Progetti

Ritom, la messa in esercizio slitta di un anno

La nuova centrale idroelettrica verrà inaugurata nel 2025: «Ciò in considerazione di alcuni problemi geologici e della pandemia» – Lievita anche l’investimento che passa da 250 a 300 milioni di franchi - Oggi, intanto, è una giornata di festa per la caduta dell’ultimo diaframma della galleria dove sarà inserita la condotta che porterà l’acqua dal lago all’impianto
17 ottobre 2018: il primo simbolico colpo di piccone.
Alan Del Don
23.02.2022 17:04

«Alcune sorprese geologiche, se mi consente il termine, e la pandemia, fanno slittare di un anno la messa in esercizio commerciale della nuova centrale idroelettrica del Ritom. Mentre le macchine saranno attive già dodici mesi prima». A confermarlo al Corriere del Ticino è il direttore della Ritom SA Luigi Cadola, in una giornata di festa visto che è caduto l’ultimo diaframma della galleria dove sarà inserita la condotta che porterà l’acqua dal lago al futuro impianto. I problemi che abbiamo accennato all’inizio fanno lievitare anche l’investimento, che passa da 250 a 300 milioni di franchi.

La futura centrale è il principale progetto energetico per il Ticino e per l’Azienda elettrica ticinese degli ultimi 50 anni a Sud delle Alpi e uno dei più importanti investimenti delle Ferrovie nella nostra regione. Rappresenta inoltre un rilevante avanzamento per la strategia energetica dell’ex regia federale e del Cantone nonché un importante passo avanti per la sostenibilità e per la politica energetica della Confederazione. Oggi, come detto, dopo quasi un anno, la fresa ha scavato l’ultima parte di roccia del pozzo inclinato «abbattendo» l’ultimo diaframma del tunnel. Ciò ha permesso di superare il dislivello di 840 metri tra il lago Ritom e Piotta. A parte due incidenti, con gli operai che si sono fortunatamente già ristabiliti, il cantiere (il primo simbolico colpo di piccone fu dato il 17 ottobre 2018) da questo punto di vista non è stato contraddistinto da intoppi. Che ci sono invece stati, come detto, a seguito dell’emergenza sanitaria e soprattutto alla luce di alcune difficoltà riscontrate in virtù delle difficili condizioni geologiche.

Lo scavo della galleria è iniziato nel 2019 e i primi 770 metri sono stati «lavorati» in orizzontale tramite brillamenti, mentre da marzo 2021 lo scavo per il pozzo inclinato è proseguito utilizzando la fresa da 300 tonnellate, lunga 100 metri, con un diametro di 3,23 metri. In questi quasi 12 mesi la talpa meccanica ha lavorato mediamente per 85 ore a settimana su due turni di lavoro giornalieri; sono stati impiegati oltre 20 operai giornalmente e sono state scavate 90.000 tonnellate di materiale, di cui circa 65.000 con esplosivo e 25.000 con mezzo meccanico.