Scarpe e tecnologia: a Villa Heleneum arriva Bally

Bally riceverà le chiavi di Villa Heleneum. Giovedì scorso, fra le tre proposte sul tavolo per il futuro della residenza affacciata sul Ceresio un tempo sede del Museo delle Culture, il Municipio di Lugano ha scelto il progetto dell’azienda di Caslano che produce scarpe, borse, capi d’abbigliamento e accessori. Ce lo ha confermato, da noi contattato, il sindaco Marco Borradori.
Quello che sarà
In sintesi – per i dettagli è tutto rimandato a una comunicazione ufficiale – Bally vuole portare a Villa Heleneum i contenuti del suo museo di Schönenwerd, nel Canton Soletta, il cui destino è quindi incerto. Ma l’attività espositiva è soltanto una parte della visione: un ruolo importante lo giocherà la tecnologia. Bally del resto è tra i fondatori del LifestyleTech Competence Center (centro di competenza per la tecnologia applicata allo stile di vita) insieme a USI, SUPSI, Guess, Microsoft, Hyphen, Dagorà Innovation Hub e Loomish. Il mix fra scarpe (ma non solo) e mondo digitale ha conquistato l’Esecutivo. «È un progetto interessante per il ruolo che il settore della moda gioca in Ticino – ha spiegato Borradori – così come le nuove tecnologie. Credo che si potranno fare cose molto interessanti, anche in virtù dei legami di Bally con il mondo accademico. Il progetto è stato affinato in modo molto intelligente e l’entusiasmo del direttore generale di Bally – marchio che tra l’altro dovrebbe tornare con un suo negozio in via Nassa – è notevole».
Quello che poteva essere
Veniamo alle proposte escluse. All’idea di realizzare un centro di studi d’arte orientale con il relativo museo non è bastato il sostegno di un centinaio di personalità della Svizzera italiana – da Mario Botta a Sergio Ermotti, passando per Marco Solari e Giovanna Masoni Brenni – come non è bastato il fatto di aver presentato un progetto definito fin nei dettagli. Praticamente mancava solo il sì del Municipio, che non è arrivato. Resta da capire se l’opportunità di accogliere una delle più grandi collezioni d’arte giapponese al mondo, quella di Jeffrey Montgomery, connessa al progetto, sia sfumata insieme ad esso o possa essere colta in un altro contesto. I proprietari della collezione avevano specificato che sarebbero entrati nel merito solo di un eventuale prestito temporaneo delle opere, soprattutto affinché venissero studiate. Della seconda proposta per Villa Heleneum giunta a Palazzo civico si era invece parlato molto meno, ma non è detto che fosse meno affascinante. Semplicemente, non conosciamo i dettagli del progetto. L’idea di massima era quella di creare una sorta di «incubatore d’idee» (think tank) per mettere in relazione diversi attori della scena culturale e artistica. Fra i capofila di questo gruppo c’era un importante impresario artistico svizzerotedesco che ha curato progetti e fondato fiere in tutto il mondo e che da tempo, come Montgomery, è residente a Lugano. Anche in questo caso non è chiaro se il progetto potrà prendere altre strade o se ormai è svanito.