Evento

San Martino, di landfogti e giovani briganti

Una breve storia della Fiera di Mendrisio - Torna puntuale da oggi a lunedì una delle manifestazioni più antiche e di successo del cantone e della Svizzera - Ne ricostruiamo le vicende tra aneddoti, novità e momenti bui - Nel 1899 al Gran Consiglio venne concessa apposta una vacanza
©CdT/Chiara Zocchetti
Federico Storni
08.11.2019 06:00

«La piana di San Martino è palcoscenico di una storia di costume, fatto di festività, magari un po’ chiassosa e caotica». Così il nostro giornale nel 1981 parlava dell’antica e popolare Fiera, che anche quest’anno è alle porte (si veda il box per il programma). Un’occasione per ricostruire le vicende di quello che è uno degli appuntamenti più antichi del nostro cantone, e forse della Svizzera. Ricostruzione giocoforza parziale, anche perché come fonte abbiamo scelto di utilizzare solo gli archivi del Corriere del Ticino.

Le origini

La prima edizione documentata della Fiera di San Martino risale al 1684, quando il borgo di Mendrisio, allora baliaggio, chiese l’autorizzazione a tenerla al landfogto Leonhard Greuter di Zurigo, che diede il suo benestare «imponendo però una forte tassa per tale diritto». La questione fu poi risolta con l’intercedere di Lucerna. Secondo un’edizione del 1966, crediamo meno attendibile, la Fiera è ancora più antica e già quando il Mendrisiotto passò dal dominio dei duchi di Milano alla sudditanza degli svizzeri (1512) la popolazione chiese e ottenne di poter continuare la manifestazione.

Sigarette, orge e rapine

Il primo riferimento alla Fiera sul Corriere del Ticino risale all’11 novembre 1899 (ci torniamo fra poco), ma vi sono accenni anche a epoche precedenti, in particolare per problemi con la legge. Nella già citata edizione del 1981 si riferisce di una grida emanata nel 1727 dal landfogto Nicolao Uffleger per vietare il porto d’armi nelle zone della Fiera, che doveva essere - ne deduce l’articolista - «teatro di disordini e sanguinose risse». Un evento in particolare era rimasto impresso nella memoria. Ne riferisce il CdT nel 1912, ricordandone il centenario. Protagonisti nel 1812 degli scolari fra i 12 e i 14 anni «che nei loro momenti di ricreazione lessero le storie romanzesche di briganti» e decisero di emularle: «Tenevano assemblee segrete nelle quali fumavano, si abbandonavano a orge e s’impegnavano con giuramento a rubare ». Fatale al loro agire fu proprio la Fiera, dove «fecero di loro mestiere così sordidamente e vivacemente che non fu difficile scoprirli». Quattro furono quindi allontanati dalla città, altrettanti dalla scuola e dodici puniti in classe. Da quando esiste il CdT, per contro, la Fiera non è mai finita sulla nostre pagine per episodi contemporanei di violenza o per disordini.

In visita per sfuggire all’apatia

La prima menzione della Fiera, come detto, risale al 1899. Si legge che, complice «una seduta di Gran Consiglio passata tra una certa apatia mista d’un tedio che s’infiltrava lentamente nella sala e guadagnava poco a poco tutti i deputati, il presidente Gallacchi ha accordato agli onorevoli vacanza completa per sabato, onde permettere loro di frequentare la storica fiera». Vacanza che ancora oggi l’11 novembre, giorno di San Martino, Mendrisio concede ai suoi impiegati (solo al pomeriggio) e agli scolari. Un’altra costante che sembra emergere dall’articolo è l’interesse che già allora riscuoteva l’evento, capace ieri come oggi di richiamare un folto pubblico. Ma, in realtà, non è sempre stato così.

Gli anni della crisi

Negli anni Sessanta la Fiera di San Martino ha rischiato seriamente di sparire. «Evidentemente non si può fare un paragone tra le fiere attuali e quelle di anni fa - scrivevamo nel 1963: - ora non si aspetta più San Martino per effettuare vendite e compere». «Nonostante questo fatto - aggiungevamo - non si può affermare che la Fiera sia in completa decadenza, come taluno vorrebbe». Due anni dopo, complici anche diverse edizioni in cui il bel tempo che dovrebbe caratterizzare «l’estatella di San Martino » non era stato che un miraggio, la situazione pareva però nera: «Negli scorsi giorni lo scetticismo era generale. Sembrava che quest’anno la bella manifestazione, tanto cara alla nostra gente, dovesse proprio essere annullata». Non solo per il meteo, ma anche «perché la piana di San Martino è ormai trasformata in un gigantesco cantiere ad opera della sezione delle strade nazionali». Si stava infatti costruendo l’autostrada. Inoltre «la sagra è ormai ridotta a proporzioni limitate, rispetto al passato. Mancano le giostre, e i divertimenti vari e tipici di queste feste. Ci dicono che quest’anno la fiera verrà forse tenuta per l’ultima volta. È un’eventualità che non ci rassegniamo ad accettare, e con noi tanti Mendrisiensi».

Benedetta Rassegna

A salvare le sorti della manifestazione furono diverse società che versarono «generosi contributi » e proposero varie iniziative grazie alle quali, leggiamo già nel 1970, «la sagra paesana ha ripreso nuovo interesse e notevole vitalità». Decisiva in particolare l’organizzazione della Rassegna gastronomica del Mendrisiotto nello stesso periodo. Da lì, è stato un continuo crescere. A inizio anni 2000 le bancarelle erano oltre 140, e una sessantina di espositori si era vista rifiutare la partecipazione. Migliaia i visitatori, tanto che nel 2004 misure straordinarie (ed efficaci) per la regolazione del traffico guadagnarono un lancio in prima pagina sul nostro giornale, cosa accaduta solo altre due volte. Tre con questa.