Riva San Vitale recupera il passato per dare vita al futuro
È un passato neanche troppo remoto quello da cui Riva San Vitale vuole attingere per guardare con fiducia al futuro. Un passato documentato già in epoca romana ma i cui tentacoli arrivano ad accarezzare il secolo scorso; e sicuramente c’è chi ancora lo ricorda, il periodo in cui il borgo lacustre era rinomato per la sua prosperosa attività industriale caratterizzata dalla fabbricazione di laterizi e dalla lavorazione dell’argilla. Nel comune erano attive cinque fornaci, tre per i laterizi e due per vasi e anfore; nel 1955 fu spenta l’ultima (artigianale), mentre la fornace Mantegazzi è stata chiusa nel 2014. Questa attività si è sviluppata a Riva San Vitale in virtù della prossimità al lago, che permetteva il trasporto di laterizi tramite barconi, e grazie alla presenza di due giacimenti di argilla, uno a Capolago e uno in località «rossa».
Ma perché – la domanda è legittima – tediare il lettore con una storia che ormai di attuale non ha più nulla? Perché – e qui viene il bello – non è così. A Riva San Vitale, come accennato in entrata, il passato torna prepotentemente a reclamare la sua importanza con il progetto di recupero e valorizzazione di due edifici storici protetti del comparto Fornaci, l’antico essiccatoio e l’antica fornace ex Pellegrini (situati sui mappali 280 e 291 e che, secondo il piano particolareggiato del 1999, sono «edifici destinati a restauro conservativo»).
Proprio in questi giorni è stato inoltrato l’incarto per l’ottenimento della licenza edilizia. Un passo importante in un percorso pluriennale (le prime valutazioni progettuali risalgono al 2006) o, per dirla con il sindaco Fausto Medici, «un cammino non facile». È il 2013 quando il Municipio incarica l’Ente regionale per lo sviluppo del Mendrisiotto e Basso Ceresio (ERS-MB) di sviluppare un nuovo concetto di destinazione d’uso al fine di creare un quartiere artistico legato al tema della lavorazione dei materiali. La proposta elaborata prevedeva di rivitalizzare il comparto con attività artistiche legate alla ceramica realizzate negli antichi edifici recuperati. Il progetto, elaborato in collaborazione con l’Ufficio cantonale dei beni culturali, è stato presentato ai proprietari degli stabili dando avvio alle trattative di acquisto degli edifici storici interessati dal progetto: il Comune ha stabilito di dover acquisire 5 proprietà. L’investimento totale ammonta a 3,8 milioni di franchi, mentre il costo complessivo al netto dei sussidi è di circa 2,3 milioni di franchi (di cui 1,1 milioni già sostenuti).
Un interesse trasversale
«Il quartiere – dichiara da parte sua la direttrice dell’ERS-MB Bettina Stark – non interessa solo il Comune, ma tutta la regione, per l’importanza che ha avuto in passato». Passato, dicevamo, e avvenire, dato che si tratta di «una testimonianza importante anche per le generazioni future». Il quartiere rivitalizzato, così Stark, sarà «un punto di riferimento e di promozione della lavorazione artigianale di materiali». Anche in ragione della postazione, racchiusa nel perimetro UNESCO, e della vocazione regionale, che qualifica il Mendrisiotto e il Basso Ceresio come una «terra di artisti».
Un forno provvidenziale
Ne sa qualcosa anche l’architetto Enrico Sassi, cui è stato attribuito l’incarico, che spiega come attualmente in Ticino manchi la possibilità di cuocere pezzi di grandi dimensioni. In linea di massima, il concetto generale prevede la trasformazione dell’essiccatoio e di una parte delle fornaci in atelier/botteghe e la costruzione di un nuovo locale per ospitare due forni per ceramica a gas (di cui uno per la cottura di pezzi di grandi dimensioni e l’altro per quelli di dimensioni più ridotte). L’edificio residenziale di proprietà del Municipio sarà integrato, a dipendenza dell’evoluzione del progetto, nel contesto unitario delle opere per rivitalizzare il comparto. Nel locale forni si potranno realizzare diversi tipi di cottura; quella per smalti ad alta temperatura si aggira attorno ai 1.250 gradi. Come spiega infine il capotecnico comunale Francesco Travaini, proprio oggi è stata pubblicata la domanda di costruzione, mentre la documentazione è già stata spedita al Dipartimento del territorio.
Se le cose dovessero andare come previsto, dunque, Riva San Vitale potrà contare su uno spazio di lavoro («Quartiere antiche fornaci») condiviso da artisti e artigiani della ceramica, che però al contempo abbia una valenza culturale e turistica. Per guardare con fiducia, come detto in entrata, al futuro. Nel vero senso del termine: il taglio del nastro è previsto, nella migliore delle ipotesi, per il 2024.