«Sciopero sì, ma in libertà»

«Sciopero? Sì, ma con alcune differenziazioni». Dopo ErreDiPi e VPOD, anche il sindacato OCST ha confermato la propria adesione allo sciopero previsto il 29 febbraio. Eppure, non tutti i lavoratori si sono detti favorevoli a incrociare le braccia. «Per noi è importante che la mobilitazione sia la più ampia possibile. E, siccome sono toccati dai tagli settori molto diversi tra loro, è fondamentale che ciascuno di questi si senta libero di aderire alla giornata di protesta come meglio crede o come può», spiega il segretario cantonale Xavier Daniel. A scioperare sarà in effetti chi lavora nelle scuole, così come chi è impiegato all’Ospedale sociopsichiatrico cantonale. A loro si affiancheranno anche i lavoratori del settore sociosanitario e socioeducativo, mentre i dipendenti dell’amministrazione cantonale e i funzionari di polizia si limiteranno a «mantenere la mobilitazione generale, sospendendo però lo sciopero».
Insomma, le posizioni all’interno dell’OCST sono variegate. E questo perché la proposta avanzata dal Consiglio di Stato - che prevede un’indennità una tantum di 400 franchi e due giorni e mezzo di vacanza aggiuntivi - non fa l’unanimità. «I lavoratori dell’OSC e della scuola - spiega il sindacalista - non ritengono soddisfacente la soluzione proposta». Una soluzione, prosegue, «che non riconosce il mantenimento del potere d’acquisto e non tiene conto delle situazioni specifiche delle diverse professioni». A creare malcontento è anche la mancata sostituzione del 20% dei partenti nei settori pubblici. «Una mossa che comporta un’ulteriore azione di indebolimento del servizio pubblico e che non consente una presa a carico adeguata delle fasce più fragili della popolazione». Di qui, la decisione di astenersi dal lavoro.
Discorso diverso, invece, per il resto dei dipendenti pubblici, che pur non scioperando hanno comunque intenzione di «esprimere il proprio dissenso e la rabbia per quanto accaduto, ma anche la preoccupazione per quello che si prospetta l’anno prossimo».
Capitolo a parte, poi, per chi lavora in ambito sociosaniario e socioeducativo. «Loro sono i grandi dimenticati dalle discussioni parlamentari e dal Consiglio di Stato: per loro non è stato proposto nulla», lamenta Daniel. «I tagli decisi hanno infatti privato le istituzioni sociosanitarie e socioeducative delle risorse necessarie per concedere il rincaro, se non addirittura ridotto la massa salariale, accrescendo la disparità di trattamento nel settore pubblico». Tutto ciò, evidenzia il sindacalista dell’Organizzazione cristiano sociale, «indebolirà l’erogazione delle prestazioni e comporterà un peggioramento della qualità dei servizi offerti alla popolazione».
Chi ci sarà e chi no
A scendere in piazza, la prossima settimana, saranno come detto anche il sindacato VPOD e l’associazione ErreDiPi (Rete per la difesa delle pensioni). «La distanza tra la proposta del Governo e le posizioni del sindacato rimane enorme», ha chiarito la scorsa settimana la VPOD, spiegando che il 90% dei propri associati si è detta favorevole allo sciopero. «Occorre far sentire alta e forte la voce del personale delle scuole cantonali e comunali, delle strutture pubbliche e degli enti sociosanitari allo scopo di non subire il taglio del carovita e di lottare con forza per condizioni di lavoro adeguate e per il mantenimento della qualità del servizio pubblico e d’interesse pubblico». Dello stesso avviso pure ErreDiPi, che non intende accettare la mancata concessione del rincaro ai dipendenti dello Stato e la mancata sostituzione del 20% dei partenti. «Siamo l’unico cantone che rifiuta di adeguare gli stipendi al costo della vita, pur non essendo l’unico a prevedere un esercizio negativo per il 2024 e avendo gli stipendi più bassi della Svizzera», ha ricordato il portavoce dell’associazione, Enrico Quaresmini.
Di parere diverso, se non opposto, SIT (Sindacati indipendenti ticinesi), secondo cui lo sciopero potrebbe addirittura rivelarsi un boomerang: «Siamo a favore della mobilitazione, soprattutto per sostenere il mondo della sanità, ma lo sciopero è controproducente e pericoloso, in particolare in vista della votazione sulle misure di compensazione della Cassa pensioni dello Stato», ha sottolineato il segretario cantonale Mattia Bosco. Al contrario, Xavier Daniel difende la bontà dell’operazione: «Bisogna rendersi conto che sono quasi 20 mila le persone colpite dai provvedimenti decisi da Governo e Parlamento. Dobbiamo far capire alla politica che non si può continuare a colpire il fiore all’occhiello del nostro sistema».
Da chiarire le modalità
Una volta ufficializzate le posizioni sindacali, ora toccherà alle varie realtà coinvolte chiarire in che modo intendono partecipare alla giornata di mobilitazione. Nelle scuole dell’obbligo, così come nelle strutture sociosanitarie, dovrà comunque essere garantito un servizio minimo. Da parte loro, le autorità cantonali ci hanno fatto sapere che nei prossimi giorni informeranno i propri collaboratori sulle modalità con cui sarà possibile scioperare, mentre ErreDiPi ha invitato tutti i dipendenti pubblici a incrociare le braccia almeno dalle 15. Dalle 16, invece, inizierà la parte ufficiale con i discorsi e il corteo, che terminerà in piazza Governo.