SCuDo disdice il contratto collettivo

SCuDo ha deciso di disdire il contratto collettivo di lavoro al termine del 2022, senza interpellare prima i sindacati al riguardo. Sindacati che si dicono preoccupati dello sviluppo, ma il servizio di cure a domicilio rassicura: l’intenzione è quella di migliorare le condizioni lavorative dei propri dipendenti e avvicinarle a quelle di Lugano Istituti Sociali (LIS).
La notizia è emersa da un’interpellanza presentata al Municipio di Lugano (primo firmatario il comunista Edoardo Cappelletti) in cui si chiedono informazioni all’Esecutivo riguardo alle finalità della disdetta e alle sue modalità, definite «opache e repentine». Da noi contattato, il municipale di Lugano e vicepresidente di SCuDo Lorenzo Quadri ha spiegato che «la disdetta non è per fare delle modifiche peggiorative, anzi. L’intenzione del comitato di SCuDo è quella di avvicinare la regolamentazione a quella di LIS, dato che in ottica futura la pianificazione cantonale prevede che questo tipo di strutture formino una rete. Così, in un’ottica futura di possibile scambio di personale le situazioni salariali saranno simili se non identiche». A questo proposito, riferisce Quadri, è stato chiesto un parere giuridico per analizzare le differenze tra le condizioni salariali di SCuDo e quelle di LIS per capire quali modifiche apportare alle prime: «Di tutto questo il personale è stato informato».
A non essere stati informati, almeno in prima battuta, sono invece stati i sindacati: «Abbia scritto alla direzione per dire che questo modo di fare non va assolutamente bene - ci ha detto Lorenzo Jelmini dell’OCST - e ci hanno risposto che ci terranno informati. Resta che siamo delusi dal loro atteggiamento, anche perché non vediamo per quale motivo sia necessario disdire unilateralmente il CCL per raggiungere i loro obiettivi: ci auguriamo che ritornino sui loro passi». Anche per Raoul Ghisletta (VPOD) il dialogo è importante: «Rinnoviamo la richiesta di avviare una discussione».