelensky - procedere in questa direzione è il passo più importante se si vuole parlare di pace».

Ricordato l’attivista Ratushny

La  presidente della Commissione dell’UE Ursula von der Leyen ha poi ricordato la figura di Roman Ratushny, attivista e giornalista, un giovane che nel 2013-2014 manifestò in piazza Maidan a Kiev per i diritti civili e politici del suo Paese e che in febbraio si è arruolato nell’esercito per difendere l’Ucraina. «Domani - ha detto von der Leyen - avrebbe compiuto 25 anni, ma nei giorni scorsi è stato ucciso, ma il suo spirito continuerà a vivere». La leader europea si è detta convinta che «l’Ucraina di oggi è diversa di quella del passato. Ha fatto molti progressi, anche se sul piano delle riforme deve ancora progredire, ma noi la sosterremo». Tra gli obiettivi positivi in parte già raggiunti da Kiev, von der Leyen ha citato l’adozione di una legge che combatte il potere degli oligarchi, quella che disciplina il funzionamento dell’amministrazione pubblica e lo sviluppo del settore digitale. Ricostruire l’Ucraina  presuppone, però, anche investimenti massicci. Questi, «oltre all’UE, dovranno essere erogati dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale, oltre che dagli Sati e dai privati».  «L’UE ha già mobilitato 6,2 miliardi di euro, altri arriveranno»,  ha assicurato la politica tedesca. «Con il cancelliere Scholz, dopo l’estate, organizzeremo una Conferenza internazionale che approfondirà le strategie».

Il premier ceco Petr Fiala ha messo l’accento sulle spese militari: «Dobbiamo continuare a mandare armi a Kiev», mentre il premier ucraino Denys Shmyhal ha affermato che per finanziare la ricostruzione del suo Paese «servono 750 miliardi di dollari, una buona parte dei quali dovranno essere pagati con i beni confiscati agli oligarchi russi». Mentre da Mosca non giungono certo segnali distensivi, Shmyhal ha comunque detto di non avere «alcun dubbio sulla vittoria finale».

Tra gli ospiti anche l’«iron lady» Liz Truss

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L’eccentrico premier britannico Boris Johnson, come noto, non è giunto a Lugano. In compenso ha inviato sulle rive del Ceresio la sua coriacea ministra degli Esteri Liz Truss, alle nostre latitudini nota soprattutto per la sua determinazione e la sua inflessibilità nel difendere le posizioni europee sull’Ucraina - oltre che del Regno Unito - davanti ai vertici del Cremlino. Lo scorso febbraio, quando Liz Truss incontrò di persona il suo omologo russo, Sergei Lavrov, a Mosca scese il gelo. Quest'oggi la «iron lady» ha partecipato alla sessione plenaria sulla rinascita dell’Ucraina, che oltre a Ursula von der Leyen, Petr Fiala e Denys Shmyhal, ha anche visto la presenza di altre personalità, in prima fila Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione UE. Tema all’ordine del giorno: il Piano nazionale di rilancio («National recovery plan»). Durante la discussione tra gli addetti ai lavori (con rappresentanti del mondo finanziario e bancario) è stata messa sotto la lente la bozza del documento elaborato da Kiev in sei mesi. L’obiettivo è quello di affinare il lavoro svolto dal Governo ucraino, che ha prodotto ben 24 volumi.

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