Lugano

Ronaldo cercava discrezione ma ha trovato la ressa dei fan

Era in città per delle riprese che sarebbero dovute restare top secret e centinaia di ammiratori si sono accalcati nella speranza di un autografo - Ma CR7 non si è visto e molti fan, rimasti a bocca asciutta, si sono dovuti «accontentare» di un selfie con Michael Casanova
© CdT/Gabriele Putzu

Cristiano Ronaldo e il suo management avevano scelto Lugano per il suo proverbiale rispetto della privacy, anche quando si tratta di volti noti. Perché da noi di solito i VIP si sentono liberi di camminare per la strada senza essere accerchiati da orde di fan impazziti e paparazzi. Avrebbe potuto girare il video a Torino, a pochi passi da casa, ma la star della Juventus ha scelto il Ticino proprio perché pensava che il suo arrivo in città sarebbe passato tutto sommato inosservato. Ma non è andata così. Perché Ronaldo è Ronaldo e appena i passanti l’hanno visto la notizia è circolata più veloce della luce. E il dispositivo di sicurezza messo in piedi davanti al Conza non ha fatto che confermare che all’interno del padiglione stava accadendo qualcosa di grosso.

Ma era davvero lui all’inizio?
Iniziamo col dire quel che ormai tutti sanno: il cinque volte pallone d’oro era a Lugano per girare un video. Molto probabilmente uno spot pubblicitario di una noto brand d’abbigliamento. È stato avvistato in città appunto, attorno a mezzogiorno e immediatamente decine, decine e decine di persone hanno iniziato a precipitarsi verso il Conza per tentare di strappargli un selfie, un autografo, una stretta di mano o anche solo una fotografia sfuocata, scattata da 300 metri di distanza. Ma c’è un mistero. Quello avvistato inizialmente a Lugano era davvero Cristiano Ronaldo? O era un suo sosia? Perché questo è quel che ci ha detto una fonte fededegna. «Non era l’attaccante della Juve, ma una controfigura che ha preso parte alle riprese. Il vero Ronaldo è arrivato dopo». D’altronde, nell’ambito cinematografico è tuttaltro che inusuale vedere sulle scene i sosia. Lavorano soprattutto dietro le quinte, si prestano per bilanciare le luci e partecipano come «attori principali» alle prove. Fanno il «lavoro sporco» davanti alla cinepresa affinché tutto vada per il meglio. Poi, il giorno delle registrazione, lasciano libero il campo. Come accaduto nei giorni scorsi a Lugano.

Decine di persone al lavoro
Al di là del fatto di vedere (o meno) il proprio beniamino sulle rive del Ceresio, dentro gli spazi del Conza si è lavorato, per davvero. Per quattro giorni sono state all’incirca un’ottantina le persone dedite al confezionamento dello spot pubblicitario, sul quale vige il massimo riserbo. E il Ticino, in tal senso, ha fatto la sua parte. A partire dalla Città, che ha concesso in affitto gli spazi. A far «girare la macchina» e permettere che il tutto si potesse concretizzare ci hanno pensato la Central productions – una casa di produzione luganese attiva nell’ambito della produzione e post produzione cinematografica – e la Ticino film Commission, fondazione senza scopo di lucro che mira ad attrarre sul territorio ticinese produzioni audiovisive di vario genere come film, serie televisive, documentari, video musicali e, appunto, pubblicità.

Nessun autografo
Una volta diffusasi la voce della presenza della stella portoghese della Juventus a Lugano – attorno a mezzogiorno – le persone hanno cominciato a radunarsi fuori da una delle entrate del padiglione. A metà pomeriggio se ne contavano all’incirca duecento, perlopiù giovani e giovanissimi. Tutti dietro le transenne, chi con la maglia del Portogallo, chi con quella dei bianconeri. Tra loro anche studenti che, armati di quadernetto (o, come in un caso, l’esperimento di tedesco) e penna, speravano di strappare un autografo, una dedica. Immancabili anche i cellulari, «puntati» per lungo tempo sulla porta, pronti a immortalare l’attaccante 36.enne. Alla fine, però, non c’è stato nulla da fare: nessuno ha potuto incontrare o immortalare il campione. Se n’è andato attorno alle 18, utilizzando un ingresso secondario, salendo al volo su un furgone con i vetri oscurati. Sui volti dei tanti ragazzini presenti si leggeva a chiare lettere un po’ di delusione. Manifestata più esplicitamente dai genitori presenti, i quali più volte si sono rivolti allo staff che entrava e usciva dall’edificio chiedendo anche solo un piccolo saluto, per pochi secondi. Niente da fare, gli ordini dell’entourage di CR7 erano categorici. Nel pomeriggio di vana attesa però, nel suo piccolo un sorriso l’ha strappato il conduttore radiofonico di Radio 3iii Michael Casanova. Ai più piccoli che si rivolgevano a lui non ha lesinato selfie, autografi e battute. In fin dei conti, per rendere felici i presenti – soprattutto i bambini – bastava davvero poco.