Ticino

Sciopero, ErreDiPi tira dritto: «Noi scenderemo in piazza»

L’associazione parteciperà il 29 febbraio alla giornata di mobilitazione – Chiesti il riconoscimento del rincaro agli statali e lo stralcio della mancata sostituzione del 20% dei partenti – Quaresmini: «Siamo l’unico cantone che non adegua gli stipendi»
Bellinzona, 20 gennaio 2024 - Manifestazione contro le misure di risparmi contenute nel preventivo 2024. Un momento della manifestazione. © CdT/Gabriele Putzu
Martina Salvini
12.02.2024 18:30

«Deve cambiare la narrazione, l’abitudine deve essere quella di lottare». Con queste premesse, ErreDiPi (Rete per la difesa delle pensioni) ha confermato che aderirà allo sciopero del prossimo 29 febbraio. E lo farà con «convinzione», come ha spiegato oggi il portavoce Enrico Quaresmini: «Quanto accaduto il 6 febbraio, con la decisione del Parlamento di stralciare il contributo di solidarietà richiesto agli impiegati del Cantone, è stato solo l’inizio». Un risultato, ha ricordato Quaresmini, «raggiunto grazie alla mobilitazione messa in moto mesi fa dalla nostra rete, che ha portato in piazza migliaia di persone». Ora, ErreDiPi non intende fermarsi. E, soprattutto, non intende accettare la mancata concessione del rincaro ai dipendenti dello Stato e la mancata sostituzione del 20% dei partenti. «Siamo l’unico cantone che rifiuta di adeguare gli stipendi al costo della vita, pur non essendo l’unico a prevedere un esercizio negativo per il 2024 e avendo gli stipendi più bassi della Svizzera», ha ricordato Quaresmini. Non solo. «Il rincaro, dal 1993 a oggi, non è sta riconosciuto in otto occasioni. Inoltre, dal 1997 a oggi, abbiamo assistito a quattro blocchi degli scatti di anzianità e dal 1998 sono stati richiesti contributi di solidarietà per sette volte». Il mancato riconoscimento del rincaro, ha poi fatto presente Gabriele Colombo, «è, di fatto, una diminuzione del salario reale: è pericoloso per la nostra economia, perché mina il potere d’acquisto della popolazione, e pesa sulla carriera». Ad esempio, è stato spiegato, prendendo lo stipendio di un giovane docente di scuola elementare, la perdita lungo tutta la carriera sarà superiore ai 60 mila franchi. Un agente di polizia con il grado di sergente che lavora da una decina d’anni, invece, ne perderà 47 mila. «Rapportandolo ai 10 mila dipendenti dell’amministrazione cantonale si capisce bene che impatto potrebbe avere anche sulla nostra economia». La decisione, inoltre, «si riflette anche sulle persone che lavorano per i servizi che hanno contratti vincolati al Cantone, come l’Ente ospedaliero cantonale e le case anziani», ha osservato Angelica Lepori, sollevando anche un problema di disparità di trattamento: «La maggior parte dei Comuni ha riconosciuto il rincaro ai propri dipendenti, ma ci sono collaboratori che, essendo assoggettati al Cantone, non lo riceveranno, come ad esempio i docenti comunali e i poliziotti».

Lo sciopero a nostro avviso è controproducente e pericoloso, in particolare in vista della votazione sulle misure di compensazione della Cassa pensioni dello Stato
Mattia Bosco, segretario cantonale SIT

Proposte insufficienti

Insomma, la proposta del Governo di concedere 400 franchi una tantum e due giorni e mezzo di vacanza è giudicata insufficiente dalla Rete per la difesa delle pensioni. Ma non è tutto, perché, come detto, l’associazione vorrebbe anche che venisse rivista la decisione di sostituire i partenti solo nella misura dell’80%. Il Governo aveva previsto tale misura solo per il 2023. «Ora, però, il Gran Consiglio ha deciso di renderla definitiva e strutturale», ha ricordato un altro esponente di ErreDiPi, Michel Petrocchi. «Nei prossimi anni, questo si tradurrà in una diminuzione del personale e avrà inevitabilmente ripercussioni sul servizio offerto alla popolazione». Il tutto, poi, senza che sia stata fatta un’analisi del bisogno: «All’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale (OSC) già oggi la situazione è complessa per il personale, con giorni di malattia in aumento e un rischio accresciuto di burnout. E, nonostante ciò, ci verrà a mancare ulteriore personale. Questo è inaccettabile». La nuova misura peserà anche sulla scuola, «dove già quest’anno ci saranno 60 docenti in meno, e ciò in barba alle discussioni di appena qualche mese fa sull’esigenza di avere una scuola di qualità». Insomma, ha tuonato Petrocchi, «questa è schizofrenia politica e gestionale».

Per questi motivi, ErreDiPi ha invitato tutto il personale del settore pubblico a scioperare il 29 febbraio almeno dalle ore 15 e a raggiungere alle 17 il piazzale della stazione a Bellinzona, da dove partirà il corteo verso Piazza Governo. «Lo sciopero - ha ricordato da parte sua Umberto Boisco - è un diritto sancito dalla Costituzione ed è nobile incrociare le braccia quando i nostri diritti vengono minati». Chi intende partecipare alla giornata di mobilitazione, è stato chiarito, non deve fare altro che annunciarsi al proprio superiore almeno due giorni prima. «Spetterà poi al funzionario dirigente o al direttore della sede assicurare il servizio minimo per scuole, polizia, OSC e strutture carcerarie. In più, come ErreDiPi offriamo supporto informativo e per gli istituti scolastici invitiamo a organizzare casse di solidarietà interna». Non solo. «Pensando anche a chi lavora in piccoli uffici, abbiamo creato una cassa cantonale che si basa sulle donazioni».

E i sindacati?

Ma se ErreDiPi ha ufficializzato lo sciopero, SIT (Sindacati indipendenti ticinesi) ha già annunciato che non sarà della partita. «Siamo a favore della mobilitazione, soprattutto per sostenere il mondo della sanità. Per contro, lo sciopero a nostro avviso è controproducente e pericoloso, in particolare in vista della votazione sulle misure di compensazione della Cassa pensioni dello Stato», dice il segretario cantonale Mattia Bosco. Inoltre, prosegue, «non riteniamo che l’indennità di 400 franchi proposta dal Governo sia un contentino, anzi. Secondo noi i docenti dovrebbero mostrare maggiore solidarietà nei confronti degli altri dipendenti dell’amministrazione. Dipendenti che hanno solo quattro settimane di vacanza all’anno fino a 50 anni e salari più bassi». VPOD e OCST, invece, hanno deciso di sollecitare i propri associati. «A titolo personale - spiega Raoul Ghisletta, segretario di VPOD - sono favorevole allo sciopero, ma è giusto che si esprima la base, quindi abbiamo inoltrato a tutti un sondaggio e mercoledì (domani per chi legge, ndr.) sapremo la risposta». Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’OCST, i cui associati avranno tempo fino a lunedì prossimo per esprimersi. «In tutti i casi - ribadisce Xavier Daniel - manteniamo la giornata di mobilitazione, dato che guardiamo con preoccupazione a quanto sta accadendo».