San Bernardino, il rilancio parte da due storici alberghi

Finalmente qualcosa si muove. E in un periodo come quello che stiamo vivendo, dove regna l’incertezza, assume una doppia rilevanza. San Bernardino era da anni (per non dire decenni) che attendeva un chiaro segnale di rilancio turistico ed economico, dopo cocenti delusioni legate all’interesse sfumato di cordate estere che si erano dette pronte ad investire vagonate di milioni ma che poi – per un motivo o per l’altro – si sono tirate indietro sul più bello.
Ora, come appreso dal Corriere del Ticino da più fonti, due imprenditori (un ticinese e uno straniero) sono al lavoro per riportare a nuova vita altrettanti storici alberghi chiusi da tempo. A ciò si aggiunge, come abbiamo riferito sull’edizione di martedì, l’acquisto da parte di un privato, dalla Città di Lugano, della casa montana. Senza dimenticare un inverno che, nonostante l’emergenza sanitaria e i bar/ristoranti chiusi come imposto dalle autorità per arginare la diffusione del virus, sta andando a gonfie vele.
Dall’Ottocento al futuro
Il 2021 della località altomesolcinese non poteva dunque aprirsi sotto i migliori auspici. Sarà l’anno dell’agognata svolta? Le premesse ci sono tutte. Eccome. La ripartenza di San Bernardino passa anche dalla rinascita degli hotel Ravizza e Suisse. Procediamo con ordine. Partendo dal primo, costruito nei primi decenni dell’Ottocento (con tanto di locanda e centro benessere) dopo che era stata aperta la strada carrozzabile che permise più facilmente ai viandanti provenienti da nord e da sud di raggiungere la frazione di Mesocco.
Il Ravizza ha cessato l’attività una ventina di anni or sono. È di proprietà da sette decenni di un mesolcinese che negli ultimi mesi sta trattando la cessione con un facoltoso uomo d’affari straniero. Nulla trapela logicamente sui negoziati che, in ogni modo, sono in fase avanzata. Se non addirittura prossimi alla conclusione per un investimento non indifferente. Al momento è tutto quello che sappiamo. Per conoscere i contenuti del progetto bisogna aspettare che venga sottoscritto l’accordo.
La casa montana, ma non solo
Eccoci ora all’albergo Suisse, situato anch’esso in posizione centrale, chiuso dal settembre 2014. Nel marzo 2016 era stato rilevato all’asta da un istituto di credito per 330.000 franchi che l’ha in seguito ceduto ad un imprenditore ticinese. Il quale negli ultimi tempi ha dato il là alla valorizzazione del complesso con l’obiettivo di riaprirlo il prima possibile.
La curiosità è che il proprietario è lo stesso che ha rilevato dalla Città di Lugano la casa montana per 340.000 franchi; era stata acquistata nel 1991 dall’allora Comune di Pregassona per 1,5 milioni. Ha avuto la meglio su un noto albergatore, proprio di San Bernardino. L’idea è quella di trasformarla in una struttura ricettiva.
Il wellness fiorisce a primavera
Una terza tessera del mosaico del rilancio della stazione turistica verrà posata in primavera-estate, quando dovrebbero iniziare i lavori per l’edificazione a Pian Cales del complesso residenziale-alberghiero da una trentina di appartamenti, con ristorante e centro wellness, promosso dall’ex deputato ticinese Marcello Censi. Il grande punto interrogativo, parlando di San Bernardino, resta sempre quello relativo agli impianti di Confin che appartengono alla famiglia Ghezzi dal 1970. Anche questo inverno sono rimasti desolatamente chiusi.
A quanto pare qualcosa si sta muovendo pure su questo fronte attraverso la mediazione del Comune di Mesocco, ma dopo le «scottature» del recente passato è meglio stare alla finestra ed aspettare quando ci sarà qualcosa di concreto. Quel che è certo è che si dovrà investire per rimettere a nuovo delle infrastrutture ormai vetuste.
Soddisfazione a più livelli
Per il resto la stagione a livello turistico sta «andando alla grande. A seguito della pandemia abbiamo dovuto rivedere concettualmente quasi tutto, adeguando i piani di protezione, ma il riscontro da parte dei turisti e di chi frequenta da anni la nostra località (moltissimi i ticinesi, ndr.) è davvero ottimo. Così come il rispetto delle disposizioni sanitarie, mascherina in primis», ci dice il direttore dell’Ente turistico regionale del Moesano Christian Vigne. Le condizioni di innevamento sono perfette, con Splügen non c’è assolutamente concorrenza ma collaborazione e, pur essendo chiusi gli esercizi pubblici, l’offerta della ristorazione in versione take-away non manca.
Le novità a livello alberghiero vengono viste come «un buon segnale per San Bernardino. La clientela d’altronde è alla ricerca di strutture moderne, che sappiano stare al passo con i tempi». Ricordiamo che le infrastrutture della località sono aperte giornalmente e che durante la settimana si può godere di maggiore tranquillità per praticare le varie attività; da quelle più sportive come sci di fondo ed alpino, pattinaggio e sci alpinismo alle semplici camminate con le ciaspole lungo i sentieri.
C’è soddisfazione, infine, nelle parole dell’albergatore e granconsigliere Hans Peter Wellig, alla testa del Bellevue: «Non possiamo lamentarci. L’occupazione delle camere è ottima. Abbiamo la fortuna di lavorare molto con coloro che praticano lo sci escursionismo. Si tratta in primis di gruppi svizzeri. Dover fare a meno della parte riguardante la ristorazione è un peccato, tuttavia con la formula del take-away si riesce a soddisfare parzialmente la clientela».
