Socialità

Sarà fra Martino l’anima di Casa Martini a Locarno

Convenzione con la Società di mutuo soccorso, mentre sta per partire il cantiere del centro di prima accoglienza per persone in difficoltà - Una struttura che potrebbe far fronte anche ad esigenze da fuori regione
Fra Martino Dotta. (fotogonnella)
Barbara Gianetti Lorenzetti
Barbara Gianetti Lorenzetti
24.01.2019 17:08

LOCARNO - Quale nome vi viene in mente se, in Ticino, si parla di aiuto immediato a chi si trova in difficoltà? Quello di fra Martino Dotta, vero? Una considerazione che (facendo proprio il concetto evangelico dell’umiltà e del sostegno silenzioso) al diretto interessato forse non piacerà troppo. Ma bisogna che si rassegni: è la realtà. Quasi naturale, dunque, che anche la Società locarnese di mutuo soccorso (SMS) abbia pensato a lui per affidargli la gestione della sua nuova creatura, il centro di prima accoglienza di Casa Martini, che – se tutto andrà come previsto – potrebbe offrire i primi servizi, in via Vallemaggia a Locarno, ancora entro la fine dell’anno. Formalmente la convenzione è stata siglata con la Fondazione Francesco per l’aiuto sociale (ente che, da due anni, si occupa di sostenere le opere di fra Martino), ma l’anima della struttura sarà sicuramente il cappuccino stesso. Ad accoglierlo in città, Marco Pelosi, presidente della SMS, durante un incontro voluto per presentare ufficialmente la nuova collaborazione e i dettagli del progetto che ne scaturirà. Presenti anche il membro di comitato della Mutuo soccorso Silvano Giannini, la presidente della Fondazione Francesco Ines Guarisco Gianini, il vice presidente Marco Silvani e l’architetto Aldo Cacchioli, che ha firmato la ristrutturazione dell’edificio originale.

Se c’è una cosa che accomuna i due partner è la filosofia del cavarsela da sé. Né l’ente che sostiene il lavoro di fra Martino né la società locarnese beneficiano infatti di aiuti pubblici. Entrambi hanno trovato altre vie (dal reddito immobiliare alle donazioni) per garantirsi le risorse necessarie. Entrambi puntano comunque – come già ora – sulle sinergie pubblico-privato sia per individuare le reali necessità presenti sul territorio sia per garantire un cammino di continuità che punti al reinserimento a tutti gli effetti di coloro che sono aiutati nell’emergenza. «Perché l’obiettivo finale – ha specificato fra Martino – deve e dovrà essere quello di fare in modo che possano riprendere in mano il loro destino dopo il momento di difficoltà». Contingenze che – e lo si è sottolineato più volte durante l’incontro – sono fortemente reali anche in Ticino. «Basta poco – si è detto – per ritrovarsi senza una casa, senza un lavoro, con risorse finanziarie ridotte all’osso». Ne sanno qualcosa sia la Mutuo soccorso sia la Fondazione Francesco, confrontate quotidianamente (nel doveroso silenzio) con situazioni delicate, che necessitano di interventi immediati ai quali, spesso, le istituzioni pubbliche non possono far fronte in tempo utile. A dimostrare che il bisogno c’è, l’esperienza della mensa sociale Centro Bethlehem di Lugano (da gennaio acquisita dalla stessa fondazione), oppure quella di Casa Astra a Mendrisio. «Sempre al completo, quest’ultima – ha specificato fra Martino – e con una lunga lista d’attesa». Intanto la realizzazione di Casa Marta a Bellinzona appare ancora lontana, mentre anche all’ex Masseria di Cornaredo sta sfumando la possibilità di una struttura con alloggio. «Per questo – ha aggiunto il direttore della Fondazione Francesco – non è da escludere che la nuova struttura locarnese finisca per aprire le proprie porte anche a persone provenienti dal resto del cantone». E che i limiti del progetto non siano solo quelli locarnesi lo ha specificato anche Pelosi, sottolineando come – anche se la collaborazione più intensa sarà quella con la Città (e con i suoi Servizi sociali in particolare) – ora che Casa Martini si fa più concreta, si prenderà contatto anche con gli altri Comuni della regione.

Durante l’incontro sono poi state ribadite le caratteristiche del progetto che già avevamo anticipato, chiarendo che all’interno della struttura vi saranno sia personale professionista (operatori sociali e addetti alla cucina) sia volontari. Perché Casa Martini dovrà diventare «un luogo d’incontro, aperto verso l’esterno, dove possano trovare spazio anche coloro che sentono il bisogno di dare il proprio contributo concreto a questa società». Come già segnalato, l’edificio originale di via Vallemaggia sarà conservato e – grazie al credito di 1,4 milioni approvato a novembre dall’assemblea della SMS – verrà ristrutturato, con alcune aggiunte. A pianterreno troveranno posto la ricezione, la mensa sociale (aperta a tutti) con una cinquantina di posti e i servizi (completi con docce e lavanderie), nel piano interrato (oltre ad alcuni locali di servizio) vi sarà uno spazio d’incontro, al piano superiore una ventina di posti letto, nel sottotetto una mansarda con un locale polifunzionale (utilizzabile come camera in caso d’emergenza). In una delle parti aggiunte sono previsti due moduli indipendenti, utilizzabili anche per nuclei familiari. Il cantiere sarà aperto nelle prossime settimane e almeno la mensa sociale potrebbe aprire già a dicembre.