Processo

Ruba 19 bici di lusso per pagarsi il matrimonio

Condannato a 24 mesi sospesi un cittadino rumeno residente in Italia reo di aver messo a segno una ventina di furti nel Sottoceneri per un valore di oltre 60.000 franchi – Doveva racimolare soldi anche per il battesimo del figlio
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Valentina Coda
23.06.2022 14:27

Diciannove biciclette e un monopattino per un valore complessivo di oltre 60.000 franchi. Il tutto per pagarsi il matrimonio e il battesimo del figlio. Questi il bottino e la motivazione di una ventina di furti messi a segno nel Sottoceneri da un 30.enne cittadino rumeno e residente in Italia. L’uomo, oltre a trafugare mezzi di un certo valore (il prezzo di alcune biciclette si aggira attorno ai 6.000 franchi) e racimolare soldi, si è guadagnato anche una condanna alle Assise criminali di 24 mesi sospesi e l’espulsione dalla Svizzera per sette anni per furto aggravato, ripetuto danneggiamento, entrata illegale e contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti.

Reo confesso e membro di una banda, il 30.enne ha rubato biciclette qua e là tra il settembre del 2021 e gli inizi di febbraio di quest’anno al fine di mettere insieme qualche soldo che sarebbe servito per pagare il matrimonio e il battesimo del figlio. Un periodo che a detta del patrocinatore Antonella Cinzia Barone coincide proprio con l’organizzazione dei due grandi eventi. A mettere un punto all’agire illegale dell’uomo gli agenti dell’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini che l’hanno fermato lo scorso febbraio al valico doganale di Brusata, a Novazzano, dopo un’attività d’indagine condotta dalla polizia cantonale che era già sulle sue tracce. Durante la breve arringa il difensore, che ha fatto le veci dell’imputato assente giustificato davanti al giudice Marco Villa, ha sottolineato la piena collaborazione fornita agli inquirenti e la presa di coscienza, durante il periodo in carcere, di non voler più ricadere nel crimine. Dal canto suo, il procuratore pubblico Simone Barca ha sostanzialmente ribadito l’agire collaborativo dell’imputato, che si è assunto fin da subito le proprie responsabilità e ha fornito nominativi e luoghi di dove sono stati commessi i furti. Alla fine, il giudice Marco Villa ha confermato la pena proposta dalla pubblica accusa.