Salute

Scoppiano le allergie: «Picco atteso a breve»

Dopo il nocciolo e il frassino, si attende ora la fioritura delle betulle – L’ultima settimana di marzo e le prime due di aprile potrebbero essere le peggiori – Gli esperti: «La stagione pollinica si allunga e il trend, complice il cambiamento climatico, è in peggioramento» – Sempre più bambini tra i soggetti sensibili
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Martina Salvini
21.03.2023 06:00

Il popolo degli allergici deve rassegnarsi: «Dopo un 2022 da record, quest’anno si preannuncia molto simile». La conferma arriva dal dottor Giovanni Ferrari, caposervizio di allergologia e immunologia clinica dell’Ente ospedaliero cantonale, secondo il quale ci attendono settimane complicate, fatte di starnuti continui e occhi perennemente arrossati. «La stagione pollinica - spiega il dottor Ferrari - è partita molto presto, già in gennaio. Poi, fortunatamente, abbiamo assistito a un rallentamento». Una tregua purtroppo solo momentanea. Dopo il nocciolo, infatti, ora si attende la fioritura della betulla. «Il suo arrivo è previsto nei prossimi giorni», commenta lo specialista, «e temo che quando si paleserà i casi di allergia esploderanno». Il peggio potrebbe arrivare proprio nelle prossime tre settimane: «Credo che il picco lo avremo a breve, tra l’ultima settimana di marzo e le prime due di aprile. In maniera molto simile a quanto accaduto lo scorso anno, quando il momento di maggiori concentrazioni polliniche si era verificato a Pasqua». Dello stesso avviso anche il dottor Stefano Gilardi, dermatologo e allergologo: «In questo momento abbiamo un debole tasso di polline di nocciolo, un medio tasso di ontano e, infine, un’elevata concentrazione di polline di frassino. Ciò significa che una stessa persona potrebbe avere più allergie contemporaneamente». Allergie fortemente condizionate da due fattori, prosegue Gilardi. «Da un lato c’è il bel tempo, dall’altro le temperature piuttosto miti. La combinazione dei due elementi determina la maturità precoce del mondo vegetale, e di riflesso una maggiore produzione di polline». Fortunatamente, prosegue l’esperto, «rispetto allo scorso anno abbiamo avuto per il momento meno giornate ventose, e questo ha reso la situazione più sopportabile per chi soffre di allergie».

Da dicembre a ottobre

Complice il cambiamento climatico, la stagione pollinica si è via via allungata. «Ormai le prime fioriture partono già a fine dicembre e le ultime si verificano a fine ottobre», evidenzia Ferrari. Facendo due conti, quindi, gli allergici hanno soltanto due mesi per poter tirare il fiato. E la situazione è destinata a peggiorare. «Osservando gli ultimi anni, il trend appare in peggioramento. Il bel tempo persistente e l’assenza di pioggia favoriscono concentrazioni polliniche costanti», prosegue Ferrari. Il tempo asciutto - gli fa eco Gilardi - «contribuisce a seccare le mucose. E nei soggetti con mucose già deboli, questo può produrre fenomeni di irritazione, su cui poi interviene pure l’infiammazione allergica».

Uno svizzero su tre

Secondo le stime, attualmente il 25-30% degli svizzeri manifesta allergie. «La rinocongiuntivite allergica è diventata la malattia cronica più frequente, superando le patologie cardiovascolari e reumatiche. E nei prossimi anni mi aspetto che la percentuale di allergici e asmatici cresca ulteriormente», sottolinea Ferrari. Soprattutto, aumenta il numero di bambini che sviluppano questa patologia: «Le spiegazioni sono molteplici: il clima, la genetica, ma anche con il nostro stile di vita. Alcuni studi mostrano infatti che chi è cresciuto in campagna, più a contatto con i parassiti e lo sporco, è meno allergico. Oggi, la maggior parte dei nostri bambini cresce in città, nel pulito, e registra una maggiore propensione a sviluppare allergie». Quest’anno, conclude poi Ferrari, «sui più piccoli ha pesato anche una maggiore circolazione dei virus influenzali».

Prevenzione e cura: nei momenti di maggiore concentrazione di pollini, è utile adottare alcuni accorgimenti. «Chiudere le finestre di notte e prima di andare a dormire lavare i capelli o spazzolarli», spiega il dottor Ferrari. Quando la prevenzione non basta, «occorre prendere gli antistaminici rivolgendosi a un farmacista. Se non si notano miglioramenti, o subentrano i sintomi dell’asma, è opportuno consultare il medico curante o un allergologo».