Ticino

«Rustici? Confidiamo in Rösti»

Il Consiglio di Stato scrive al nuovo capo del DATEC sollecitando un incontro per discutere alcuni temi cari al Ticino: dalla mobilità ferroviaria al piano direttore cantonale – Claudio Zali spera in una maggiore flessibilità di Berna e intende ora rimettere mano al PUC-PEIP
© CdT/Chiara Zocchetti
Martina Salvini
03.02.2023 06:00

Una lettera indirizzata al nuovo capo del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC), Albert Rösti. Una lettera che vale una speranza: che Berna si dimostri più flessibile nei confronti del Ticino. I dossier pendenti - tutti particolarmente importanti per il nostro cantone - d’altronde sono molteplici, dalla mobilità ferroviaria alla navigazione sul Lago Maggiore, dal collegamento A2-A13 al piano direttore. E quindi, ora che la guida del DATEC è cambiata, il Consiglio di Stato ha pensato di scrivere al nuovo consigliere federale, sollecitando un incontro «per uno scambio di vedute strutturato».

Rapporti tesi sul territorio

I rapporti tra Ticino e Confederazione non sempre sono stati semplici, soprattutto nell’ambito della pianificazione territoriale. Ora, l’auspicio del presidente del Governo Claudio Zali, è che qualcosa possa cambiare. «La legge federale sulla pianificazione del territorio - premette Zali - non riesce a comprendere le ragioni di tutti. Ma per noi, per via delle peculiarità del nostro territorio, è penalizzante». L’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE) si è in effetti sempre mostrato piuttosto rigido nell’applicare le norme. «Una rigidità che non ci ha favorito».

Con il nuovo consigliere federale, racconta Zali, c’è già stata una videochiamata sul tema del piano direttore, e le prospettive sembrano incoraggianti. «Rösti si sta dimostrando una persona pronta all’ascolto e aperta al dialogo, e questo a prescindere dalla sua appartenenza politica. Il nuovo consigliere federale sembra dunque avere un approccio diverso. Tuttavia, la sensazione è che nel tempo tra noi e Berna, per talune questioni, il dialogo si sia un po’ incancrenito». Il punto centrale, secondo Zali, «è che la Confederazione dovrebbe capire che trovare soluzioni più aderenti alla realtà del nostro territorio favorirebbe anche il rientro nella legalità tanto auspicato da Berna. Occorrerebbe quindi avere una maggiore flessibilità, che non significa certo procedere con condoni edilizi o sanare tutto indistintamente».

Ma in concreto, quindi? «Servirebbero alcuni allentamenti puntuali della Legge federale sulla pianificazione del territorio, in particolare inserendo alcuni capitoli che permettano di meglio considerare le realtà specifiche di alcuni Cantoni, come quelli alpini». E in questo ambito, che tocca soprattutto i rustici, il braccio di ferro tra Cantone e Confederazione dura da anni. Nel 2010, lo ricordiamo, l’ARE ha fatto ricorso al Tribunale cantonale amministrativo (TRAM) contro il «Piano di utilizzazione cantonale dei paesaggi con edifici e impianti protetti», il cosiddetto PUC-PEIP. Un piano il cui scopo è principalmente quello di regolare la gestione del territorio fuori dalle zone edificabili, permettendo la trasformazione degli edifici agricoli in residenze secondarie. E qui sta il nocciolo della questione, perché da un lato Berna vorrebbe paletti più stretti, mentre il Cantone regole meno ferree per intervenire sui rustici. Alcune sentenze del TRAM, lo scorso anno, hanno dato ragione all’ARE. «In sostanza - spiega ora Zali - le sentenze hanno ristretto il perimetro del PUC-PEIP. E questa è la parte del bicchiere mezza vuota». Ma poi, secondo Zali, c’è anche e soprattutto la parte mezza piena: «Riuscire a ottenere una pianificazione cantonale per il territorio ubicato fuori dalle zone edificabili è stata un’impresa epica. Siamo riusciti a intervenire con il diritto cantonale su un territorio normalmente assoggettato alle norme federali». Lo strumento del PUC-PEIP, dice Zali, «ha consentito di introdurre regole chiare all’interno di questo perimetro». Finora, sono stati rilasciati oltre 1.200 permessi per i rustici: «Un recupero portato avanti in maniera rispettosa del territorio, che ha permesso il fiorire di un’edilizia di nicchia, soprattutto nelle zone periferiche». Insomma, il PUC-PEIC resta uno strumento utile. Di più, «imprescindibile».

Una revisione in tre punti

E oggi, a 12 anni dalla sua introduzione, Zali vorrebbe avviarne una revisione. «Penso sia arrivato il momento per rimettere mano a questo strumento, aggiornandolo». Come? «In pratica, vorremmo recepire le principali criticità dei progetti che ci vengono sottoposti, intervenendo su tre punti: aumentando l’altezza massima consentita del rustico, regolando meglio le aperture sulla facciata e concedendo maggiori possibilità per la sistemazione esterna». Tuttavia, evidenzia il consigliere di Stato, «vedremo quanto margine di manovra avremo per allentare le norme senza il rischio di scontrarci con il diritto federale». Berna, del resto, stavolta potrebbe dimostrarsi più comprensiva. «Il cambio di conduzione al DATEC apre nuove prospettive», sostiene il consigliere di Stato. «Ma non perché Rösti sia dell’UDC e io della Lega. Piuttosto, perché i tempi sono maturi affinché i Cantoni alpini finalmente si uniscano per far sentire la propria voce a livello federale». Del resto, ricorda Zali, il tema è stato portato avanti anche dalla Deputazione ticinese alle Camere e sostenuto da alcuni granconsiglieri, come i liberali radicali Aron Piezzi e Giacomo Garzoli. Sempre in quest’ottica, l’antenna Valle Maggia e l’ERS Locarnese e Valle Maggia hanno promosso il manifesto «Rustici ticinesi: salviamoli e recuperiamoli».